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Il "calciatore chef". Dai campi di calcio ai fornelli, la storia di Marco Petrassi

L’infortunio, il ritiro e la passione per la cucina. L’ex calciatore cosentino si racconta in un’intervista al Corriere della Calabria

Pubblicato il: 07/01/2020 – 10:24
Il "calciatore chef". Dai campi di calcio ai fornelli, la storia di Marco Petrassi

di Fabio Benincasa
COSENZA
Dalle corse sul campo, a quelle ai fornelli: il sugo da controllare ed una ministra da riscaldare. Nessuno, in casa Petrassi, si aspettava di trovare il giovane Marco impegnato in cucina, nella trattoria di famiglia che a Torano, nel cosentino, prepara piatti tipici della tradizione enogastronomica calabrese. Prima di indossare il cappello da chef, il 33enne cosentino era considerato uno dei migliori terzini della Serie B. Anni e anni trascorsi ad andar su e giù dalla fascia, centinaia di cross e diagonali difensive. Marco era bravo, i suoi movimenti erano costanti e precisi. Ogni tanto osservava il terreno di gioco e per qualche secondo la mente correva lontano. Il sogno era quello di ogni giovane calciatore, raggiungere la massima serie, giocare con i più forti. Dopo una lunga gavetta in Serie C con le maglie di Gela e Vigor Lamezia, Petrassi può smettere di sognare, la svolta è ad un passo, basta chiudere l’accordo che dovrà cambiare la sua carriera. Il terzino cosentino riceve la chiamata dell’allora direttore sportivo del club biancoscudato Ivone De Franceschi. Un colloquio veloce e poi la tanto attesa firma sul contratto. Marco chiama a casa e orgoglioso annuncia che giocherà in Serie B, il primo vero passo verso la consacrazione. Ma quella del Padova resterà l’ultima maglia da professionista indossata da Petrassi, stoppato dalla sfortuna e da un grave infortunio. «A 29 anni sono stato costretto ad appendere gi scarpini al chiodo – racconta al Corriere della Calabria. Convivevo con il dolore, poi capii che non avrei potuto far nulla di fronte ad una impietosa diagnosi: coxartrosi dell’anca. E’ una malattia degenerativa dell’articolazione tra il bacino e il femore. La cartilagine che ricopre l’articolazione è perennemente infiammata ed impedisce qualsiasi tipo di attività fisica».
IL RITIRO Da quel momento, la sua vita cambia radicalmente. Gli occhi colmi di felicità e soddisfazione lasciano spazio alle lacrime. Le strade improvvisamente sembrano tutte in salita, il pessimismo prende il sopravvento e a quasi 30 anni, Marco si interroga sul futuro. Riuscirà a riprendersi dopo questa batosta? Riuscirà a vivere rinunciando alla sua passione?
Il cuore calabrese del giovane difensore lo spinge a non arrendersi facilmente. Marco non depone le armi e le prova tutte, ma il dolore è forte e le terapie conservative non sortiscono gli effetti sperati. La serie A resterà solo un sogno e non resta che gettare la spugna: nel mezzo qualche stagione disputata nei campionati minori ed anche una poco fortunata parentesi a Malta. Nelle sue parole, oggi, nessun rimpianto ma tanta soddisfazione: «Sono contento della mia carriera. È stata breve è vero, ma ho avuto il privilegio di giocare in Serie B ed affrontare calciatori di livello».
L’AMORE PER LA CUCINA Il coraggio non manca a Marco così come la determinazione che lo porta ben presto ad avviare un’attività che oggi occupa gran parte delle sue giornate. «Dopo il ritiro sono tornato a casa ed insieme ai miei genitori gestisco una trattoria. Sono sempre stato una buona forchetta – racconta – sognavo di aprire un ristorante tutto mio appena conclusa la carriera da calciatore e così è stato. Adoro il contatto con i clienti, chiacchierare con loro (non solo di calcio). La nostra è una cucina tipica, siamo persone semplici come lo sono i nostri piatti».Marco oggi è uno stimato ristoratore e nonostante tutto non ha ancora smesso di pensare al calcio: «E’ impossibile. Ho ottenuto il patentino da allenatore a 25 anni e la scorsa stagione – la mia prima da tecnico – ho allenato in terza categoria portando la mia squadra alla vittoria del campionato». Dal campo alla panchina, senza calcio Petrassi non sa stare: «Sto mettendo alla prova le mie capacità, mi piace e sto ottenendo ottimi risultati. Sono consapevole di essere all’inizio di un lungo percorso. La mia “nuova vita” è appena iniziata e questa volta non scegliere: mi dividerò tra calcio e ristorazione». (redazione@corrierecal.it)

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