di Luca Latella
CORIGLIANO ROSSANO In due anni il mare ha eroso anche fino a 50 metri di spiaggia. È questo il quadro ed il dato allarmante delle spiagge rossanesi dopo la quarta mareggiata in ventiquattro mesi, abbattutasi sullo Jonio mercoledì notte.
Onde alte anche cinque o sei metri e vento oltre i 50 nodi hanno sferzato la costa ed il moto ondoso ha completamente eroso grandi porzioni di spiaggia, arrivando in alcuni punti alla strada.
La linea del mare, la battigia, al momento sembra completamente scomparsa anche se è probabile che il mare la restituirà nei prossimi giorni.
Il mare prende, il mare da, insomma. Ma di certo un “argine” al fenomeno va individuato e attuato. Anche perché proprio il mare rappresenta una delle “fabbriche” della città. In mattinata molti stabilimenti balneari hanno registrato danni, anche gravi e comunque sarà un’impresa ristabilire gli equilibri, oggi sempre più instabili, della spiaggia. Nei circa 40 chilometri di costa comunale, a Schiavonea, il fenomeno spesso sembra essere meno violento anche per le dimensioni degli arenili, ben più ampi rispetti alle rive rossanesi.
La costa jonica, dunque, è ormai flagellata dal fenomeno erosivo da anni ed anche al sud del fiume Trionto, vero e proprio “spartiacque” salvifico ma in costante arretramento, come spiegherà il geologo Tonino Caracciolo, ha sostanzialmente cancellato le spiagge di Mirto, Fiumarella, Calopezzati, erodendo anche un centinaio di metri.
Il forte vento di tramontana, ancora, ha spirato anche in città e più in generale sulla costa, dove ha causato diversi danni, abbattuto alcuni alberi e divelto alcune tettoie.
«LA REGIONE BRILLA PER LA SUA TOTALE INEFFICIENZA» Il geologo Tonino Caracciolo, nel recente passato coordinatore tecnico del Piano di Assetto idrogeoligico regionale e direttore scientifico dell’osservatorio delle trasformazioni territoriali previsti dalle leggi regionali, ha spiegato al Corriere della Calabria come stanno le cose, senza disdegnare critiche alla Regione Calabria che dovrebbe occuparsi dei rischi e della loro prevenzione.
«La spiaggia di Rossano ha subìto un’aggressione violenta negli ultimi due o tre anni con un arretramento anche di 50 metri – spiega Tonino Caracciolo –. Ma il processo è attivo già da decenni e la causa, sostanzialmente è dovuta allo smantellamento della foce del Trionto, arretrato dal 1957 ad oggi di un centinaio di metri. Ne consegue che i venti che provengono da fetch lontani, da grandi distanze come la Grecia, riescono ad aggredire la costa mentre prima questa aveva una protezione proprio dalla foce del Trionto».
Delta che arretra «per effetti legati alla diminuzione del trasporto solido ad opera delle acque piovane quando ci sono le piene nei torrenti». Insomma, per il geologo è una «concatenazione di eventi» a condurre a «risultati catastrofici».
«Il fenomeno – aggiunge – è generalizzato in Calabria, oggetto di un piano stralcio dell’erosione costiera nell’ambito delle attività di difesa del suolo dell’Autorità di bacino, ma è anche un processo sostanzialmente sconosciuto nelle dinamiche profonde e tecnico-scientifiche».
Una panacea ai mali sembra esserci e «prima di pensare ai rimedi, dovremmo analizzare l’esatta dinamica del fenomeno; analisi dei venti, provenienza, velocità, costanza, mono o pluri direzionalità, analisi del moto ondoso. A tal proposito sulla costa non c’è un ondametro e quello più vicino è situato a Crotone, ma non è significativo per il nostro ambito, che si chiama settore di traversia, una sezione omogenea che si estende da Roseto Capo Spulico a Capo Trionto. E poi – spiega ancora Tonino Caracciolo – dovremmo analizzare i fondali sia nella loro profondità, la batimetria di dettaglio, sia nei flussi del materiale sabbioso che avviene ad opera delle correnti marine».
Se, quindi, non si esegue un’analisi complessiva «non saremo mai in grado di predisporre un rimedio o se li predisponiamo, sono inadeguati e spesso sortiscono l’effetto contrario».
ABR E DISTRETTO Intanto il tempo passa, i danni saranno man mano maggiori e la costa sarà sempre più erosa, nel mentre «l’Autorità di Bacino Regionale non esiste più e la Regione non ha avuto né la capacità politica, né tecnica di approntare una struttura che intervenisse soprattutto in momenti di emergenza come questi, per poi procedere ad analizzare il fenomeno e capire cosa fare».
«Le funzioni dell’Autorità di Bacino – specifica ancora Caracciolo – sono state trasferite da qualche anno ad un’autorità interregionale, il Distretto idrografico dell’Appennino Meridionale che ingloba quattro regioni e che operativamente è molto distante da noi (a Caserta, ndr). Il comune di Corigliano Rossano è stato il primo in Calabria a stipulare un accordo per lavorare in sinergia col Distretto, ma su questi temi non è ancora attivo, per cui bisognerà accelerare i tempi e iniziare a lavorare immediatamente».
L’ultima “considerazione”, Tonino Caracciolo, la indirizza alla Regione, che «brilla per la sua totale inefficienza. Ha a disposizione 50 milioni di euro, spendibili dal 2013, ma ne ha impegnati solo il 10%. Abbiamo, dunque, programmi di interventi sulle coste per la tutela delle spiagge con annessi finanziamenti ma questi sono fermi da anni perché le burocrazie sono i principali nemici dei processi di prevenzione dei rischi».
Lo Jonio rimarrà – nel vero senso della parola – in balia delle onde? (l.latella@corrierecal.it)
https://youtu.be/6sqmSdFar34
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