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Incubo a Cosenza, costringeva moglie e figlia a prostituirsi per 5 euro

Una tremenda storia di degrado e vessazioni finita grazie all’intervento della Procura e dei carabinieri. In carcere un “orco” 53enne, ai domiciliari suo figlio. La denuncia di un cliente e lo scen…

Pubblicato il: 03/02/2020 – 11:35
Incubo a Cosenza, costringeva moglie e figlia a prostituirsi per 5 euro

COSENZA È un incubo, quello a cui hanno messo fine i carabinieri della Stazione di Cosenza principale, alla fine di una laboriosa inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Cosenza. Un padre e marito “orco”, M.M.R., di 53 anni, è finito in carcere. Per suo figlio, M.G., 27enne, il gip ha invece disposto gli arresti domiciliari. Le accuse sono, a vario titolo, “favoreggiamento della prostituzione” e “maltrattamenti” commessi nei confronti dei familiari congiunti.
I CLIENTI TROVATI DALL’ORCO La storia di degrado si svolge a Cosenza: qui, dal mese di ottobre del 2018 e per oltre un anno, le due vittime, madre e figlia, rispettivamente di 51 e 20 anni, sono state costrette a subire ripetute violenze fisiche e verbali nonché ad avere rapporti sessuali non consensuali con diversi clienti procacciati dall’“orco”.
Le indagini hanno documentato reiterati atti di violenza, minaccia e umiliazione con cui M.M.R. ha costretto la moglie, con riconosciuta invalidità civile al 100%, e la figlia a consumare rapporti sessuali occasionali con clienti reclutati dall’uomo, dietro un compenso di 5-10 euro per ogni prestazione.

OFFESE E MINACCE Il 53enne è accusato di aver leso, con inaudita violenza, con più azioni reiterate nel tempo, l’integrità fisica e morale della moglie, sottoponendola, a sofferenze fisiche e morali. In particolare, la donna è stata più volte apostrofata con espressioni fortemente offensive e altre parole dal forte connotato ingiurioso, anche in relazione alla propria condizione di disabilità; ha dovuto subire pugni, schiaffi e pestaggi di inaudita violenza; ha vissuto con l’angoscia di essere rinchiusa in una casa di cura qualora non avesse smesso di lamentarsi; in un’occasione è stata anche minacciata di morte con un coltello.
LA DENUNCIA DI UN EX CLIENTE L’attività d’indagine ha avuto inizio dalle dichiarazioni rese da un cittadino, che ha deciso di rivolgersi ai carabinieri esasperato dalle continue richieste di denaro formulategli da M.M.R.. Nella circostanza, l’uomo ha ammesso di aver avuto rapporti sessuali sia con la consorte che con la figlia dello stesso, dietro il pagamento di esigue somme di denaro. Teatro di questi odiosi episodi – ai quali talvolta assisteva personalmente il 53enne – erano i parcheggi sotterranei della stazione ferroviaria di Vaglio Lise e un’area sotto il ponte di Calatrava, a ulteriore riprova dell’assenza di ogni forma di inibizione.
LE INTERCETTAZIONI Le intercettazioni hanno permesso di acquisire ulteriori elementi di prova che hanno confermato la gravità delle condotte di favoreggiamento della prostituzione in danno della moglie invalida e della figlia, nonché gli innumerevoli maltrattamenti consumati in ambito familiare. I colloqui captati hanno restituito una fotografia fedele e coerente dei fatti accertati e delle responsabilità: si sentono chiaramente le espressioni ingiuriose e mortificanti rivolte dal marito e dal figlio alla congiunta; si percepisce la sofferenza psichica e la difficoltà della donna a leggere la situazione ed a comprendere il significato delle azioni dei suoi familiari; si coglie con evidenza la condizione di assoluta soggezione psicologica della vittima nei confronti dei familiari tutti e, in particolare, del marito; si ascoltano infine le dolenti lamentele della donna allorquando viene umiliata, violata o colpita.
L’AGGRESSIONE DEL FIGLIO L’ultimo episodio documentato dai Carabinieri risale ad ottobre 2019, quando il figlio ha aggredito la madre all’interno di una struttura di accoglienza, nonostante la presenza del direttore che ha immediatamente richiesto l’intervento dei militari dell’Arma. A seguito di tali fatti la vittima è stata ricoverata presso l’Ospedale di Cosenza e successivamente in una clinica specializzata, al fine di sottrarla alla violenza subìta da parte dei familiari.

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