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LA SCHEDA | I nuovi "vitalizi", un buon investimento per i consiglieri regionali

Spariscono i maxi assegni, ma tra indennità differita e Tfr le regole fissate nel 2019 si possono considerare dei privilegi rispetto alle norme a cui fanno riferimento i “normali” lavoratori

Pubblicato il: 13/01/2020 – 7:52
LA SCHEDA | I nuovi "vitalizi", un buon investimento per i consiglieri regionali

REGGIO CALABRIA Sbirciando tra le pieghe delle leggi regionali è sempre più chiaro che un posto nell’Astronave è un ottimo investimento. Lo dimostra proprio l’analisi della legge che il consiglio ha modificato nell’ultima seduta. Nel maggio 2019, infatti, Palazzo Campanella ha messo mano alla disciplina dei vitalizi. Portando a casa il risultato di un risparmio – grazie al ricalcolo al ribasso delle indennità – che sarebbe potuto essere più corposo. Vediamo perché.
Il nodo è l’indennità di fine mandato. Un bonus che – cancellato con la legge regionale numero 56 del 2012 – è riapparso il 31 maggio 2019 assieme alle norme ispirate all’intesa della Conferenza Stato Regioni che, nell’aprile 2019, ha fornito le indicazioni per la rideterminazione degli assegni vitalizi.
IL RITORNO DEL MAXI TFR Nulla di illegittimo: la Calabria ha preso come riferimento il testo di legge che attuava l’Intesa e si è basato su di esso per scrivere la propria norma. Con quella legge di fine maggio, però, il nostro consiglio regionale non ha soltanto fatto proprie le indicazioni sul ricalcolo dei vitalizi (attenti a chiamarli così, altrimenti la politica calabrese si offende: si dice “indennità differita”), ma ha reintrodotto l’Indennità di fine mandato (Ifm). A essa è dedicato l’articolo 14 della legge. Che contiene una novità: per ottenere l’Ifm, agli stipendi dei consiglieri si applica una trattenuta mensile pari all’1 per cento dell’indennità mensile di carica. Nella vecchia formulazione, la trattenuta era del 4%.
PAGHI UNO, INCASSI OTTO La legge, tradotta in cifre, racconta quanto sia conveniente l’investimento: con uno stipendio mensile ipotetico di 5mila euro, si versano 600 euro in un anno per ottenerne 5mila. A fine mandato, dunque, l’indennità (che si può sommare per un massimo di dieci anni di mandato) è pari a otto volte circa quanto versato. Come giocare in borsa sapendo già di sbancare.
Ovviamente, tutto questo ha un peso per le casse regionali. Se, infatti, dal ricalcolo dei vitalizi si risparmiano 1 milione 249mila euro, le uscite per la corresponsione dell’Ifm sono pari a 790.500 euro (dei quali soltanto 94.860 arrivano dalle trattenute dell’1%). Come dire: se proprio la politica calabrese è costretta a risparmiare sul fronte dei vitalizi, trova il modo di garantirsi un altro privilegio inarrivabile per i cittadini “normali”.
PRIVILEGI CUMULABILI È un bonus (sempre bipartisan) che (ri)nasce nell’epoca Oliverio. E non è ovviamente un abuso: era possibile applicarlo e la politica lo ha fatto. Altre Regioni, come Puglia e Basilicata, però, si sono astenute. Hanno abrogato l’Ifm nel 2013 e hanno scelto di non reintrodurla, pur lavorando sull’intesa della Conferenza Stato-Regioni. Insomma, non era obbligatorio. Come altri passaggi contenuti nella legge che la “proposta Graziano” ha emendato.
I vitalizi (o indennità differite) sono, infatti, cumulabili ad altri vitalizi o pensioni, come previsto dall’articolo 15 della legge del 2019.
E, soprattutto, valgono anche per chi è stato eletto nel 2015. Dunque, la prima “generazione” di consiglieri regionali “vitalizio free” (dopo l’abrogazione del bonus nel 2012) ha trovato il modo di reintestarsi l’assegno, visto che «le disposizioni del Capo II, ove compatibili, si applicano anche ai consiglieri regionali eletti nella decima legislatura», che è quella passata.

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