CATANZARO Ha chiarito ogni punto del reato di corruzione che le viene contestato Maria Tassone, detta Marzia, compreso il rapporto intimo con il giudice Marco Petrini che, secondo la versione dell’indagata, non era assolutamente finalizzato a corrompere. È durato circa due ore e mezza l’interrogatorio di garanzia dell’avvocatessa Maria Tassone, posta agli arresti domiciliari lo scorso 15 gennaio su ordinanza del gip di Salerno. L’accusa è corruzione in atti giudiziari in concorso con il giudice della Corte d’Assise d’Appello Marco Petrini che è stato arrestato e si trova ristretto a Salerno. Secondo l’accusa Petrini per il quale, secondo l’accusa, Maria Tassone era «sua amante stabile» avrebbe omesso di astenersi, come previsto dalla legge, nei processi penali nei quali l’avvocato aveva assunto delle difese. Non solo, l’avrebbe, in più di una occasione appoggiata e favorita come nel caso in cui, per esempio, nel processo d’appello “Ragno”, ha rigettato la richiesta di utilizzare i verbali del collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso o nell’occasione in cui avrebbe promesso aiuto alla propria amante per la difesa di Giuseppe Gualtieri imputato davanti al Tribunale di Catanzaro per il delitto di Francesca Petrolini e Rocco Bava. Su ogni punto contestato Maria Tassone, difesa dagli avvocati Valerio Murgano del foro di Catanzaro e Antonio Curatola del foro di Reggio Calabria, ha fornito la prova versione dei fatti. L’interrogatorio si è tenuto nell’aula C del Tribunale di Catanzaro davanti al gip Matteo Ferrante delegato dal gip di Salerno competente per i reati che coinvolgono i magistrati calabresi. (aletru)
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