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Fondi ai gruppi in Consiglio regionale, sei nuove condanne

Altra sentenza di condanna della Corte dei Conti: cinque politici dovranno rimborsare 64mila euro ciascuno, un dirigente 212mila. La replica di Gentile, Graziano e Scalzo: «Nessuno sperpero di fond…

Pubblicato il: 13/01/2020 – 9:05
Fondi ai gruppi in Consiglio regionale, sei nuove condanne

CATANZARO Fondi ai gruppi in consiglio regionale, la Corte dei conti infligge l’ennesima sentenza di condanna. I provvedimenti sono relativi al 2015 e seguono altri emessi l’anno precedente sempre a seguito delle denunce della magistratura contabile rispetto alla rendicontazione “irregolare” di somme cospicue.
Un’interpretazione illegittima della normativa, per la Procura, avrebbe indotto ad aggirare l’obbligo di restituzione. Secondo l’accusa il danno erariale ammonta a oltre 531mila euro. Sono cinque i politici che dovranno restituire 63.732 euro ciascuno: Francesco D’Agostino, Giuseppe Gentile, Giuseppe Graziano, Giuseppe Neri e Antonio Scalzo. Il dirigente del settore Commissione Bilancio e Programmazione economica Consiglio regionale, Luigi Danilo Latella, ne dovrà rimborsare 212.400 mila. Lo riporta l’edizione di oggi della Gazzetta del Sud.
«NESSUNO SPERPERO DI FONDI» Per Giuseppe Graziano, Antonio Scaldo e Giuseppe Neri, tutti e tre candidati nelle liste a sostegno di Jole Santelli, «non c’è nessuna “rimborsopoli” in salsa calabrese». I tre consiglieri uscenti commentano la notizia «della recente sentenza della Corte dei Conti di condanna dei componenti dell’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale per questioni inerenti ad una delibera di stanziamento fondi attribuiti ai Gruppi consiliari e varata all’inizio della X Legislatura regionale (nel 2015)». E chiariscono che «non si tratta di spese sostenute dai 5 componenti dell’Ufficio di Presidenza i quali pertanto nulla hanno lucrato sulle spese dei gruppi consiliari. Si tratta, invece, di cifre attribuite – su indicazione del responsabile dell’ufficio di ragioneria del Consiglio regionale – ai Gruppi consiliari e di cui non si è fatto alcun utilizzo. La sentenza (che verrà sospesa a seguito di appello) fa riferimento all’applicazione a tutti i gruppi dei principi sanciti dalle Sezioni Riunite della stessa Corte dei Conti a proposito delle spese per il personale ritenute assolutamente regolari. Nessuno sperpero di fondi, quindi, come si è fatto intendere, ma solo uniformità di trattamento per tutti i gruppi (per come proposto dalle competenti strutture interne del Consiglio sulla scorta anche di un preciso parere legale) seguendo le chiare decisioni delle Sezioni Riunite su spese assolutamente identiche».
NERI E D’AGOSTINO: «RIMBORSOPOLI NON C’ENTRA» I consiglieri uscenti Giuseppe Neri e Francesco D’Agostino hanno inviato una nota a parte per «smentire un presunto coinvolgimento nell’ambito del procedimento erariale scaturito dall’inchiesta denominata “Rimborsopoli”. La pronuncia della Sezione Giurisdizionale della Corte dei Conti n. 569/2019 – scrivono – ha infatti interessato tutt’altra questione che si intende oggi sottoporre all’attenzione eventualmente anche critica e severa del lettore, a conferma comunque definitiva delle inesattezze riportate. La vicenda ha trovato origine dalla deliberazione n. 26/2014 della Sezione per il Controllo della stessa Corte dei Conti, mediante la quale veniva contestata ai gruppi consiliari e non certamente agli scriventi, l’illegittimo rimborso delle spese imputabili al personale istituito presso i medesimi gruppi. Le Sezioni Riunite della Corte dei Conti, tuttavia, pronunciandosi successivamente sull’opposizione promossa da alcuni gruppi consiliari, in riforma integrale dei rilievi mossi dalla Sezione per il Controllo, dichiaravano invece come assolutamente legittima tale voce di spesa».
«Per l’effetto – continua la nota –, l’ufficio di Presidenza di cui siamo stati componenti, su parere esplicito dell’Ufficio Legale del Consiglio Regionale e su espressa e motivata proposta del Settore competente, si determinava a quel punto con delibera n. 37/2015, di estendere il giudicato formatosi sulla pronuncia delle Sezioni Riunite anche a quei gruppi consiliari che non avevano invece mosso impugnazione agli originari rilievi della Sezione per il Controllo. Le ragioni di tale modus operandi sono banali e facilmente intuibili anche al più distratto dei lettori, essendo inimmaginabile sul piano dell’equità sostanziale che è principio di matrice costituzionale, che nell’ambito della stessa legislatura alcuni gruppi consiliari avessero potuto usufruire delle spese per il mantenimento del personale per quanto espressamente statuito dall’Autorità Giudiziaria, al contrario invece di quei gruppi che per motivi diversi non avevano personalmente agito avverso gli originari rilievi della Sezione per il Controllo». In sostanza, per Neri e D’Agostino, «la notizia diffusa in ordine ad un coinvolgimento nel procedimento Rimborsopoli è quindi totalmente destituita di fondamento, in quanto, la pronuncia di condanna di recente emessa dalla Corte dei Conti, senza volerne sminuire la portata, ha sancito esclusivamente l’impossibilità dal punto di vista amministrativo di operare la cosiddetta estensione del giudicato per come cristallizzata sulla delibera dell’Ufficio di Presidenza n. 37/2015. Senza voler entrare dal punto di vista tecnico nel merito delle motivazioni della decisione della Corte dei Conti, fra l’altro non ancora definitiva, un dato inequivocabile è possibile comunque ricavare dal pronunciamento espresso dall’Autorità Giudiziaria».
«Nessuno fra i componenti dell’Ufficio di Presidenza – men che meno i sottoscritti – ha mai provveduto a rimborsare per sé stesso alcun quattrino, malgrado si sia ingiustamente accostato il proprio nome al procedimento rimborsopoli, evidentemente senza alcun tipo di opportuno approfondimento – continua la nota –. Si precisa inoltre, che qualora dovessero essere diffuse altre note denigratorie e mendaci, avanzeremo querela per tutelare la nostra immagine e il nostro operato amministrativo e di rappresentanza».

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