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«Siamo diversi dalla vecchia politica. Con noi non ci sono le Sculco e i Gentile»

Intervista a Francesco Aiello, candidato governatore del M5S. I progetti sulla legalità («Rinunceremo agli affidamenti diretti e recupereremo 100 milioni dal protocollo Regione-Policlinico»). La ri…

Pubblicato il: 21/01/2020 – 16:01
«Siamo diversi dalla vecchia politica. Con noi non ci sono le Sculco e i Gentile»

CATANZARO Non è stata una passeggiata la scelta di Francesco Aiello. Ha superato le forche caudine del voto sulla piattaforma Rousseau. È finito un paio di volte nella bufera mediatica. Si è difeso ed è andato avanti. A pochi giorni dal voto risponde alle domande del Corriere della Calabria e sottolinea la differenza del M5S dagli altri. Su tutti i temi: legalità e sanità innanzitutto. E poi rivendica scelte di coerenza sulle candidature: «Con noi non ci sono le Sculco e i Gentile ma attivisti e candidati fuori dal sistema».
La legalità viene spesso declinata in astratto durante le campagne elettorali e rischia di diventare un concetto vuoto. Cosa può fare la Regione nella lotta alla criminalità e qual è il primo atto che pensa di firmare per supportare quella che da molti viene definita una «guerra» alla ‘ndrangheta?
«Centrodestra e centrosinistra ne parlano senza coerenza. Dicono ma non fanno. Il tema della legalità è sempre di moda sotto elezioni. Distinguiamo, allora, chi ha denunciato e agito per la legalità e chi è invece rimasto zitto, fermo, indifferente rispetto ai tanti abusi in Regione e nei Comuni. In circa 6 anni il Movimento 5 Stelle ha presentato alle Procure calabresi quasi 1000 denunce: su scandali nella sanità e nei rifiuti, su buchi di bilancio, spese pazze, nomine a “compari” e ipotesi di infiltrazioni criminali, molte volte con riscontri dell’autorità giudiziaria, del ministero dell’Interno e dell’Anticorruzione nazionale. Consiglio, giunta e uffici regionali hanno ignorato i nostri esposti. Dove erano, al mare, a sciare, su Rtl o a Spoleto? La ‘ndrangheta non è soltanto le cosche, è una mentalità, un costume. Si combatte creando lavoro e promuovendo la cultura della legalità. Come primo atto daremo all’assessore alle Politiche culturali la delega alla Legalità e destineremo fondi specifici per iniziative mirate nelle scuole. Ancora, rinunceremo formalmente agli affidamenti diretti, tranne che in casi di necessità e urgenza. Poi riporteremo a norma il corrispettivo che dal 2012 la Regione dà al policlinico universitario di Catanzaro senza seguire le norme vigenti da quell’anno, e peraltro con un protocollo d’intesa scaduto dal 2008. Così imponiamo legalità e recuperiamo almeno 100 milioni».
Il regionalismo differenziato viene agitato da mesi: chi lo propone come uno spauracchio, chi ne parla in termini di opportunità. Che tipo di autonomia, anche finanziaria, considera auspicabile per le Regioni?
«La grande sfida qui è tutta politica. La Calabria è rimasta fuori della partita. Il governatore Oliverio ha avuto nel merito un’impostazione ideologica, che non ha consentito di avviare un dibattito aperto e fecondo sull’autonomia differenziata e sugli strumenti per evitare che la stessa aumenti il divario tra il Nord e il Sud del Paese. C’è un problema di equilibrio delle risorse: il Mezzogiorno ne ha avuto sempre di meno, al netto della vulgata leghista. Bisogna definire la perequazione. Se l’autonomia serve a liberare in Calabria energie e capacità di legiferare, va benissimo. Ma dobbiamo avere garanzie e “peso contrattuale” ai tavoli romani e non solo, ricordando che c’è una questione meridionale e calabrese colpevolmente ignorata, a partire dalla Calabria, dal centrodestra e dal centrosinistra».
La migrazione sanitaria sottrae risorse per circa 300 milioni di euro all’anno e le strutture del Nord – così denunciano i primari delle tre cardiochirurgie presenti in regione – puntano alla Calabria per colonizzarla e attrarre pazienti. Cosa pensa di fare per interrompere questo schema?
«Sono anni che lo denunciamo. A parte noi, nessuna forza politica, ricordo, ha gridato allo scandalo per l’imposizione dell’advisor del piano di rientro, Kpmg. Silenzio analogo si è registrato a proposito dell’intesa tra ministero della Salute, Regione Veneto e Azienda ospedaliera di Padova, volta a riorganizzare le Chirurgie calabresi. Su tali questioni e sull’emigrazione sanitaria noi abbiamo presentato atti parlamentari e siamo andati da Gratteri. Per bloccare l’affare dell’emigrazione sanitaria abbiamo bisogno di due cose: 1) avere maggiori risorse dallo Stato modificando il criterio di ripartizione del Fondo sanitario, e nel merito abbiamo ripresentato una proposta di legge nazionale per ottenere almeno 130 milioni all’anno in più per il Servizio sanitario regionale; 2) riorganizzare l’intero sistema sanitario a livello regionale uscendo, con la predetta modifica, dal commissariamento e dal piano di rientro».
Alle passate Regionali l’astensionismo toccò il 56%. Le premesse riguardo all’affluenza non sono entusiasmanti. La ritiene una sconfitta per la politica? E dove vanno rintracciate le ragioni di questa disaffezione?
«Invito tutti ad andare a votare. Domenica 26 gennaio abbiamo l’opportunità di cambiare uomini, mentalità, metodi e prassi di governo regionale. Il Movimento 5 Stelle ha presentato denunce e anche proposte; per esempio sulla riorganizzazione del ciclo dei rifiuti, sull’acqua pubblica con la cessazione di ogni rapporto con il carrozzone Sorical, sull’istituzione di nuovi Parchi e sul riassetto delle Aziende del Servizio sanitario regionale, con conseguenti, importanti risparmi e miglioramenti di gestione. Le ragioni della diffusa disaffezione dalla politica vanno rintracciate nel fatto che essa è diventata prevalentemente comunicazione, annuncio, distrazione di massa. Si veda la preoccupante avanzata di Salvini in Calabria. Bastano le luci, il trucco e le “sparate”. La politica deve invece ritornare ad essere confronto, progetto, servizio, esempio, visione, concretezza».
Crede di proporre ai calabresi una giunta interamente politica o punterà anche su qualche tecnico? Può anticiparci il nome di qualche assessore o di qualcuno che le piacerebbe fosse parte della sua squadra?
«Una giunta di persone capaci, libere, disinteressate, con storie personali di grande impegno e professionalità. Intanto vorrei ripristinare l’assessorato alla Salute, anche come strumento per rafforzare la nostra battaglia per l’uscita dal piano di rientro e dal commissariamento. Alla stampa darò a stretto giro i nomi di figure di altissimo profilo che intendo nominare assessori in caso di vittoria elettorale».
Dopo le polemiche scatenate dalla scoperta della sua parentela con una persona accusata di far parte di un clan di ‘ndrangheta, il senatore Morra ha fatto venire meno il proprio impegno in campagna elettorale. Lei ha risposto dicendo che, a prescindere dal fatto specifico, Morra non era mai sceso in campo per appoggiare la sua candidatura. Perché crede che abbia deciso di non sostenere il Movimento fin dall’inizio?
«Intanto si tratta di un parente morto 5 anni fa. Questo va chiarito e sottolineato. A riguardo ho già detto che nessuno può pagare per colpe altrui, tanto più se, come in questo caso, si tratta di una persona deceduta. Il senatore Morra aveva già fatto la sua scelta, una scelta politica. Ognuno è libero: nel convincimento e nel pensiero. Per fortuna viviamo ancora in un Paese democratico. L’aspetto più importante, per quanto mi riguarda, è che io ho accettato la sfida di guidare la coalizione civica del Movimento 5 Stelle, che partecipa alle Regionali della Calabria in seguito a un voto degli iscritti, i quali si sono pronunciati sia sulla mia figura, sia sul fatto di non allearci con i vecchi partiti, sia sull’idea di proporci all’elettorato con un progetto politico civico; civico nella forma e soprattutto nella sostanza. Noi non abbiamo esponenti del vecchio sistema, non abbiamo le Sculco e i Gentile, che invece hanno il centrosinistra e il centrodestra. Al contrario abbiamo attivisti e persone che hanno lavorato gratuitamente sui territori, che si sono esposti e battuti per le comunità locali». (redazione@corrierecal.it)

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