di Antonio Cantisani
CATANZARO Resiste, e rilancia anche, il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo. Le dimissioni dei consiglieri e degli assessori di Forza Italia sotto la regia del leader azzurro Mimmo Tallini (qui la notizia dello strappo) sconvolgono il quadro politico del capoluogo ma il primo cittadino raccoglie il guanto di sfida e lo rimanda nel campo avverso. E’ ormai scontro aperto e anche conclamato tra i due big del centrodestra – non solo catanzarese – che per anni hanno viaggiato d’amore e d’accordo ma adesso sono ai ferri sempre più corti. A poche ore dalla decisione dei talliniani di annunciare le dimissioni – 15 tra consiglieri e assessori, un numero tale da far traballare spaventosamente la tenuta dell’amministrazione – Abramo riunisce in suo “gabinetto di guerra” – composto dal suo gruppo consiliare e dal gruppo “Catanzaro da Vivere” emanazione di Piero Aiello, Baldo Esposito e Marco Polimeni – nel “fortino” non del Comune ma della Provincia e mette a punto la contromossa. Che affida a una stringata nota che sembra, a una prima superficiale lettura, burocratica (occhio al termine “protocollazione”…), ma non lo è affatto. Anzi, è un atto di sfida. «Ho appreso dalle testate giornalistiche della volontà, annunciata da consiglieri e assessori comunali riconducibili a Forza Italia, di rassegnare le proprie dimissioni. Non appena queste dimissioni verranno formalizzate con la necessaria protocollazione al Comune, provvederò a illustrare le mie determinazioni, mirate all’esclusivo e primario interesse della nostra città, con un’apposita conferenza stampa», scrive un Abramo molto stringato e molto asciutto.
Ma l’esegesi più accreditata delle parole del sindaco ritiene che Abramo, in realtà, adesso intende chiudere la partita a poker che ha avviato con Tallini sfidando il leader forzista a calare sul tavolo le carte che ha, e cioè se davvero le firme in calce alla lettera di dimissioni sono le 15 uscite sulla stampa. Fonti vicine al sindaco, poi, fanno intendere che Abramo e i suoi “fedelissimi” starebbero anche già verificando concreramente la possibilità di costruire una maggioranza alternativa a quella finora centrata su Forza Italia: un’operazione che numericamente potrebbe anche starci (devono incastrarsi un po’ di ingranaggi, ma nella “gattopardesca” Catanzaro sarebbe peraltro un gioco da ragazzi), ma sul piano politico è tutto un altro discorso, perché questa “exit strategy” avrebbe il sapore di una surreale difesa di una consiliatura in realtà indifendibile, oltre che parecchio improduttiva e anche paralizzata negli ultimi due mesi. Ma il tavolo da poker Abramo-Tallini ha anche e soprattutto un livello più alto che quello cittadino, ed è quello che si giocherà domenica alle Regionali, perché la “conta” sarà tra Forza Italia e la Lega alla quale ormai si è convertito Abramo, dato dai “bene informati” come papabile assessore (e con deleghe parecchio “pesanti”) con la Santelli governatrice.
E l’Abramo “salviniano” è stato il fattore scatenante della definitiva rottura dell’asse storico con Tallini, che la Lega la vede come il fumo negli occhi. Per intanto, domani la palla in mano è a Forza Italia, e tutto si deciderà all’ufficio Protocollo del Comune di Catanzaro, l’inedito “ring” di un match destinato a cambiare la storia politica di Catanzaro.
NUOVE DIMISSIONI AL COMUNE Intanto anche il capogruppo del Pd, Libero Notarangelo, ha annunciato sulla sua pagina Facebook che presenterà in giornata le proprie dimissioni da consigliere comunale. Notarangelo si aggiungerà ai quattro colleghi dell’opposizione, Nicola Fiorita, Gianmichele Bosco, Roberto Guerriero e Fabio Celia, che hanno già formalizzato le loro dimissioni. «Abbiamo dovuto assistere all’assoluta incapacità del consesso civico cittadino di effettuare proposte che potessero spingere l’amministrazione comunale ad affrontare e risolvere le tante criticità che emergono con sempre maggiore evidenza – dichiara Gianluca Cuda, segretario provinciale del Pd di Catanzaro -. E’ evidente, agli occhi dei tantissimi cittadini perbene, che non si può andare più avanti, che è arrivato il momento che la parola torni ai catanzaresi. Chiudere la disastrosa esperienza Abramo non è solo un ineludibile dovere etico, dopo le contestazioni della magistratura, ma anche e soprattutto una necessità politica per l’inefficacia complessiva della gestione comunale da parte di tutto il centrodestra». (redazione@corrierecal.it)
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