Quei pullman verso il Nord e le lacrime dei ragazzi!
Domenico riparte, finite le feste di Natale in famiglia, se ne torna al Nord. Il lavoro in una grande azienda lo attende. È al Nord da qualche mese. Alla vigilia dell’Epifania, riparte. Se ne va con la morte nel cuore. Come lui migliaia di giovani calabresi. Con le lacrime agli occhi, via per un viaggio massacrante di tante ore, troppe. Da Cosenza a Milano. Appena arrivato si reca nel suo mini appartamento nella periferia, un piccolo comune dove vivono in tanti calabresi. È qui va in crisi. Ci siamo conosciuti su Facebook. E più volte ci siamo sentiti, poi anche incontrati a Cosenza. Un ragazzo pieno di energia, forte, coraggioso. Una laurea in ingegneria con lode. I messaggi che ieri sera ci siamo scambiati sono veramente molto tristi.
Inizia Domenico:
-Lui: Franco, mi viene da piangere: questa stanza è tristissima. Non ce la faccio.
-Io: Lo immagino. Nessuno dovrebbe mai lasciare la propria terra. Ognuno dovrebbe vivere là dove è nato. Almeno che non voglia fare esperienze altrove. Senza esserne costretto.
-Lui: Che tristezza quei pullman. Eravamo in centinaia all’auto stazione, tutti ragazzi, tutti in partenza. Non c’era un solo volto felice.
-Io: Nessuno dovrebbe essere costretto a lasciare la propria terra. Nessuno!
-Lui: Franco, fa qualcosa!
-Io, che strazio Domenico. Dobbiamo fare qualcosa tutti. Tutti insieme. C’è bisogno di un’azione forte. Di tutti.
Silenzio. Commozione evidente.
-Io: Il viaggio deve essere stato triste, molto triste.
-Lui: È indescrivibile, credimi. Una profonda tristezza. Un silenzio assurdo. Sembravamo automi, tutti scarichi. Spenti.
-Io: Ma ora ti prego, torna allegro, supera questo momento. E intanto domani riprenderai a lavorare. Riprenderai il tuo impegno. Mi dicevi che ti piaceva. Sù, coraggio.
-Lui: Sì, ma ora sono molto triste.
-Io: Pensa a domani, al lavoro che hai tanto desiderato. E…. tranquillo, non ti lasceremo a lungo così lontano.
-Lui: È dura, Franco, non pensavo fosse così duro il rientro al lavoro. Questa non è la mia terra. È bellissima, qui è tutto bello. Ma io non sono di qua.
-Io: Non devi perdere la fiducia. Non devi sentirti straniero.
-Lui: Fra’, solo tu puoi fare qualcosa.
-Io: Ma da solo cosa posso fare? Vorrei tanto, ma non è semplice. Ma stai tranquillo, tutto quello che posso, lo farò.
-Lui: La nostra è una regione svuotata. Vanno tutti via!
-Io: Tu sei troppo in gamba e tanto forte da non temere nulla e nessuno.
-Lui: Ma è possibile che vadano tutti via?
-Io: Lo stiamo denunciando da anni. Ricordi quanti appelli sullo spopolamento? Quanti convegni con l’Unical abbiamo fatto! Sono anni che ne parliamo. Ma tutti fanno finta di non sapere, di non capire. La Calabria si svuota, ma tutti tacciono.
-Lui: È assurdo, assurdo!
-Io: Ma non voglio sentirti abbattuto. Non è da te.
-Lui: Avrei tanto da dare giù. Tanto da fare in Calabria…
-Io: E lo farai, vedrai che tornerai e farai tanto qui in Calabria.
-Lui: Sì, si. Ma chissà quando…. C’è troppo silenzio. Troppa indifferenza. Ma che razza di classe politica abbiamo?
-Io: Regione, Governo, Europa non possono permettere che questa terra muoia. Dobbiamo fare un casino. Spero che dopo queste regionali si trovi il modo di far esplodere il dramma dello spopolamento.
-Lui: Speriamo.
-Io: Ecco, la speranza non possiamo farla morire. Ci vuole coraggio, forza.
Dopo molti secondi di pausa, Domenico ricomincia:
-Lui, voglio tornare giù, amico mio!
-Io: E certo che tornerai. Mica vorrai stare al Nord per sempre.
-Lui: Voglio il mio paese!
-Io: E anche il tuo paese vuole te. Stai tranquillo, un giorno tornerai.
Non ci sono parole. Quando finirà tutto questo? Fino a quando dovremo assistere a queste scene?
*gia parlamentare
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