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«Il diritto dei calabresi di vivere da uomini liberi»

di Antonino De Masi*

Pubblicato il: 15/01/2020 – 13:06
«Il diritto dei calabresi di vivere da uomini liberi»
Non passa giorno in cui non emergono fatti molto gravi che dimostrano come la vita di ognuno di noi, di ogni cittadino, è stata condizionata da sistemi di potere criminali.
Non è più una criminalità con “coppola e fucile”, non è più una forma di “banditismo” arcaico, ma un sistema criminale che ha infiltrato la democrazia nelle sue basi più profonde.
Sino ad oggi tutti noi abbiamo fatto finta di non vedere di non sentire e non capire che tale sistema criminale ci ha “rubato la libertà” ed il nostro silenzio: la nostra omertà ha lasciato spazio “al male” facendolo diventare fuori controllo.
Continuare a girarci dall’altra parte, significa spostare sulle future generazioni un futuro senza libertà con un sistema mafioso che condizionerà la vita di tutti, molto di più di quanto sta avvenendo oggi.
Non vi può essere una politica che guarda al bene collettivo se il territorio tutto non viene bonificato, non viene liberato da un potere criminale che non ha lasciato più spazi di libertà.
Il tema non è una politica di destra o di sinistra, ma una politica di legalità che ha al centro una strategia che punta alla liberazione del territorio e dei suoi cittadini da un sistema di padrini e padroni.
Spero e mi auguro che ognuno di noi abbia ben chiaro lo stato delle cose e sia ben consapevole delle responsabilità nell’agire che anche nel non farlo.
La nostra libertà, il nostro futuro, la vita dei nostri figli dipende dalle nostre scelte, di oggi e non di domani, assumiamoci le nostre responsabilità diventando consapevoli di dove siamo.
Noi calabresi dobbiamo fare il possibile e pretendere da parte di tutti, che abbiamo il diritto di vivere da uomini e donne Liberi.
Affranto dell’amarezza e dalla rabbia a caldo ho voluto rappresentare il mio punto di vista, convinto purtroppo che, come avvenuto in questi anni, nulla cambierà, che continueremo tutti noi a restare nell’apatìa, nel nostro “colpevole ed omertoso” silenzio, chiedendomi, molto provato da tutto ciò, che senso ha tutto quello che sto facendo e le illusioni che sto portando avanti.
*imprenditore
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