CATANZARO «È doveroso e urgente riaprire le indagini condotte a suo tempo dal capitano Natale De Grazia. Per questo ho rivolto una interrogazione al ministro della Giustizia allargandola, pero’, ai titolari di altri dicasteri (Ambiente, Salute, Politiche Agricole)». Lo dichiara la senatrice Margherita Corrado (M5S), richiamando il lavoro dell’ufficiale della Marina, morto in circostanze mai chiarite, sullo smaltimento illegale di rifiuti nei mari italiani.
Secondo la parlamentare, «per truffare le assicurazioni e sbarazzarsi di rifiuti industriali, ma forse anche radioattivi evitando i costi dello smaltimento legale, infatti, nei decenni passati i fondali intorno alle coste del Sud Italia sono stati trasformati in un cimitero di “navi dei veleni” o “navi a perdere”, come dimostrato da recenti inchieste giornalistiche e saggi ben documenti. Sullo sfondo di un mistero ormai non più tale, la sfortunata indagine del De Grazia sulla nave “Rigel” (affondata nel 1987) è un tassello di un puzzle che oggi bisogna avere il coraggio e il buon senso di completare».
«Lo Stato – continua – deve giustizia alla memoria del capitano ma ha anche l’obbligo morale di fare luce su tutte quelle oscurità abissali (in senso proprio e metaforico) che finora non sono state scandagliate non per mancanza di mezzi tecnici ma di volontà. I costi delle bonifiche e i potenziali contraccolpi sull’opinione pubblica non possono, infatti, continuare a rappresentare un alibi per giustificare l’immobilismo e il caso dell’inquinamento da contaminazioni chimiche e radiologiche della valle dell’Oliva, oggi in tribunale, è esemplare al riguardo».
Serve, secondo la parlamentare, «una mappatura geo-chimica dei fondali territoriali di Calabria, Puglia, Basilicata, Campania e Sicilia in grado di indicare la qualità chimica dei sedimenti; servono controlli sugli smaltimenti illeciti di rifiuti nelle acque territoriali ed internazionali, ieri e oggi; servono controlli radiochimici sul pescato ionico/tirrenico; serve una mappatura degli eventuali spiaggiamenti di contenitori di rifiuti industriali; serve cercare e identificare la posizione di tutte le “navi dei veleni”». «Servono, soprattutto, onestà intellettuale e trasparenza nella raccolta dei dati e nella loro condivisione con una collettività – conclude – che non puo’ essere sempre trattata con sufficienza e tenuta all’oscuro di informazioni essenziali per la propria salute e qualità di vita».
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