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Operazione "Il Principe", il procuratore chiede la conferma delle quattro condanne

Requisitoria dinanzi alla Corte d’Appello di Reggio Calabria. Il processo abbreviato si era concluso anche con tre assoluzioni

Pubblicato il: 05/02/2020 – 22:24
Operazione "Il Principe", il procuratore chiede la conferma delle quattro condanne

REGGIO CALABRIA Conferma della sentenza di primo grado e accoglimento dei motivi dell’appello del pubblico ministero. Queste le richieste del sostituto procuratore generale Giuseppe Adornato, avanzate stamani al termine della requisitoria dinanzi alla Corte d’Appello di Reggio Calabria (Monaco presidente, Garreffa e Trapani consiglieri) chiamata a giudicare il processo di secondo grado scaturito dall’operazione “Il Principe”, coordinata dalla DDA e condotta nel dicembre 2015 congiuntamente da Polizia di Stato e Carabinieri. Il processo abbreviato celebrato dinanzi al gup Antonino Laganà si era concluso con 4 condanne e 3 assoluzioni.
Personaggio di spicco che dà il nome all’indagine è Giovanni Maria De Stefano, alias “Il Principe”, condannato in abbreviato a 18 anni di reclusione. Le altre condanne in primo grado erano state inflitte per Demetrio Sonsogno a 16 anni di reclusione, Vincenzino Zappia a 13 anni e 4 mesi di reclusione; Fabio Arecchi a 2 anni e 8 mesi per il solo reato di intestazione fittizia, assolto invece dal reato associativo per il quale lo stesso pm Stefano Musolino aveva chiesto in sede di requisitoria la derubricazione in concorso esterno.
Vincenzino Zappia, che all’epoca dell’operazione “Il Principe” era stato già arrestato nell’ambito dell’operazione “Il Padrino”, qualche giorno fa è stato raggiunto da una nuova misura cautelare perché ritenuto il secondo killer del commando che 32 anni fa uccise Giuseppe Cartisano in pieno centro a Reggio Calabria, sfuggito alla cattura miracolosamente dopo un conflitto a fuoco con i Carabinieri nel quale l’altro sicario rimase ucciso.
L’operazione “Il Principe” è il frutto di due distinte e inizialmente autonome indagini condotte dalla Squadra Mobile diretta dal primo dirigente Francesco Rattà e dal Nucleo investigativo del Reparto operativo dei Carabinieri di Reggio Calabria: la prima incentrata sul ruolo di Giovanni Maria De Stefano, rampollo della nota famiglia di ‘ndrangheta rimasto in libertà, che avrebbe esercitato il governo territoriale della cosca; la seconda sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Enrico De Rosa sulle estorsioni ai danni della ditta esecutrice dei lavori di ristrutturazione del Museo Archeologico della Magna Grecia di Reggio Calabria. L’udienza è stata rinviata al 13 maggio per la discussione dei difensori. (fa.pa.)
 

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