di Giorgio Curcio
LAMEZIA TERME In principio erano i “#1800senzafuturo”, uno dei primi esempi in Calabria di protesta “social” e in grado di coinvolgere migliaia di persone in tutto il Paese, tra vip e figure politiche. Da allora sono passati poco più di cinque anni. Molte cose sono cambiate, altre sono rimaste com’erano, ma per i lavoratori del call center di San Pietro Lametino ciclicamente riemergono le solite criticità legate ad un impiego in costante stato di precarietà.
LA STORIA Da quel terribile periodo di incertezze a cavallo tra il 2014 e il 2015, dopo il fallimento di Infocontact e il subentro travagliato dell’Abramo Customer Care, oltre la metà della forza lavoro non c’è più. Alcuni hanno cambiato azienda, molti sono andati via dalla Calabria. E intanto nella sede della Piana lametina, attualmente, lavorano a tempo indeterminato circa 650 dipendenti, distribuiti nelle varie commesse inbound (Wind, Tiscali, Poste e Con Te Assicurazioni). Arrivano per lo più da Lamezia e il comprensorio ma anche dalle province di Vibo Valentia e Catanzaro. Ma presto tutto potrebbe cambiare.
I COSTI Già perché la Abramo Customer Care, dopo un intenso incontro con i sindacati, ha fatto sapere di voler recedere il contratto di locazione dello stabile di San Pietro Lametino. Troppo costoso l’affitto (circa 15mila euro al mese), ancora più costosa un’eventuale ristrutturazione (circa 200mila euro). L’azienda, dunque, è intenzionata a trasferire tutti i lavoratori fra le due sedi di Settingiano e Catanzaro per ovvie ragioni economiche.
NUOVE PAURE Un risparmio netto per Abramo, un costo enorme per i lavoratori costretti a percorrere circa 35km in più e che, per molto, vorrebbe dire addio al posto di lavoro. A porre l’accento sui rischi legati a quest’ultima operazione dell’Abramo Customer Care, i sindacati del settore tra cui l’Ugl e la SLC Cgil: «Per noi non è altro che un licenziamento mascherato – racconta al Corriere della Calabria Alberto Ligato – perché abbiamo spiegato che tanti lavoratori arrivano dalla provincia di Vibo, da Amantea, da Pedivigliano e percorrono ogni giorno almeno 40km per raggiungere la sede lametina, figuriamoci aggiungere ulteriori 35km, sarebbe davvero troppo dispendioso oltre che pericoloso».
PRECARIETÀ Una situazione che mette in luce la costante situazione di precarietà di un settore – quello dei call center – che da anni non riesce ad uscire dal limbo: occupa migliaia di persone, rappresenta in tanti casi il primo impiego per tanti giovani e neolaureati e l’unico per tanti che hanno creato una famiglia e acceso mutui costosi. Eppure la stabilità per molti di loro continua ad essere solo un miraggio. «Molti dei lavoratori di Lamezia – dice ancora Ligato – hanno costruito la loro vita su questo stipendio, hanno messo su famiglia ma questo impiego però continua ad essere travagliato e a non garantire quella stabilità che in Calabria e che a Lamezia sarebbe invece fondamentale». E intanto per giovedì prossimo è già stato fissato un incontro con il sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro, mentre è stato chiesto un confronto con i candidati presidente della Regione Calabria. (redazione@corrierecal.it)
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