ROMA «Far osservare i codici non significa essere manettaro». E «più che la cultura manettara credo che ci sia una presunzione di impunità da parte di chi gestisce il potere». Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica di Catanzaro, entra nell’agone mediatico a “Di martedì”. E sottolinea che «chi ha potere non vuole essere controllato. Chi manovra idee e pensieri pensa di essere al di sopra delle leggi. Così chi vuole far osservare i codici diventa un manettaro, uno che tarpa le ali alla democrazia».
Per Gratteri, «la magistratura è sana, anche se ci sono alcune mele marce. Il 99% dei magistrati sono persone oneste».
LE DOMANDE DI SALLUSTI Il procuratore capo di Catanzaro viene sottoposto al fuoco di fila delle domande di Alessandro Sallusti, direttore del Giornale. Al giornalista che gli chiede se «mille arresti ingiustificati all’anno» siano «una cifra fisiologica», o piuttosto non ci sia «un problema», Gratteri risponde che la cifra è fisiologica. E continua: «Lei l’altra sera ha fatto l’esempio degli Stati Uniti: lo sa quanta gente muore innocente sulla sedia elettrica negli Stati Uniti?». «Non è una bella cosa», risponde Sallusti. «È vero – chiosa il procuratore –, ma lei ha eletto quel sistema a esempio di qualcosa che funziona, io avrei paura a vivere negli Stati Uniti, dove i procuratori vengono eletti ma dopo tre anni cercano di andare a lavorare nelle aziende private».
«IN POLITICA ANCHE MEDIOCRI E FACCENDIERI» Inevitabile un passaggio sulla politica. Per Gratteri «c’è un problema di qualità. Purtroppo i professionisti affermati o la gente colta, la gente dotta, non si impegnano in politica. Hanno paura di sporcarsi, hanno paura di rimanere invischiati. E quindi spesso, non sempre ma spesso, ci sono dei mediocri o dei faccendieri che entrano in politica per fare affari, per fare business, per gestire potere».
LA MANCATA NOMINA A MINISTRO Il procuratore capo di Catanzaro ricorda ancora una volta la storia della propria mancata nomina a ministro nel governo Renzi. «Io ho incontrato per la prima volta Renzi la sera prima che andasse da Napolitano – dice –, me lo ha presentato Delrio che conoscevo da quando era sindaco a Reggio Emilia. Discutiamo due ore e mezzo di giustizia, con Renzi che mi faceva domande a raffica. Lo vedevo eccitato, voleva sapere cosa pensavo. “Non ho il carattere, io sono un decisionista”, gli dico. “Le do carta bianca, può cambiare tutti gli uomini che vuole al ministero”, risponde lui. Io avevo in testa la rivoluzione dei codici e su quelle basi gli ho detto “sì”. Nel pomeriggio successivo mi chiama Delrio, mi passa Renzi che conferma tutto: “Lei è nell’elenco, non è che poi si tira indietro”. “Se mi dice che mi dà carta bianca dico di sì”, rispondo. Qualche ora dopo, quando ho visto che la porta non si apriva capisco che stanno litigando per me. E, in fondo, ho fatto un sospiro di sollievo. Chi mi vuole bene dice che devo accendere due candele a Napolitano ogni mattina».
L’INCHIESTA “RINASCITA” Il conduttore Giovanni Floris chiede a Gratteri se, davanti a un’operazione con centinaia di arresti come “Rinascita Scott” non si rischia di fare mattanza delle garanzie individuali». Il magistrato risponde facendo leva sui numeri: «Quest’indagine nasce il 16 maggio 2016, gli arresti sono del 19 dicembre 2019. Ci hanno lavorato 300 carabinieri per quasi tre anni e ci sono 5 pubblici ministeri che hanno scritto una richiesta di misure cautelari di 13.500 pagine. Un gip ha impiegato un anno e mezzo per decidere. Nel frattempo sono morti 10 indagati per cui avevamo chiesto la misura cautelare. Questo per dire quali sono i tempi della giustizia».
LO “SCONTRO” CON SENALDI Uno scambio molto acceso ha caratterizzato la breve intervista del direttore di Libero Luigi Senaldi al procuratore di Catanzaro. Senaldi ha esordito dicendo che se – come dice Gratteri – le migliori energie del Paese non fanno politica, forse è anche per colpa della magistratura che indaga spesso sui politici finendo per delegittimarli e per inibirne le azioni.
«Intanto dobbiamo valutare – risponde il magistrato –: stiamo parlando di un territorio dove la ‘ndrangheta controlla il respiro e il battito cardiaco, territori dove è difficile vivere e amministrare. Una cosa è l’abuso d’ufficio, una cosa è l’associazione a delinquere di stampo mafioso. E poi, messa così, sembra che uno la mattina si alza e dice “sai che c’è, ora devo azzoppare il sindaco di Milano”. Ma per quale motivo con tante cose che si hanno da fare in ufficio uno dovrebbe pensare al sindaco di Milano?».
«Magari per finire su un bel giornale o magari per fare una carriera politica e finanche a sostituirlo», risponde il giornalista. Che poi fa l’esempio del sindaco di Napoli Luigi de Magistris, passato proprio dalla Procura di Catanzaro alla politica, e ricorda il caso dell’Ilva, a suo dire chiusa da un pm che poi ha tentato di diventare sindaco di Taranto
«Quanti altri sindaci ci sono – replica Gratteri –, rispetto a tutti i processi dei magistrati su politici indagati e condannati che hanno seguito quella strada? Rispetto a questi due esempi, può affermare che si tratti di un sistema?», è la chiosa.
x
x