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La Calabria ha un presidente donna ma «parla poco al femminile»

Nell’analisi del voto degli accademici dell’UniCal è finita la scarsa attenzione dei quattro candidati alla questioni di genere. La Santelli vince in tutti i comuni, Callipo se ne aggiudica 48 (l’u…

Pubblicato il: 29/01/2020 – 19:50
La Calabria ha un presidente donna ma «parla poco al femminile»

di Michele Presta
RENDE È una Calabria con un governatore donna ma che non parla al femminile. Jole Santelli è il primo presidente di regione di genere femminile ma nei programmi elettorali della candidata eletta, così come in quella dei suoi competitor, l’attenzione per le questioni di genere latitano. È uno dei tanti aspetti emersi dall’analisi del voto realizzata dal dipartimento di scienze politiche dell’Università della Calabria, che anche per le elezioni regionali, ha promosso un pomeriggio di confronto.
Dei candidati alla carica di presidente, tutti invitati, l’unico a presentarsi al foto-finish è Francesco Aiello. La questione di genere è stata analizzata dalla docente Giovanna Vingelli. «Il centrodestra ha candidato alla carica di presidente una donna anche perché è quello che succede quando i partiti politici sono in crisi sulla scelta di un candidato», ha spiegato la docente. «Questo conferma anche la quasi totale assenza di donne nel centrosinistra, nel quale assistiamo al fenomeno opposto. I posti a disposizione si contraggono e quindi diminuiscono gli spazi a disposizione per i candidati di genere femminile».
Solo il 19,7% di candidate nel 2020, contro il 21,3% di cinque anni fa. Ventiquattro liste ne hanno candidato 1 (il minimo per essere ammesse), 8 hanno optato per due candidate donne, 5 liste ne hanno schierato 3 e solo 1 aveva 5 candidate (Jole Santelli Presidente, circoscrizione nord). Ma quello che balza all’occhio dall’analisi dei dati è che meno dell’8% di esse raggiunge delle preferenze utili ad una elezione. «Si tratta di un dato che conferma come alle candidate donne spesso si accordi un numero di preferenze che non supera i 100 voti».
Ma se nelle urne i dati sono così risicati, diversamente non succede nei programmi elettorali. «Nel programma di Jole Santelli solo l’incipit è rivolto alle donne. Poi il linguaggio ritorna al maschile – aggiunge la docente -. Nessuna riflessione sull’impatto di genere e sul tasso occupazionale femminile. Tansi riesce addirittura ad occuparsi della questione delle donne nel capitolo dove si fa riferimento all’assistenza sociale».
LA MIOPIA DELLA SINISTRA La questione di genere, però, riguarda l’universo della sinistra in generale. Non è solo la Calabria a puntare poco (e male) sulle donne in politica. Al contrario la destra (soprattutto quella non moderata) punta tutto su leader femminili. «Della miopia della sinistra se ne approfittano le destre – spiega Giovanna Vingelli – sia a livello nazionale che a livello europeo. Lo fanno mettendo in correlazione le paure che generano i fenomeni migratori con la necessita di proteggere le donne dai pericoli che ne derivano. Parlano di povertà, di famiglia, di aborto di esclusione dal lavoro ed intercettano tutti i voti delle persone che grazie ai movimenti femminili hanno goduto dell’emancipazione».
«UNA VISIONE PREVEDIBILE» Il grafico dell’alternanza è plastico. Dal 1995 destra e sinistra si alternano al governo della regione. «Il risultato era più che scontato – spiega il docente Roberto De Luca -. A fare la differenza alle elezioni regionali sono i candidati e il centrodestra ha presentato delle liste oltremodo competitive». Gli indici di preferenza, invece, ridimensionano il fenomeno leghista. Il Carroccio non supera il 60% mentre invece per la lista Jole Santelli Presidente la percentuale è del 93,4%, maggiore per la Casa delle Libertà che si attesta al 95,9%. Il Pd è al 77,3% mentre i Democratici e Progressisti sono al 94% «Gli indici alti – aggiunge il docente – confermano come tra queste liste ci siano dei candidati per riconosciuti dagli elettori».
Le curiosità però non finiscono qui. Nelle proiezioni dell’accademico ci sono anche i confronti con le recenti Europee in determinati comuni. A San Roberto (provincia di Reggio Calabria) la Lega passa dal 43,5% al 4%, a Rosarno il “Capitano” perde il 35,3% e si assesta all’ 11,8%. A San Pietro in Amantea passa dal 59,7% al 4,21% «In questo caso la spiegazione è semplice – spiega De Luca – il sindaco prima sperava di essere tra i candidati leghisti, poi il passaggio non si è concretizzato e si è candidato con Fratelli d’Italia che infatti è al 72,28%».
LE CALABRIE Vince quasi ovunque il centrodestra. La coalizione di Pippo Callipo si aggiudica soltanto 48 comuni di cui l’unico grande è Lamezia Terme. Tansi non vince in nessuna città mentre Aiello vince nel comune dov’è nato (Carlopoli) e poi a Soveria Simeri. «Il dato che colpisce – aggiunge il professore Domenico Cerzosimo – è che da Borgia fino a Lamezia Terme, il centrosinistra sulla costa non riesca ad aggiudicarsi nessun comune. La costa è off limits. Jole Santelli ha vinto ovunque e possiamo tranquillamente dire come l’effetto “sardine” di cui ha goduto l’Emilia Romagna in Calabria non ha avuto nessuno effetto». La cartina diventa variopinta quando il docente passa all’analisi delle liste che si sono aggiudicate i comuni. A Reggio Calabria il solo Nicola Irto riesce a fronteggiare il centrodestra, ma poi per il resto si configurano tre Calabrie. «Una nero-azzurra (Fi-Fdi) che è riferibile all’area dello stretto. Una bianco-rossa riferibile (Pd-Dp) all’area della presila cosentina, infine abbiamo una Calabria arcobaleno, dove per ogni comune prevale una lista diversa».
L’ELETTORE REGIONALE E LA LEGGE ELETTORALE Non è passato inosservato sotto la lente degli accademici dell’UniCal la sperequazioni di voto tra Emilia Romagna e Calabria. «Il boom emiliano – spiega Antonello Costabile – è riferibile a quanto successo con lo scandalo “rimborsopoli” di 5 anni fa che aveva portato la società civile a non votare proprio. Adesso sono ritornati, lì c’è una società civile veramente emancipata dalla politica e dunque non c’è stato nessun effetto sardine». Per il docente, gli elettori calabresi non credono al voto delle elezioni regionali. «I calabresi pensano che si possano cambiare le cose con le elezioni politiche, non con quelle regionali. È per questo che alle elezioni politiche forze come il Movimento 5 Stelle raggiungono il 40% e poi alle amministrative e alle regionali scompaiono dai radar». Dispersi più di 118mila voti, quelli dati a Tansi e ad Aiello. «La riforma elettorale merita di essere aggiornata – spiega Guerino Nisticò -. La soglia di sbarramento è troppo alta e si rischia in questo modo che una fetta cospicua dell’elettorato rimanga completamente priva di rappresentanza. Queste soglie, invogliano l’elettorato verso il voto utile, ritengo debba essere aggiornata, chiaramente tenendo conto anche del fatto che bisogna evitare quello che succedeva in passato con i monogruppi». (m.presta@corrierecal.it)

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