REGIONALI 2020 | Il voto visto dai giornali: «Altro che terroni. In Calabria si parla bergamasco»

LAMEZIA TERME Nel raccontare le elezioni regionali che ci si appresta a lasciarsi alle spalle, non senza le immancabili conseguenze, già ieri (domenica 26 gennaio) le testate nazionali rimarcavano con forza che il vero (ed unico) palcoscenico della battaglia sarebbe stato l’Emilia Romagna, declassando la Calabria a “mero” «test».
I risultati hanno però dato ragione ad una linea che va al di là delle motivazioni storico-sociali o politiche perché se da una parte si viveva l’incertezza degli esiti, in Calabria tutto sembrava scontato da tempo. E così si è confermato.
La rassegna mattutina del lunedì celebra il risultato dell’Emilia Romagna, unico nel suo essere ossimorico perché, mai come in questo caso, una scelta di continuità – «moriranno comunisti?» si chiede Libero – incarna le sembianze della svolta. Nei ritagli si parla dell’altro risultato, quello che sancisce – dalla prima del Corriere della sera – che «Jole Santelli conquista la Calabria».
Una vittoria «facile», come la definisce la Stampa, urlata ancor prima della campagna elettorale ed ora cristallizzata nelle schede elettorali del 44% dei calabresi che ieri si sono recati alle urne. Il Fatto quotidiano evidenzia infatti un altro dato, che ancor prima del risultato, è il portato della vera differenza tra le due regioni: «Più votanti – in Emilia l’affluenza è raddoppiata rispetto alle passate elezioni – ma non in Calabria».
Affluenza bassa e risultato chiaro: «La destra conquista la Calabria», come si legge sulla prima di Repubblica che rimarca la «sconfitta» di Salvini in Emilia.
Nella regione più a sud della penisola il risultato della Lega è storico e senza precedenti dati i natali e i principi ispiratori di un partito nato ben lontano e non certo con lo sguardo proteso alle terre di Calabria, come ricorda Sandro Iacometti su Libero: «Altro che terroni. – si legge nell’editoriale – Ora tra le cime dell’Aspromonte si parla bergamasco e si mangia polenta». Una riflessione che segue ai sottotitoli «Calabria più salviniana dell’Emilia» e «Santelli umilia il candidato dem», espressione che pare intrisa di uno sdegno malcelato. E nonostante ciò, vera in parte. Più cauto infatti il Giornale che parla di «Trionfo del centrodestra in Calabria» indugiando più sulla disfatta dei 5 stelle – «Grillini affumicati» e «divorati dalle sardine» sono i titoli principali – che non sui numeri di Salvini. Mai come in questo caso il centrodestra vince come coalizione, per giunta in appoggio ad una candidata forzista. Forza Italia va assestandosi come primo partito, ma la forbice rispetto a Lega e Fratelli d’Italia corrisponde giusto a pochi decimali. Nel frattempo, Berlusconi e il suo partito letteralmente scomparsi in Emilia Romagna, si godono il “posto al sole” calabrese. Sempre la testata diretta da Sallusti titola con le dichiarazioni a caldo del Cav secondo cui la vittoria di Santelli «è riscatto per il sud». Quella stessa Santelli – ricorda Marco Travaglio nel suo editoriale sul Fatto citando sempre Berlusconi – che «è una donna con tanti difetti. Pensate che la conosco da 26 anni e non me l’ha mai data». Di più ampio respiro l’editoriale di Alessandro Barbano sulle pagine del Foglio che si sofferma sul ritorno – questa volta all’unisono tra le regioni – al bipolarismo destra-sinistra descrivendo questa elezione come la ricetta che indica «cosa manca per superare il bipolarismo populista». (f.d.)