CATANZARO Due ore e mezza di discussione da parte delle difese, gli avvocati Chiodo e Accorinti, e due ore di dichiarazioni spontanee da parte dell’indagato Francesco Stilo, tratto in arresto nel corso della maxi-operazione Rinascita. Senza contare gli interventi dei pm della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci e Antonio De Bernardo. Una lunga udienza davanti al Tribunale del Riesame presieduto dal giudice Giuseppe Valea durante la quale l’avvocato Stilo ha cercato di dimostrare la correttezza della propria attività forense che secondo l’accusa sarebbe invece inquinata da attività illecite portate avanti per conto delle cosche Mancuso, Lo Bianco-Barba, Pardea Ranisi, Fiarè-Razionale-Gasparro ed Accorinti con le quali avrebbe stretto «uno stabile rapporto di tipo collusivo».
Tra i clienti di Stilo c’era Giuseppe “Peppone” Accorinti per il quale Stilo si sarebbe messo a disposizione «per favorire la conclusione di vicende estorsive». Vi sono anche parecchie conversazioni carpite ad Accorinti in carcere durante le quali il presunto boss di Zungri parla del proprio avvocato. Secondo le difese quelli di Accorinti sono solo elogi nei confronti del proprio avvocato senza fare riferimento ad attività illecite. C’è, poi, la questione delle cimici che l’avvocato avrebbe trovato nel proprio studio. Episodio che Stilo avrebbe prima denunciato alla Procura di Salerno e nel 2017 si sarebbe rivolto a Rai3 per una pubblica denuncia che avrebbe messo tutti – compresi i clienti di Stilo – al corrente della questione delle cimici. Le difese hanno chiesto l’annullamento della misura cautelare in carcere. (ale.tru.)
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