CATANZARO Lui è un giudice della Corte d’appello di Catanzaro, 55 anni, presidente di sezione. Lei è un’avvocatessa di 32 anni. Le immagini registrate dai finanzieri di Crotone che, su ordine della Dda di Salerno, stavano conducendo le indagini sul magistrato Marco Petrini sono audio-video, e sono inequivocabili. Nell’ordinanza dell’operazione “Genesi”, che ha ordinato l’arresto di Petrini e i domiciliari per Marzia Tassone (foto) il gip di Salerno annota: «Il rapporto tra i due andava ben oltre quello professionale, ed era assolutamente confidenziale, ed anzi intimo (sessuale)». E fin qui niente di male se non fosse che il rapporto intimo e quello professionale – stando all’accusa – si fossero inscindibilmente fusi in un contesto corruttivo. Petrini avrebbe favorito l’avvocato nei processi penali nei quali la donna aveva assunto delle difese, omettendo di astenersi, come previsto dalla legge, quale presidente del collegio giudicante, «essendo la Tassone sua amante stabile».
Petrini, nel processo d’appello “Ragno” (nel cui collegio difensivo vi era la Tassone) ha rigettato la richiesta di utilizzare i verbali del collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso ritenendoli «irrilevanti ed inconferenti rispetto ai capi di imputazione»; avrebbe promesso aiuto alla propria amante per la difesa di Giuseppe Gualtieri imputato davanti al Tribunale di Catanzaro per il delitto di Francesca Petrolini e Rocco Bava; avrebbe suggerito all’avvocato la difesa di Giuseppe Maduli in vista dell’udienza davanti al Tribunale del Riesame di Catanzaro; avrebbe concorso infine alla predisposizione di una istanza di revoca di misura cautelare, indicando gli elementi nuovi nell’interesse di un assistito dell’avvocato Tassone nell’ambito di un processo per spaccio. Tutto ciò sarebbe avvenuto tra gennaio e giugno 2019 come rilevato dalla Guardia di finanza di Crotone. (aletru)
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