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Lavori pubblici e dirigenza, il Comune di Cutro infiltrato dalla ‘ndrangheta

Nell’ordinanza dell’operazione “Thomas” emerge l’inquinamento dell’ente da parte delle consorterie, attraverso la “saldatura” tra il responsabile dell’area tecnica Rizzuto e l’imprenditore Lerose

Pubblicato il: 15/01/2020 – 19:12
Lavori pubblici e dirigenza, il Comune di Cutro infiltrato dalla ‘ndrangheta

CATANZARO Il dato dell’”inquinamento mafioso del Comune di Cutro” è talmente esplicito da meritare un capitolo ad hoc dell’ordinanza dalla quale ha preso le mosse l’operazione “Thomas” eseguita dalla Guardia di Finanza su disposizione della Dda di Catanzaro. Dagli atti dell’inchiesta infatti emerge lo spaccato di un ente, quello cutrese, che sarebbe letteralmente “dominato” dalle cosche di ‘ndrangheta e alla mercè di interessi illegali che si saldavano sull’asse Ottavio Rizzuto e Rosario Lerose, il primo già dirigente dell’area tecnica del Comune di Cutro, il secondo imprenditore del territorio capace di operare in regime di monopolio all’ombra – e con i soldi – della cosa pubblica.
PARENTELE “SCOMODE” e “PESANTI” Nell’ordinanza si ricorda in primo luogo che «l’amministrazione comunale di Cutro è stata commissariata il 5 marzo 2015. Come osserva il Pm, questa annualità costituisce un anno di “sbarramento” o di “confine” in quanto nel marzo 2015 al Comune si insediava la commissione prefettizia subentrata alla giunta Migale per la provvisoria gestione dell’ente, in attesa delle nuove elezioni. Da quanto emerge in numerosi ari di indagine, quantomeno sino a quella data vi è stato un forte condizionamento mafioso dell’azione amministrativa dell’ente territoriale». Nella sua richiesta – proseguono gli inquirenti – «il pm evidenzia, all’interno della struttura amministrativa dell’ente, la presenza in posizione di controllo» di soggetti alcuni dei quali «indicati dai collaboratori di giustiizia intranei o comunque a disposizione delle cosche di ‘ndrangheta del Cutrese»: nell’ordinanza, in particolare, si cita Ottavio Rizzuto, dirigente dell’area tecnica, e altri due addetti – il Rup e l’addetto all’Ufficio urbanistica – «legati da stretti vincoli di parentela con la famiglia di ‘ndrangheta dei Ciampà-Dragone e Scerbo di San Leonardo».
LAVORI PUBBLICI IN MANO ALLE COSCHE L’infiltrazione ‘ndranghetista ovviamente si materializza nell’affidamento di lavori pubblici al Comune di Cutro, affidamento che vede destinatarie – scrivono ancora gli inquirenti nell’ordinanza “Thomas” – «organizzazioni imprenditoriali a disposizione delle cosche”, tra cui la “Idroimpianti Lerose Srl” e la ditta individuale “Lerose Rosario”. In questo contesto gli investigatori annotano la saldatura tra Rizzuto e Lerose: al primo si addebita, «nella veste di respirabile dell’Ufficio tecnico del Comune di Cutro», il fatto di «assicurare l’ottenimento degli appaltai a imprese legate alla cosca quali quelle riconducibili a Lerose, che dal 2010 al 2014 gestiva, con illeciti affidamenti diretti, il servizio di erogazione dell’acqua potabile e di collettazione dei reflui fognari, in uno con la manutenzione delle due reti», mentre a Lerose si addebita, «nella qualità di titolare della impresa omonima e della Lerose Idroimpianti» il fatto di assicurarsi «il perseguimento degli interessi della cosca di riferimento, attraverso l’ottenimento degli appaltai pubblici per il servizio idrico, in sostanziale regime di monopolio nel comune di Cutro, nonché, sempre in esclusiva, lo spurgo dei reflui collettami all’interno dei villaggi turistici di Cutro, il tutto in modo da assicurare l’impiego di persone gravitanti nella cosca». Ad accorgersi delle irregolarità, nel 2016, è la Commissione straordinaria prefettizia che gestisce il Comune, che, in una nota inviata anche al prefetto di Crotone e alla Corte dei Conti, testualmente scriveva che «la gestione dell’Ufficio tecnico ha fatto emergere anomalie nelle procedure seguite negli affidamenti dei lavori, e in particolare nella manutenzione della rete idrica e fognaria, contraddistinta da una procedura di appalto conclusa a favore di una dutta del luogo, successivamente prorogata senza atti formali e produttiva, dal punto di vista dell’esborso finanziario, di pagamenti nello spazio temporale di tre anni di circa 2 milioni a favore di tale azienda rispetto a una spesa contrattuale di circa 600mila euro nel medesimo periodo». Le illegittime proroghe sono andate avanti fino all’indizione di una nuova gara di appalto pubblico aggiudicata ancora da “Idroimpianti Lerose srl”, ma l’aggiudicazione sarà oggetto di revoca sempre da parte della Commissione straordinaria, che ha ritenuto «anomala la procedura». (cant.a.)

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