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Le partite aperte nel centrodestra (soprattutto una), la caccia (fallita) agli astenuti e la fuga degli elettori dal M5S

Dopo il tarantella party, i vincitori si mandano messaggi trasversali: nel mirino la vicepresidenza e le amministrative di Reggio. Il marchio leghista porta in dote migliaia di voti ai candidati, m…

Pubblicato il: 28/01/2020 – 7:17
Le partite aperte nel centrodestra (soprattutto una), la caccia (fallita) agli astenuti e la fuga degli elettori dal M5S

di Pablo Petrasso
CATANZARO
Ci sono due Calabrie: ciascuna tributa al centrodestra di Jole Santelli un successo di entità diversa. Il Centro-Nord segna per la coalizione vincente un risultato di qualche punto superiore al 50%, la provincia di Reggio Calabria fa storia a sé. Nel profondo Sud, la forbice tra il neo governatore e lo sfidante Pippo Callipo diventa una voragine di 40 punti percentuali: 65 contro 25. Un abisso che spiega bene le reazioni di Francesco Cannizzaro. Quella danzereccia (una tarantella a reti e social unificate) e quella politica. Il deputato rivendica il risultato, sottolinea che – nel complesso – le tre liste di ispirazione forzista superano il 27% e, implicitamente, rilancia una candidatura azzurra per le prossime amministrative di Reggio Calabria. E’ un messaggio rivolto agli alleati (Fratelli d’Italia è il primo partito in città di un’incollatura su Forza Italia). I numeri delle Regionali, invece, sono un monito per il sindaco Giuseppe Falcomatà: il centrodestra unito è al 58,31% e si vota tra qualche mese.
RIFONDAZIONE FORZISTA Con queste cifre a caratterizzare il rapporto tra alleati, la Calabria torna a essere un laboratorio per i moderati. I primi segnali si sono visti domenica notte. Tarantelle e discomusic a parte, i generali di Forza Italia sono arrivati in forze al T Hotel per celebrare la vittoria. Scelta obbligata: è questa l’unica roccaforte sicura rimasta, quella in cui gli apparati dei berluscones riescono a frenare anche l’avanzata leghista. E da qui il Cavaliere intende ripartire per “rifondare” un partito che altrove è in grave emorragia di consensi.
IL MESSAGGIO DEL CAV AGLI ALLEATI I dati definitivi danno a Berlusconi la possibilità di mettere i puntini sulle “i”. E il messaggio è, di nuovo, rivolto agli avversari. “Non soltanto Forza Italia è il primo partito della coalizione – dice il leader di Fi –, ma considerando le tre liste esplicitamente riconducibili al nostro movimento supera il 27% dei voti. Forza Italia dunque riparte dalla Calabria, dai territori, dal radicamento, dall’impegno corale di eletti, amministratori, dirigenti, militanti, dalla capacità e dall’impegno di dirigenti come Jole Santelli e gli altri amici calabresi, un impegno che – conclude Berlusconi – ho avuto modo di toccare con mano ricevendo in campagna elettorale lo straordinario abbraccio affettuoso della gente di Calabria”.
Più d’uno ha letto tra le righe qualche messaggio in codice. Uno riguarda la prima grande partita che si aprirà (forse si è già aperta) nella coalizione vincente: la sfida per la vicepresidenza. Le mire della Lega sul secondo posto più ambito nella giunta regionale non sono un mistero. Cambiano nomi e toni della discussione, ma se ne parla da settimane. E in effetti, fino a sabato sera, il Carroccio era in pole position. Questo perché tutti si aspettavano che il risultato avrebbe premiato Salvini&Co come prima forza del centrodestra. Invece il voto dei calabresi – che pure hanno tributato alla Lega più del 12% dei consensi – non ha raggiunto le “vette” ipotizzate (l’attesa era tra il 15 e il 20%, visto anche l’attivismo del leader padano). La Lega si è (un po’) sgonfiata, non ha sfondato. A differenza di Fratelli d’Italia, che continua una crescita costante e può rilanciare le proprie azioni per esprime il (o la) vice-Santelli. A meno che le parole di Berlusconi non lancino un messaggio ai pretendenti: attenti, perché in Calabria Forza Italia vi ha doppiato, il vicepresidente lo scegliamo noi. Ipotesi, per il momento: dopo una (breve) pausa, che Santelli dedicherà alla propria famiglia, si tornerà a parlarne.
QUANTO VALE IL BRAND LEGHISTA E si tornerà a parlare anche della “prima volta” della Lega in Calabria. E di un risultato che – pure inferiore alle aspettative – conferma una tendenza nazionale. Il verde Salvini è il marchio che tira di più nelle urne. Lo dicono i numeri. E’ il simbolo a trainare i candidati, non viceversa. Nella Circoscrizione Nord, alla lista del Carroccio vanno 34.700 voti, mentre la somma dei candidati arriva a poco più di 20mila. Nella fascia centrale della Calabria lo scarto lista-candidati è di 15 mila preferenze, in provincia di Reggio Calabria di oltre 11mila (ma su “soli” 20mila voti). Il “prodotto” politico funziona, dunque, anche se non sfonda. Resta da capire quanto i numeri si tradurranno in postazioni di potere. E come andrà il rapporto tra alleati. I leghisti calabri non hanno partecipato al tarantella party. Tra il laconico e il calvinista la spiegazione del commissario Cristian Invernizzi: “Abbiamo la nostra sede per festeggiare, e poi c’è lavorare”.
I DEM E LA BASE ELETTORALE A proposito di lavorare: leggi alla voce centrosinistra. Nella Calabria che vota ancora per apparati, la scelta del Pd di rinunciare a una parte dei suoi ha permesso a Callipo di impostare una campagna elettorale basata sul rinnovamento ma non ha allargato la base elettorale. Era uno degli obiettivi fissati dai dem: aprire la scatola (chiusissima) del consenso a nuovi elettori. Il tentativo, ha ammesso l’imprenditore del tonno, non è riuscito. Le rivoluzioni, anche quelle dolci, hanno bisogno di tempo. E Callipo ha intenzione (lo ha spiegato a meno di 24 ore dal voto) di continuare la propria battaglia. Di sicuro, con una percentuale di votanti confermata al 44%, la vittoria del centrodestra è apparsa da subito scontata.
I FLUSSI: QUANTO PERDONO LEGA E M5S Riserva, invece, qualche sorpresa l’analisi dei flussi elettorali offerta – quasi a caldo – da Swg. In attesa che se ne occupino anche i prof del dipartimento di Scienze politiche dell’Unical (l’appuntamento è fissato per mercoledì prossimo), la società valuta che Jole Santelli abbia conquistato voti dagli astenuti e dagli elettori M5S. “Secondo l’analisi dei flussi di voto Swg – che si basa su un campione di mille residenti in Calabria –, quasi un terzo tra chi ha optato per il centrodestra non aveva votato alle scorse europee mentre il 10,3% di voti arriva dal bacino di elettori pentastellati”. Avrebbe “convinto gli astenuti anche Pippo Callipo: tra chi ha votato centrosinistra (30,1%) il 44,2% non aveva votato alle europee mentre il 9,5% aveva votato M5S. L’astensione pesa però sull’esito del Pd che, pur rimanendo il primo partito, scende dal 18,3% al 15,2%: il 32% infatti non ha votato”. Uno dei dati notevoli è la fuga verso l’astensione nel M5S: in questo caso a non aver votato sarebbe il 43,3%: segno che la delusione che serpeggia nell’elettorato grillino è a livelli preoccupanti. La Lega, invece, dimezza i voti confrontando le elezioni Ue di maggio 2019 e il voto in quest’ultima tornata. Il Carroccio perde consensi a favore degli alleati della coalizione: il 24,3% ha votato FdI, FI, lista Santelli. Anche per questo la Calabria è un nuovo laboratorio per la “rifondazione” del centrodestra. Che, sotto sotto, spera che tra il Pollino e lo Stretto si nasconda la ricetta per limitare l’ingombrante Salvini. (p.petrasso@corrierecal.it)

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