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Processo “Breakfast”, Scajola condannato a 2 anni. Un anno per Chiara Rizzo

Il Tribunale di Reggio ha ritenuto l’ex ministro responsabile di aver favorito la latitanza dell’ex parlamentare forzista Amedeo Matacena. Condannata anche la moglie dell’esponente azzurro. Assolti…

Pubblicato il: 24/01/2020 – 17:57
Processo “Breakfast”, Scajola condannato a 2 anni. Un anno per Chiara Rizzo

REGGIO CALABRIA Claudio Scajola è stato condannato a due anni di reclusione. La sentenza di primo grado è stata pronunciata dal collegio del Tribunale di Reggio Calabria, presieduto da Natina Pratticò, nel processo scaturito dall’operazione Breakfast, condotta dalla Dia di Reggio Calabria nel maggio 2014. I giudici hanno ritenuto l’ex ministro dell’Interno colpevole del reato di procurata inosservanza di pena in favore dell’ex parlamentare forzista Amedeo Matacena, tuttora latitante a Dubai dopo la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa. Per Scajola, i giudici hanno escluso le aggravanti. Il pubblico ministero Giuseppe Lombardo aveva chiesto per l’ex ministro, difeso dagli avvocati Giorgio Perroni, Elisabetta Busuito e Patrizia Morello, una condanna a 4 anni e mezzo.
Scajola era stato arrestato l’8 maggio 2014, aveva lasciato il carcere nel giugno dello stesso anno quando il Tribunale del Riesame gli concesse i domiciliari, poi revocati nel novembre dello stesso anno dal Tribunale, che impose l’obbligo di dimora a Imperia durato fino all’anno successivo, quando nel novembre 2015 il Tribunale dichiarò l’inefficacia della misura per decorrenza dei termini. Da allora Scajola ha continuato a presenziare da uomo libero a tutte le udienze del processo.
Il Tribunale per l’ex ministro, oggi sindaco di Imperia, ha ordinato la sospensione condizionale della pena. Condannata a 1 anno (escluse le aggravanti e riconosciuta l’attenuante) la moglie di Matacena, Chiara Rizzo, difesa dall’avvocato Bonaventura Candido, per lei il pm della Dda Giuseppe Lombardo aveva invocato una pena di 11 anni e mezzo per procurata inosservanza di pena e interposizione fittizia. Anche per lei il tribunale ha ordinato la sospensione condizionale della pena.
A Chiara Rizzo è stata riconosciuta l’intervenuta prescrizione per un altro capo di imputazione. Assolto, perché il fatto non costituisce reato e per non aver commesso il fatto, l’uomo di fiducia di Matacena, Martino Politi, difeso dagli avvocati Corrado Politi e Antonino Curatola, per il quale il pm aveva invocato 7 anni e 6 mesi per procurata inosservanza di pena e interposizione fittizia. Riconosciuta la prescrizione (e pronunciata l’assoluzione per non aver commesso il fatto per un altro capo di imputazione) per l’ex segretaria di Matacena, Maria Grazia Fiordelisi, difesa dall’avvocato Cristina Dello Siesto, anche per lei il pm aveva invocato 7 anni e 6 mesi per procurata inosservanza di pena e interposizione fittizia. Il Tribunale ha indicato in 90 giorni i termini per il deposito delle motivazioni.
SCAJOLA: «HO SOLO AIUTATO UNA DONNA IN DIFFICOLTÀ» «Pensavo che la mia vicenda processuale si risolvesse già in primo grado. Devo però dire che è andata bene rispetto alla richiesta di condanna a quattro anni e mezzo del pubblico ministero». Lo ha detto Claudio Scajola commentando la condanna a due anni per procurata inosservanza della pena comminatagli dal Tribunale di Reggio Calabria in relazione al suo presunto intervento in favore dell’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa e latitante a Dubai. «Nulla ovviamente interferirà – ha aggiunto Scajola – con la mia attività di sindaco di Imperia. Sottolineo inoltre che la mia condotta da ministro dell’Interno è stata di assoluta correttezza e di schietta interlocuzione istituzionale con rappresentanti e ambasciatori di altri Stati. Ho cercato di aiutare una donna in gravi difficoltà (Chiara Rizzo, moglie di Amedeo Matacena, ndr) e non Matacena».
IL LEGALE DI SCAJOLA: «SPAZZATA VIA L’AGGRAVANTE DI AVER AIUTATO I CLAN» «Spazzata via l’aggravante relativa alla fantascientifica ma infamante accusa portata avanti con pervicacia dalla Procura di Reggio Calabria di aver in qualche modo agevolato la ‘ndrangheta e pena più che dimezzata. Si riparte da qui». È il primo commento di Elisabetta Busuito, legale dell’ex ministro Claudio Scajola, dopo la condanna a due anni, con sospensione condizionale della pena, per l’ex parlamentare, oggi sindaco di Imperia. «Rispetto alle richieste del pubblico ministero – prosegue l’avvocato Busuito – ci troviamo con una pena più che dimezzata. Eravamo certi che la richiesta del pm sarebbe stata rigettata. Siamo convinti della bontà delle nostre tesi e quindi di vedere riconosciuta l’assoluzione dell’onorevole Scajola in secondo grado». «Già oggi, questo verdetto dimostra come la tesi accusatoria del pm Lombardo, quella che ha giustificato mesi di indagini gravose, l’arresto preventivo dell’onorevole Scajola cinque anni e mezzo fa e tante paginate di giornali, sia stata letta in modo profondamente diverso dai giudici, cui spetta la verifica di prove e circostanze».
MATACENA: «NO COMMENT» «Grazie per l’opportunità ma al momento no». Così l’ex parlamentare di Forza Italia, Amedeo Matacena, latitante a Dubai dopo la condanna per concorso esterno, contattato dall’AGI, ha rifiutato di commentare la sentenza emessa stasera dal Tribunale di Reggio Calabria che ha condannato a 2 anni l’ex ministro Claudio Scajola, con sospernsione condizionale della pena, e a 1 anno la moglie dello stesso Matacena, Chiara Rizzo, pena sospesa, per procurata inosservanza di pena a favore dell’ex parlamentare di FI.

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