MILANO È attesa per il prossimo 18 febbraio la decisione della Corte Suprema di giustizia colombiana e del ministero della Giustizia per l’estradizione in Italia del boss del narcotraffico colombiano Rafael Ivan Zapata Cuadros, detto Rasgao, il 64enne paramilitare legato al gruppo terroristico delle Autodefensas Unidas de Colombia accusato dell’importazione in Italia di oltre 3 tonnellate di cocaina. Il tribunale di Catanzaro è in attesa della risposta delle autorità colombiane a cui è stata inoltrata la prima richiesta già nel 2011.
IL PROCESSO A VIBO VALENTIA Il nome di Rasgao – difeso dai legali Alexandro Maria Tirelli e Yessica Troncoso Marquez – era emerso nell’ambito dell’operazione “Decollo-ter” condotta nel 2005 dalla Dda di Catanzaro, che aveva svelato un “vasto e ramificato traffico internazionale di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, condotto su scala mondiale da un’associazione transnazionale composta da colombiani, italiani, spagnoli, venezuelani e australiani”. Il 22 marzo 2013 il gip di Catanzaro ha disposto il rinvio a giudizio al tribunale di Vibo Valentia per una serie di imputati, tra cui il narcos colombiano, ma poiché è risultato già detenuto in carcere in Colombia e dunque impossibilitato a partecipare per il legittimo impedimento, è stato sospeso il processo in attesa della estradizione. La prossima udienza è prevista per il 20 maggio.
I MAXI SEQUESTRI Nell’indagine erano emersi collegamenti in Europa con un sottogruppo del cartello dei Castillo Rico, oltre al sequestro di 255 chili di cocaina nel porto di Amburgo, di altri 242 chili di cocaina nel porto di Gioia Tauro (gennaio 2004), di 2.591 chili della stessa sostanza a bordo del motopeschereccio “Alexandra” a largo delle isole Gran Canarie (giugno 2003). In questa attività Cuadros Zapata è risultato “promotore, direttore, organizzatore e finanziatore dell’associazione”. A carico di Rasgao risulta un’altra importazione di 541 chili di cocaina in Italia arrivati nel porto di Salerno il 3 aprile del 2002 e confluita nel procedimento di Catanzaro.
LE DICHIARAZIONI DELL’INFILTRATO MORTO SUICIDA Contro di lui le dichiarazioni di Bruno Fuduli, ex collaboratore di giustizia ed ex infiltrato dei carabinieri dei Ros di Catanzaro che il 19 novembre 2019 è stato trovato suicida nella sua casa di Vibo Valentia. Grazie alle sue dichiarazioni, nel 2004 la Dda di Catanzaro riuscì a concludere l’operazione “Decollo” che portò a centinaia di arresti tra Venezuela, Colombia, Australia e diverse regioni italiane. «Stiamo aspettando le determinazioni della Corte Suprema di giustizia colombiana e del ministero della giustizia – ha detto all’Ansa l’avvocato Alexandro Maria Tirelli dell’International Lawyers Associates, che nutre dubbi sulla possibilità di utilizzare le confessione fiume di un pentito nel frattempo suicida in carcere -. Dovranno verificare se la richiesta di estradizione dell’Italia è legittima senza che sia possibile portare alla sbarra degli imputati il principale accusatore del mio cliente».
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