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ANNO GIUDIZIARIO A CATANZARO | Introcaso: «Sereni nonostante il terremoto nel distretto» – VIDEO

Nell’introduzione il presidente della Corte d’Appello ha citato le vicende giudiziarie che hanno interessato alcuni magistrati del distretto: «Al sentimento di stupore si accompagna la serenità del…

Pubblicato il: 01/02/2020 – 10:24
ANNO GIUDIZIARIO A CATANZARO | Introcaso: «Sereni nonostante il terremoto nel distretto» – VIDEO

CATANZARO «Con ferma serenità e fiducia assoluta nell’operato degli inquirenti, abbiamo vissuto il vulnus indelebile inferto alla comunità giudiziaria derivato dai provvedimenti giurisdizionali e disciplinari riguardanti magistrati del distretto, titolari di incarichi di grande responsabilità». Con queste parole il presidente della Corte d’Appello di Catanzaro Domenico Introcaso ha introdotto l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2020. Il riferimento è alle recenti indagini che vedono implicati, dalla procura di Salerno, responsabile delle indagini sui magistrati calabresi, giudici del distretto di Catanzaro. «Al sentimento di stupore, dolore, inquietudine professionale e personale – ha aggiunto Introcaso – si accompagna la serenità di essere giudici che si affidano e restano affidati ad altri giudici, fedeli al mandato costituzionale di essere gelosi custodi della giurisdizione e del processo in cui il giudice terzo, e non parte, e amministra la giustizia in nome del popolo italiano. I recenti accadimenti, nati nel distretto e originati da indagini del distretto, delineano un quadro di negazione degli elementi fondanti l’esercizio della giurisdizione. Mi sia dato affermare a nome di tutti i 292 magistrati togati in servizio che solo attraverso la giurisdizione, l’accertamento rigoroso dei fatti, si possono recuperare gli elementi identitari di noi, chiamati a iusdicere». Le ultime indagini condotte dalla Procura di Catanzaro sono state la presenza invisibile ma costante all’inaugurazione dell’anno giudiziario 2020. Su tutte, “Rinascita-Scott” che lo scorso 19 dicembre ha portato a 334 misure cautelari riguardo alle quali in queste settimane si sta pronunciando il Riesame. Un’inchiesta oggetto di attacchi e difese. Tra gli attacchi quello trasmesso su Facebook, e poi ritirato, dall’onorevole dem Enza Bruno Bossio, il cui marito è indagato per traffico di influenze illecite, destinatario di un divieto di dimora poi revocato dal gip. Seduta in prima fila, non è passato inosservato il mancato applauso della Bossio all’intervento del procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri. Un anno giudiziario, quello 2020, che si apre con l’assenza di quattro giudici, oggetto di vicende giudiziarie presso il tribunale di Salerno (competente per le indagini che riguardano i magistrati calabresi): Eugenio Facciolla (ex procuratore di Castrovillari, trasferito a Potenza), Vincenzo Luberto (procuratore aggiunto della Dda, traferito a Potenza), Marco Petrini (presidente della seconda sezione della Corte d’Assise d’Appello, tratto in arresto il 15 gennaio), Otello Lupacchini (procuratore generale, trasferito a Torino).
“Va ricordato che il 19 dicembre 2019 – ha detto Introcaso – era eseguita una misura cautelare personale nei confronti di 334 indagati per reati associativi, 416 bis codice penale. L’ordinanza di cautela annovera 12.500 pagine e si fonda su acquisizioni indiziarie compendiate in circa un milione di fogli. Il presidente del Tribunale di Catanzaro prospettava il prevedibile collasso del settore Riesame: si è posto rimedio con l’applicazione infradistrettuale di tre magistrati. Va dato poi atto della sensibilità della settima commissione del Csm che ha promosso l’applicazione extradistrettuale di 4 magistrati in regime privilegiato». Secondo Introcaso gli uffici «in maggiore sofferenza sono quelli di Paola (46% di scopertura), Castrovillari (40%), Catanzaro (26%)”. Sofferenza anche per il Tribunale distrettuale e gli uffici gip/gup in particolare. “Il tribunale distrettuale – ha detto il presidente della Corte d’Appello –, per vero, e in particolare gli uffici gip/gup e Riesame, presentano segni di preoccupante criticità riconducibili alla scopertura del 30% del primo ufficio e all’afflusso di affari il secondo».
INTERVENTO DEL CSM I magistrati del distretto di Catanzaro, «lavorano in un territorio particolarmente difficile, connotato dalla presenza di una fortissima criminalità organizzata capace di penetrare nei settori dell’economia, della politica delle istituzioni, con ombre anche su appartenenti alla magistratura. Un distretto connotato da risorse insufficienti rispetto alla domanda di giustizia». Lo ha detto Elisabetta Chinaglia, rappresentante del Consiglio superiore della magistratura nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2020 a Catanzaro. «Proprio per tali connotazioni strutturali e territoriali – ha proseguito Chinaglia – è necessario che la magistratura sappia tenere un livello elevato di tensione ideale e morale». La scopertura dell’organico spesso grava, ha sottolineato il rappresentante del Csm, sui magistrati più giovani, al loro primo incarico, «ossia su coloro che avrebbero bisogno di una guida esperta». «Il Csm anche a seguito delle importanti iniziative giudiziari intraprese dalla Dda di Catanzaro nell’ultimo mese, ha focalizzato la propria attenzione proprio sulla situazione di emergenza di questi uffici e ha intrapreso una serie di iniziative in particolare riguardo ai magistrati degli uffici giudicanti che stanno procedendo nella prima fase di vaglio cautelare nell’ambito del procedimento in questione (Rinascita-Scott, che ha portato all’arresto di 334 persone). In uno Stato di diritto le iniziative dell’autorità giudiziaria possono essere oggetto di critica, anche aspra, ma non possono essere oggetto di delegittimazione. Per questo all’indomani dell’esecuzione di numerose misure cautelari noi ci siamo schierati a difesa della magistratura di Catanzaro a fronte di critiche generiche tali da rischiare di indurre la convinzione che la criminalità organizzata sia invincibile e che sia inutile ogni iniziativa giudiziaria». Vicinanza è stata espressa nei confronti dei magistrati del Riesame «impegnati nel difficilissimo compito di verifica delle contestazioni cautelari».
FEMMINICIDI IN AUMENTO IN CALABRIA In assenza del procuratore generale, questi è stato sostituito dall’Avvocatura della Procura generale. Undici sono stati i punti sui quali si è concentrato l’intervento del rappresentante dell’Avvocatura, Beniamino Calabrese. Spicca il capitolo dedicato alla violenza di genere. «I procuratori del distretto segnalano un aumento degli omicidi – è scritto nella relazione – e dei reati di genere (in particolare omicidi, aggressioni, maltrattamenti, stalking prevalentemente in danno delle cosiddette fasce deboli: donne e minori) per contrastare i quali sono stati creati gruppi di lavori di magistrati specializzati e adeguamenti dei Progetto organizzativi degli uffici di procura con sollecite e adeguate direttive alle Forze dell’ordine per garantire immediatezza efficacia e pronta tutela alle vittime di questi odiosi reati. La Regione Calabria è al secondo posto nella classifica nazionale dei femminicidi in rapporto agli omicidi che avvengono in Calabria».

GRATTERI: «CONTINUATE A DENUNCIARE» «Continuate a inondarci di denunce». Così ha concluso il proprio intervento il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri. Un intervento che ha avuto inizio con un ringraziamento alla vicinanza che la Procura ha sempre avuto da parte del presidente della Corte d’Appello Domenico Introcaso. Una vicinanza che ha aiutato a crescere, anche sul piano fisico, «una Procura degna di questo nome», e che si sta estendendo sulla costruenda nuova Procura e sulla costruenda nuova aula bunker nel territorio di Vibo Valentia. Un ringraziamento è poi andato al Consiglio superiore della magistratura che ha contribuito a portare sul tavolo, del ministro Bonafede un aumento della pianta organica, in Italia, di 600 unità. Per quanto riguarda le criticità, secondo Gratteri la Procura avrebbe bisogno di 2 persone, e non una, nell’aumento dell’organico. E per quanto riguarda il Tribunale l’aumento dei giudici dovrebbe essere di 4 unità e non di due, come disposto. Il procuratore Gratteri ha auspicato anche un’equa redistribuzione del personale di polizia giudiziaria. Nella sua Procura mancano 18 persone mentre in altre Procure c’è un esubero anche di 156 unità. «C’è un comitato per l’ordine e la sicurezza ormai permanente a Catanzaro», ha detto Gratteri ringraziando il prefetto del capoluogo Francesca Ferrandino. Parole che riportano alle recenti disposizioni per l’aumento delle misure di sicurezza rispetto all’incolumità del procuratore. L’ultimo pensiero di Gratteri è andato al personale della Procura e ai suo magistrati che oggi lavorano anche come applicati nei processi d’appello sulle indagini che riguardano il contrasto alla criminalità organizzata. Nel 2016, quando si è insediato come procuratore capo, l’ufficio di Procura contava 16 anni di arretrati. L’ultima ispezione ministeriale, oggi, conta 206 pagine di elogi. «Non finirò mai di ringraziare tutto il personale della Procura», ha concluso Gratteri che ha invitato i cittadini a proseguire con la fiducia, e le numerose denunce con le quali si affidano ai suoi Uffici.
«VA FUGATO IL RISCHIO DI MANCANZA DI FIDUCIA» «Il rischio della mancanza di fiducia del popolo italiano – ha aggiunto il presidente della Corte d’appello di Catanzaro – va fugato dunque attraverso la giurisdizione, attraverso il giudizio conseguente alla ricostruzione dei fatti, che noi tutti, anche nelle presenti vicende, attendiamo con fiducia. La disponibilità all’accountability quest’anno è marcata da questa ulteriore esigenza di recupero della storica immagine della magistratura catanzarese con l’offrirsi al giudizio attuato attraverso i canoni ordinamentali e processuali, come risposta al vulnus dolorosissimo inferto. Alla disponibilitàdell’accountability si accompagna ka riaffermazione dell’impegno dei giudici e della magistratura tutta».
Introcaso ha infine osservato: «Mi si permetta una mozione della memoria, richiamando quello che questo Distretto, questa città, questo corpo di giudici è riuscito a compiere nel processo sulla strage di Piazza Fontana. Quel processo, per una stramba circolarità della storia, è stato affidato al Distretto di Catanzaro, al quale era stato sottratto, per simmetria diseguale, 100 anni prima il processo a Garibaldi, con analogo principio di negazione fiduciaria». «Ebbene – ha rimarcato il presidente della Corte d’appello – i giudici del processo di Piazza Fontana, con impegno e sacrificio, in pregiudizio della loro vita e quella delle famiglie, resistendo ai condizionamenti, alle pressioni mediatiche, alle suggestioni, alle lusinghe del potere, con agire nella giurisdizione fermo e sereno hanno salvato le istituzioni repubblicane». «E – ha concluso Introcaso – con lo spirito, l’impegno di quel corpo magistratuale ci accingiamo ad agire nell’anno che verrà»
L’ORDINE DEGLI AVVOCATI «Il nostro distretto vive uno dei momenti più difficili della sua storia, perché per la prima volta celebriamo l’inaugurazione dell’anno giudiziario in assenza del Procuratore Generale, trasferito in forza di un provvedimento disciplinare lampo che comunque ha attestato la preesistenza di un conflitto tra, organi dell’amministrazione giudiziaria, Procura Generale e Dda; perché alcune delicate inchieste (“Rinascita-Scott”, “Genesi”e quelle riguardanti altri due Procuratori della Repubblica trasferiti a Potenza) hanno visto il coinvolgimento e/o addirittura l’arresto di magistrati, avvocati ed altri figure di spicco del nostro tessuto sociale» Così ha esordito il presidente dell’ordine degli avvocati di Catanzaro Antonello Talerico, nel suo intervento durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario nel capoluogo calabrese. «Il distretto di Corte di Appello di Catanzaro, all’indomani degli arresti, – aggiunge – ha dovuto prendere atto pubblicamente di condotte patologiche e deviate provenienti dal suo interno, proprio da coloro i quali avrebbero dovuto essere i garanti del corretto esercizio della funzione giurisdizionale». Condotte che dovrebbero spingere, secondo Talerico, ad una presa forte di responsabilità per evitare il proliferare la cultura del dubbio e del sospetto. «I protagonisti principali del sistema giustizia, avvocati e magistrati, sono messi gravemente in discussione dall’opinione pubblica, e di conseguenza il medesimo sistema si dimostra vulnerabile e preoccupantemente fallibile e tutto viene amplificato dalla diffusa cultura del sospetto». Non c’è solo da considerare però il rapporto tra giustizia e opinione pubblica secondo il presidente dell’ordine degli avvocati catanzaresi, ma anche quello tra territorio e istituzioni.  (ale.tru.)

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