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Calabria alla deriva. Cresce il divario con il Nord

Flessione del Pil (0,8%), valore più basso per consumi e dilagare del lavoro irregolare. Così la regione si conferma l’area più povera d’Italia

Pubblicato il: 28/01/2020 – 20:16
Calabria alla deriva. Cresce il divario con il Nord

di Roberto De Santo
CATANZARO Cresce il divario tra l’area più ricca del Paese e il Mezzogiorno. Con la Calabria fanalino di coda su diversi parametri economici. Su tutti la percentuale di flessione del Prodotto interno lordo (indice che misura il livello di ricchezza di un territorio), la capacità di spesa delle famiglie e Pil procapite. Mentre è in testa alle classifiche per la lavoro nero e irregolare. È la fotografia che ci restituisce l’ultimo report dei Conti economici territoriali tra il 2016 e il 2018 pubblicato dall’ufficio studi dell’Istat. Una quadro per l’ennesima volta disarmante in cui appunto la regione punta dello Stivale si conferma una regione in lenta agonia.
IL DIVARIO DI RICCHEZZA Se nel 2018 il Pil in Italia è aumentato in volume lo ha fatto comunque in modo differente per aree del Paese. Così si è registrato un incremento dell’1,4% nel Nord-est, dello 0,7% nel Nord-ovest e nel Centro ed appena dello 0,3% nel Mezzogiorno. Qui però la Calabria ha fatto peggio delle altre regioni del Sud, segnando una flessione rispetto all’anno precedente dello 0,8%. Consegnando così il triste primato di essere ultima tra le ultime. In territorio negativo anche la Campania che chiude il 2018 con -0,6%. A differenza invece ad esempio delle Marche dove il Pil è cresciuto del 3% (migliore performance regionale) ma anche di alcune regioni del sud: Sardegna e Puglia (+1,4%) e Molise (+1,2%). Anche se, non consola, ci sono regioni forti come la Lombardia che registrano un rallentamento della crescita: il Pil e’ aumentato dello 0,5%, contro il + 2,2% dell’anno precedente.
Ma resta comunque il dato che la Calabria continua a segnare dati addirittura in territorio negativo. Indice dell’impoverimento complessivo dell’economia locale.
CONSUMI PER FAMIGLIE Anche per quanto riguarda l’indice della spesa per consumi delle famiglie, dal report dell’Istat emerge che la dinamica in generale del 2018 è stata positiva. Anche se modesta: appena 0,9%. E anche qui la Calabria registra un tasso ancor più basso della media nazionale visto che in un anno segna appena lo 0,41%. Gli incrementi più significativi dei consumi delle famiglie in volume si registrano in Liguria e Lazio (+1,7% in entrambe le regioni), seguite da Abruzzo (+1,5%), Umbria e Molise (+1,4%).
Un rallentamento deciso della spesa delle famiglie si riscontra, invece, per la Provincia Autonoma di Bolzano-Bozen e per il Piemonte, dove i consumi sono aumentati solo di un modesto 0,3%.

PIL PER ABITANTE In Calabria nel 2018 si registra anche il valore più basso del Pil pro capite (17mila euro). Ma è qui che si nota maggiormente il divario tra territorio. Con un Nord-ovest che segna il tasso di Pil per abitanti più elevato di 36.200 euro, seguono il Nord-est, con 35.100 euro (34.300 euro nel 2017) e il Centro, con 31.600 euro (31.100 euro nel 2017).
E per ultimo appunto il Mezzogiorno, con 19.000 euro (poco più della metà di quello del Nord-ovest), supera lievemente il livello del 2017 (18.700 euro). A livello regionale vede in testa la Provincia Autonoma di Bolzano-Bozen, con un Pil per abitante di 47.000 euro, seguita da Valle d’Aosta/Valle’e d’Aoste (38.900 euro) e Lombardia (38.800 euro). Mentre appunto la Calabria viaggia anche sotto la media del Mezzogiorno.
LAVORO IRREGOLARE La Calabria è la regione in cui il peso dell’economia sommersa e illegale è massimo, con il 21,8% del valore aggiunto complessivo. Anche in questo caso il divario è netto con la parte più ricca del Paese. Infatti ad esempio nella Provincia Autonoma di Bolzano-Bozen il tasso di irregolarità è appena all’8,9%. Anche se in generale il divario si vede chiaramente tra Sud e Nord e che dividono in una sorta di spaccatura le due economie.
Tutti parametri che confermano quanta strada ancora debba essere compiuta dalla Calabria per farla uscire dalla deriva in cui è precipitata da decenni di mancanza di strategia economica complessiva. (r.desanto@corrierecal.it)

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