di Francesco Donnici
COSENZA Obiettivi determinati e un territorio tutto da scoprire: Cinzia Guercio si presenta alla stampa come nuovo prefetto.
Dalle parole traspare la sicurezza dell’autorità, ma anche l’umanità di chi ricorda che «come la società civile deve sentirsi essa stessa Stato, così non bisogna dimenticare che un prefetto è anche una persona. Non si deve vedere un prefetto come avulso della realtà: ha i suoi oneri ed i suoi doveri, prima di tutto come cittadino». Già da questo pensiero filtra la consapevolezza che tra i tanti impegni già fissati o ancora da fissare in agenda, spicca il fondamentale compito di rinsaldare, attraverso i fatti, il rapporto di fiducia tra i cittadini ed il suo Ufficio nel particolare, con le Istituzioni nel generale.
Vuol parlare del futuro del territorio cosentino. Di quello che non va e di quelle che vengono percepite, dalle persone, come priorità. E tuttavia non ignora ciò che comunque, oggi, in molti sentono l’esigenza di lasciarsi alle spalle: «Sulla scelta del Governo ha probabilmente influito il mio background di anticorruzione dove ho rivestito un incarico molto importante istituendo l’ufficio apposito all’interno del Viminale». Soprattutto quando si svolge una funzione pubblica: «Siamo tutti corruttibili. Nel momento in cui noi esplichiamo qualsiasi tipo di potere o funzione. Ma questo non significa che siamo tutti corrotti. La risposta che qualsiasi dipendente pubblico deve dare è che le pressioni non devono avere nessuna influenza».
È questa la consapevolezza di chi comprende la delicatezza del proprio ruolo, ma sorride anche solo ad un timido accenno della domanda se sia o meno preoccupata: «Mi inizierò a preoccupare quando le mie strategie non raggiungeranno gli obiettivi. È preoccupato chi non sa come affrontare i problemi: io arrivo, conosco e poi si elabora. Sento la responsabilità di riabilitare la figura del Prefetto. Le Istituzioni vivono al di là delle persone. Io sono arrivata e sto cercando di capire bene l’ambiente in cui muovermi e quali sono le principali problematiche di questo territorio». Non ci vuole molto a scoprirle, soprattutto quando si parla di Calabria: «So che ci sono problemi che sono condivisi con altre province, come purtroppo la criminalità organizzata e dalla relazione della Dia emergono delle mappe inquietanti. Ma so anche – continua – che ce ne sono alcune peculiari di questo territorio come l’emergenza rifiuti o la crisi occupazionale».
Nell’affrontare queste sfide, Cinzia Guercio rimarca l’importanza delle sinergie all’interno della prefettura: «Il prefetto non è solo. Ci sono le autorità, le forze di polizia, le Istituzioni che devono collaborare ai medesimi fini».
Lavorare in silenzio, ma anche vivendo il territorio, manifestando la propria presenza davanti ai pubblici amministratori è la ricetta per creare un percorso nuovo. Anche a Cosenza: «Il Prefetto ha una funzione di intermediazione tra le parti sociali. Sono già stata attenzionata sulla questione dei lavoratori licenziati del pronto soccorso e ci sarà modo di affrontare questo come tutti i problemi che viviamo qui oggi. Non dimentichiamo però che il prefetto risponde anzitutto alla legge. Stiamo aspettando il parere del Consiglio di Stato e dopo allora incontrerò le parti per discuterne. Quello che voglio sia chiaro – sottolinea – è che a me non piace perdere tempo, né mi piace fare promesse che non posso mantenere».
Altro tema che oggi turba la comunità cosentina è quello dell’emergenza rifiuti: «Non ci sono atti di imperio che possono essere fatti. I contatti sono già stati presi con gli imprenditori responsabili, ma non possiamo dimenticare che su Cosenza c’è la cappa di vetro del dissesto. Bisogna trovare le cause che spesso risalgono al fatto che i tributi non vengono pagati. In altri casi ci sarà la magistratura ad accertare le responsabilità», annunciando che «a breve sarà istituita la commissione e la prefettura sarà al fianco dei commissari liquidatori come al fianco dei commissari straordinari laddove ci saranno enti sciolti per mafia».
Sono casi, questi come altri, che richiederanno lavoro e scelte nette: «Dobbiamo iniziare a dire no: la fiducia nelle Istituzioni non deve essere cieca, ma si conquista giorno dopo giorno». Per fare questo, bisogna partire dai banchi di scuola: «Mi sta molto a cuore conoscere la comunità scolastiche. Ho già chiesto alle forze dell’ordine che tipo di interventi – non ispettivo-repressivi – ma di informazione-formazione stanno già svolgendo nelle scuole. Vorrei che la prefettura li potesse raccordare in modo tale che forze dell’ordine, prefettura, istituzioni e scuola interagiscano affinché i ragazzi abbiano pienamente consapevolezza che il prefetto non è quello chiuso nel palazzo, ma persone in carne ed ossa. E vorrei poi che comprendano come la legalità sia tutto e parta dalle piccole cose della vita. Le risposte principali devono venire da loro: devono essere i ragazzi che, informati, parlano ai ragazzi». (redazione@corrierecal.it)
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