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Tragedia sul Frecciarossa a Lodi, muore un macchinista calabrese. «Era attaccatissimo a Reggio»

Giuseppe Cicciù è una delle due vittime del gravissimo incidente in Lombardia. Quasi premonitore un suo post su facebook di qualche mese fa: «La prevenzione è l’arma migliore». Il ricordo dei colle…

Pubblicato il: 06/02/2020 – 10:12
Tragedia sul Frecciarossa a Lodi, muore un macchinista calabrese. «Era attaccatissimo a Reggio»

LODI Era andato via da Reggio Calabria, come tanti, per trovare un futuro. Viveva in Lombardia, a Cologno Monzese (che domani si fermerà: il sindaco ha disposto il lutto cittadino) da anni. Ma tornava spesso, ogni volta che poteva, nella sua città alla quale era attaccatissimo, per abbracciare la propria madre. Quella di Giuseppe Cicciù, 52 anni, è una tipica storia calabrese. Dal Genio militare era passato al lavoro in ferrovia, prima nel trasporto merci, ora come macchinista – lo era stato anche suo padre – e ha perso la vita nella tragedia sulla linea ad alta velocità in provincia di Lodi. Lascia la moglie e un figlio. Il gravissimo incidente ha provocato la morte Cicciù e del suo collega Mario Di Cuonzo, 59 anni, di Capua, e il ferimento di una trentina di persone.
IL DERAGLIAMENTO Il deragliamento del treno ad alta velocità, un Frecciarossa partito da Milano e diretto a Salerno è avvenuto nel comune di Ospedaletto Lodigiano, nei pressi del casello A1, in zona cascina Griona. A quanto risulta dai primi accertamenti, la motrice del Frecciarossa, in corrispondenza di uno scambio elettronico, si sarebbe staccata dal resto del treno, andando verso la zona dei depositi e, dopo aver urtato un carrello merci sui binari e aver percorso trecento o quattrocento metri fuori dalle rotaie, si sarebbe schiantata su un casotto delle Ferrovie dello Stato. Il resto del treno ha invece continuato la sua corsa sull’altro binario, la prima carrozza si è ribaltata e le altre carrozze sono più più o meno intatte. L’intera area viene sottoposta a sequestro dalla Polfer al termine delle operazioni di soccorso, la procura di Lodi ha aperto un’inchiesta: le indagini si starebbero indirizzando verso uno scambio a “morsetto”. Il prefetto di Lodi, Cardona, ha detto che «poteva essere una carneficina». Intanto, la Calabria piange un altro suo figlio. «La prevenzione è da sempre l’arma migliore!», aveva postato qualche tempo fa sulla sua pagina facebook il macchinista reggino, quasi come se fosse una premonizione: sui social Cicciù era molto presente, dimostrando di di amare il suo lavoro da macchinista e pubblicando diversi video di Trenitalia , tra cui quello dell’Alta Velocità con il commento riferito alla prevenzione sulla rete ferroviaria.
IL RICORDO DEI COLLEGHI «Lavorava da tanti anni come macchinista, è stato uno dei primi sui nuovi treni dell’Alta velocità. Era una persona con grande esperienza, non certo un ragazzino, non era certo uno appena arrivato»: così il segretario lombardo della Fit Cisl Giovanni Abimelech descrive all’Ansa Giuseppe Cicciù.
«È stato un nostro attivista – ha proseguito Abimelech – e nostro delegato Rsu, era molto vicino alla nostra organizzazione e noi vicino a lui. Si faceva notare, arrivava sempre con il sorriso e ce lo ricordiamo tutti, anche se negli ultimi anni si era un po’ allontanato perché aveva una nuova famiglia».
Per Abimelech quanto successo è «senza spiegazioni perché stiamo parlando di una delle infrastrutture più sicure al mondo, e abbiamo sempre avuto testimonianze in questo senso dagli esperti dell’alta velocità».
«ERA ATTACCATISSIMO A REGGIO» «Lo conoscevo da 25 anni, era una persona senza ipocrisie, ben voluto da tutti, solare, disponibile. Gli piaceva questo mestiere, amava questo lavoro, lo svolgeva con serietà impeccabile ed era molto attento alla sicurezza»: così Fortunato Foti, ferroviere e membro della segreteria lombarda della Fit Cisl, ha ricordato all’Ansa Giuseppe Cicciù.
Cicciù si era trasferito da molti anni in Lombardia, dove viveva con la moglie e un figlio, ma «era attaccatissimo» alla sua città natale, cioè Reggio Calabria, dove tornava appena poteva per far visita alla madre. «Sono talmente amareggiato e triste che faccio fatica a credere che sia morto», ha detto Foti.
«Era una persona disponibile – ha proseguito – si prendeva in carico qualsiasi problema dei colleghi e andava fino in fondo. Abbiamo iniziato insieme nella Rsu e, quando passava in stazione Centrale a Milano, ci vedevamo sempre».
FALCOMATÀ: «SIAMO SCONVOLTI» «Siamo tutti sconvolti perché un altro figlio della nostra terra è rimasto coinvolto in un incidente. Esprimo il massimo cordoglio alla famiglia e chiedo che siano verificate eventuali responsabilità per l’accaduto». Lo dice all’AdnKronos Giuseppe Falcomatà, sindaco di Reggio Calabria, parlando della morte del macchinista Giuseppe Cicciù, deceduto nel deragliamento del treno nel lodigiano.
«Lui su Facebook aveva scritto che la prevenzione è l’arma migliore, quasi a sentire quello che sarebbe accaduto – aggiunse Falcomatà -, mi ricorda un altro nostro concittadino, Nino Candido, il vigile del fuoco morto nella terribile esplosione di Alessandria. Anche lui qualche giorno prima sui social aveva scritto “quanto vale la vita di
un vigilie del fuoco”. E così come per Nino Candido, anche per Giuseppe troveremo il modo per onorare la memoria di un altro figlio della nostra terra costretto ad andare fuori per lavorare e realizzarsi, e che ora lascia la sua terra e la sua famiglia nel dolore».

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