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I racconti del “faccendiere”: «Centomila euro per risolvere un sequestro a "mafiosi matricolati"»

Emilio Santoro racconta ai pm di Salerno la vicenda dei soldi consegnati da una famiglia di Guardavalle al commercialista Schiavone per ottenere la restituzione dei beni. Storia di un’operazione an…

Pubblicato il: 08/02/2020 – 7:52
I racconti del “faccendiere”: «Centomila euro per risolvere un sequestro a "mafiosi matricolati"»

di Alessia Truzzolillo
CATANZARO
«Aveva una forza di spendere soldi il dottor Petrini che faceva spavento». In una frase Emilio Santoro, detto “Mario”, 68 anni, ex dirigente medico a Cosenza – uomo con forti addentellati nel mondo politico-amministrativo e fin dentro le aule di giustizia – descrive la situazione economica – descritta come «disastrosa» –, la forte spinta a spendere e il costante bisogno di denaro del giudice Marco Petrini, presidente della seconda sezione della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro e presidente della Commissione tributaria, tratto in arresto insieme ad altre sei persone (compreso Santoro) lo scorso 15 gennaio. Davanti ai magistrati di Salerno Santoro ha deciso di parlare, di raccontare quello che sa, da uomo molto vicino – così appare dalle sue dichiarazioni e dalle accuse mosse dalla Dda campana – al giudice Petrini. Confidente, faccendiere, Santoro racconta delle regalie che il giudice riceveva da coloro che desideravano un occhio di riguardo nelle cause penali o in quelle tributarie.
QUELLI DI GUARDAVALLE Ma Santoro non era l’unico – stando a quanto riferisce – ad avvicinare Petrini per conto di terzi. Anche un altro indagato in questa inchiesta che punta dritta alla Corte d’Appello di Catanzaro aveva “accesso” al giudice: Claudio Schiavone, commercialista di Cosenza. La vicenda narrata da Santoro riguarda una famiglia di Guardavalle alla quale erano stati sequestrati i beni. Santoro li giudica «proprio gente delinquente» e racconta che Schiavone «fa da tramite» e riceve i soldi da questa famiglia con la promessa di aggiustare le cose. «Si è andato ad impossessare di 100mila euro senza risolvere il fatto», dice il medico e assicura che il procedimento lo aveva in carico Petrini. In sintesi, Schiavone avrebbe dovuto ottenere il dissequestro corrompendo Petrini e avrebbe ottenuto 100mila euro dalla famiglia di Guardavalle per arrivare al giudice e aggiustare le cose, senza ottenere, però, risultati. Secondo Santoro «Schiavone era uno tsunami, dove passava…».
Non solo. Lo stesso Santoro avrebbe cercato di avvertire Petrini: «L’ho visto, ho detto: “Ma che stai facendo? Adesso rilasci i beni proprio ai mafiosi… mafiosi proprio matricolati”. «E allora che cosa debbo fare?», avrebbe risposto il giudice.
PERPLESSITÀ È a questo punto che il pm di Salerno Luca Masini non riesce a trattenere la propria perplessità: «Io trovo un po’ difficile però capire questa cosa dopo che lei – dice rivolto a Santoro – ha confessato poco fa al giudice (si riferisce al gip, ndr) di avere di fatto organizzato la corruzione di Petrini per il discorso di Tursi (Giuseppe Tursi Prato, ndr), per il discorso di Saraco…». Si tratta dei reati contestati a Santoro che, in concorso con altre persone, avrebbe fatto da tramite per fare riottenere all’ex consigliere regionale Giuseppe Tursi Prato il vitalizio che aveva perso in seguito a una condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. E avrebbe, inoltre, cercato di ottenere l’assoluzione in appello per Antonio Saraco – padre di un altro indagato, Francesco Saraco – condannato a 10 anni (confermati poi in appello) per estorsione aggravata e mitigare anche la condanna di Maurizio Gallelli, condannato a 16 anni per associazione a delinquere di stampo mafioso (confermata anche questa in secondo grado) nel processo “Itaca Free Boat”.
Davanti ai dubbi del magistrato, Santoro giustifica la cosa asserendo che il fatto non lo interessava perché la persona che glieli aveva indicati li aveva descritti come «delinquenti, delinquenti, delinquenti».
L’ex dirigente dell’Asp di Cosenza sa che i beni non vennero restituiti alla famiglia di Guardavalle e non è in grado di dire se Claudio Schiavone abbia pagato somme di denaro al giudice. I fatti vennero raccontati a Santoro da Francesco Saraco che alla fine avrebbe commentato: «Andò male l’operazione». (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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