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Nasce "Azione Riformista", il tentativo di spallata ad «un Pd insufficiente»

Dall’iniziativa promossa da Luigi Guglielmelli, ex segretario provinciale del Pd di Cosenza, è nato il nuovo soggetto politico. « «Affermare che il Partito Democratico è il primo partito equivale a…

Pubblicato il: 08/02/2020 – 22:09
Nasce "Azione Riformista", il tentativo di spallata ad «un Pd insufficiente»

COSENZA Eppur si muove. La sinistra calabrese dalle elezioni regionali ne esce sconfitta, ma comunque con una dote di voti che permette una programmazione per il futuro. In che termini sarà tutto da vedere e da capire sicuramente le determinazioni di Nicola Zingaretti all’interno del Pd hanno lasciato aperto fronti tutti da esplorare. E’ stato questo uno dei temi maggiormente discussi nel corso di un’assemblea organizzata da Luigi Guglielmelli, candidato non eletto nei Democratici e Progressisti ed ex segretario della federazione provinciale di Cosenza del Pd prima del commissariamento. Adesso è il tempo di “Azione Riformista” «una area politica e organizzativa espressione del campo del riformismo democratico» è scritto in un documento votato al termine dell’assemblea.  In buona sostanza, gruppi di aggregazione politico-culturali aperti anche ai non iscritti e non simpatizzanti del Pd, attraverso i quali arrivare poi in un futuro non troppo lontano ad una costituente che dia forza, vita e legittimazione al soggetto, quello sì politico. Le basi della scelta sono tutte individuabili nei «risultati elettorali delle scorse elezioni regionali dove il centrosinistra ha perso con uno scarto di circa 25 punti percentuali – è scritto nel documento redatto a fine assemblea -. Sugli errori e le gravi forzature compiuti dalla segreteria nazionale del Pd, sia per il modo come è avvenuta la sostituzione del Presidente della giunta regionale uscente, Mario Oliverio, sia per la scelta di Callipo sia per come è avvenuta la formazione delle liste, si sono pronunciati gli elettori calabresi il 26 gennaio. Il Pd è arrivato all’appuntamento elettorale isolato e senza alleati. Persino le “sardine” che in Emilia Romagna e in Italia sono state un movimento protagonista per favorire una ripresa di attenzione di una parte grande della società civile nei
confronti del centrosinistra, in Calabria hanno dichiarato di non avere votato per Callipo, perché il PD non ha fatto alcun rinnovamento». Per quelli di Azione Progressista,  «il Pd in queste elezioni non è stato né carne né pesce. La lista Pd e la coalizione inoltre registrano il minimo storico mai raggiunto nelle elezioni regionali. Mentre il Pd ha mutuato i toni del populismo ed ha cercato di intercettare il tipico ribellismo subalterno meridionale , in Emilia Romagna la proposta di Bonaccini ha avuto la capacità di ricondurre il disagio e la protesta sui binari della politica e non  dell’antipolitica ottenendo un successo che sembrava insperato prima della data del voto. Il profilo pseudomoralista e la negazione della nostra esperienza di governo in Calabria, hanno creato incertezza nello stesso nostro elettorato di riferimento, favorendo un forte spostamento di consenso verso il centrodestra, ritenuto più
affidabile e credibile per il futuro governo della Calabria».
IMBROGLIO DIALETTICO Insomma, nell’alveo del centro sinistra, ma a larga distanza con il Pd calabrese se le condizioni rimangono queste. «Affermare che il Pd è il primo partito, dunque, equivale ad un imbroglio dialettico. È
questo un tentativo per occultare la dimensione di una pesante sconfitta subita da Callipo e dal Pd. Il Pd è la prima lista ma con la stessa percentuale delle ultime elezioni politiche, che sono state considerate il punto della più pesante sconfitta che abbiamo registrato nell’ultimo decennio. Siamo la prima lista, è bene ribadirlo, in una coalizione
minoritaria e perdente. L’esame del voto e le posizioni politiche post-elezioni espresse da Zingaretti a Callipo
rischiano, ora, di essere un ulteriore errore che accentua il rischio di un minoritarismo strutturale che conduce il PD ad essere un partito senza ancoraggio sociale e privo di una prospettiva politica strategica. Un nuovo inizio, dunque, non può essere essere sancito dalla perpetuazione delle condizioni che hanno determinato prima il commissariamento del partito prima e la pesante sconfitta elettorale poi. Il nuovo inizio potrà essere possibile solo se si opera un autentico processo di rinnovamento politico e generazionale dei gruppi dirigenti, capaci di interpretare
un profilo politico e culturale identitario all’insegna della modernità e di un forte slancio riformista».
GLI OBIETTIVI DI AZIONE RIFORMISTA «Tutte le politiche devono essere finalizzate ad un obiettivo chiaro: abbattere l’isolamento della Calabria.  In coerenza con quanto è stato fatto dal governo regionale, negli ultimi cinque anni, occorre insistere perché si possano definitivamente superare i deficit strutturali che impediscono ad oggi ai calabresi di avere garantiti i diritti primari ed essenziali: diritto alla salute, diritto allo studio,alla formazione ed alle nuove competenze, diritto alla mobilità. La mancata attuazione della norma legislativa che prevede la spesa minima di almeno il 34% dei programmi di investimenti nazionali nel sud , la vicenda del commissariamento della sanità o la mancata attuazione della Zes di Gioia Tauro, la mancata programmazione della realizzazione dell’Alta Velocità ferroviaria da Salerno a Reggio Calabria sono solo alcuni degli esempi di continuità che hanno determinato e consolidato il trend delle politiche assistenziali e degli interventi temporanei e tamponi. Economia circolare, l’uso delle risorse ambientali e la posizione geopolitica della Calabria cerniera tra l’Europa e il sud del mediterraneo, possono essere invece i capisaldi di una proposta politico-programmatica capace di indicare un nuovo modello
di sviluppo. L’isolamento si può abbattere, inoltre, se viene sconfitta una narrazione criminogen della Calabria. La lotta alla mafia e per la legalità deve essere assunta come fattore premiale di promozione della immagine della Calabria e non per consolidare lo stereotipo di una regione canaglia. La mafia è già di per sé un ostacolo allo sviluppo
della nostra terra e perciò la lotta alla ‘ndrangheta dovrebbe essere intesa, senza alcuna sottovalutazione del fenomeno, come il principale fattore di una presenza dello Stato capace di coniugare politiche repressive ed azioni strutturali di crescita e di elevamento dei livelli di coesione sociale. Il Pd dovrebbe essere la leva di una politica di
emancipazione e non il megafono di una criminalizzazione della Calabria».
UNA STRUTTURA PIU’ SNELLA «Il PD per come è oggi è insufficiente a reggere le sfide del futuro -prosegue il documento -. Occorre andare oltre i recinti del partito e organizzare un campo democratico e riformista, largo, plurale e fortemente rinnovato. L’apertura ai movimenti, il rinnovamento del gruppo dirigente del Pd debbono essere reali ed autentici e non soltanto una proclamazione verbale per l’auto-conservazione della nomenclatura
odierna. Il rinnovamento del partito non può essere il succedaneo del commissariamento romano. È richiesto prima di tutto un rinnovamento della cultura politica. È richiesto il superamento delle correnti, come ha affermato Stefano Bonaccini di recente, poiché il pluralismo deve essere alimentato dal confronto delle idee e non bloccato dai veti delle correnti centrali e periferiche». Tutto passerà dunque dall’apertura ai movimenti, alle forme autonome della società civile, ai giovani e alle donne, mettendo il limite del doppio mandato per ogni eletto, senza possibilità di deroga.  Istituendo un congresso regionale aperto e da svolgersi in tempi rapidi. Riformando la legge elettorale regionale per la preferenza di genere. Istituendo l’incompatibilità tra cariche di partito monocratiche e cariche elettive. Disponendo che per due anni in cui non possono coprire cariche di partito monocratiche i candidati non eletti alle scorse elezioni regionali. «Questo sarebbe un buon inizio per il rinnovamento del PD in Calabria, alla luce della
pesante ed inequivoca sconfitta elettorale regionale – conclude il documento -. Ma soprattutto sarebbe un buon
inizio per ritrovare la connessione con l’umore e il comune sentire di una vasta area della società che, tuttora, domanda punti di riferimento credibili per la affermazione di una visione progressista e democratica».

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