TORINO I libri sulla ‘ndrangheta dicono «tante cose sbagliate». Compresi quelli «del dottor Gratteri». Ma è anche possibile che i boss, alla luce di quanto viene pubblicato, aggiornino i loro comportamenti. E’ la curiosità che emerge dagli atti dell’inchiesta Geenna sulla presenza di una “locale” in Valle d’Aosta. A parlarne, nel 2016, fu Daniel Panarinfo, un trafficante di stupefacenti che dopo essere stato arrestato cominciò a collaborare con la procura di Torino.
«Ho comprato – disse nel corso di un interrogatorio – tutti i libri del dottor Gratteri, ho letto “La malapianta”. Vi appresi che colui che ha i gradi di Santista ha una incisione di una croce sul dito anulare della mano sinistra o sulla spalla. Feci questa domanda a Bruno Nirta (ora fra gli imputati, anche se la sua posizione è stata stralciata – ndr) che mi rispose che oggi non si fa più così perché sono segni di riconoscimento. Al massimo al momento del conferimento del grado si fa il segno di una croce con il dito, senza lasciare traccia. Ho letto molti libri, ma in questi libri ci sono molte cose sbagliate».
Secondo gli atti dell’inchiesta, Panarinfo per una serie di circostanze «sin da ragazzino ha sempre subito il fascino della criminalità e degli ambienti malavitosi», e la frequentazione con Bruno Nirta lo avviò a «una sorta di apprendistato» con il graduale «inserimento in attività illecite».
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