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«Neurogenetica a rischio chiusura nell’apatia generale»

di Franco Scrima*

Pubblicato il: 10/02/2020 – 7:12
«Neurogenetica a rischio chiusura nell’apatia generale»

Il Centro di neurogenetica di Lamezia Terme rappresenta un’eccellenza per la Calabria. Su questo i calabresi concordano tutti, ma temono che abbia i tempi contati. Ciò dimostra quanto sia labile una popolazione che, pronta a fare sentire il suo dissenso se una sovrintendenza alle belle arti viene assegnata ad una provincia piuttosto che ad un’altra; se un aeroporto stenta a “decollare”; se un ufficio regionale viene assegnato ad una provincia piuttosto che a un’altra, dimostra invece, indifferenza, quasi apatia, se a scomparire è una struttura sanitaria che altre regioni e forse anche altri paesi europei ci invidiano. Sta accadendo proprio questo per il Centro regionale di neurogenetica di Lamezia Terme, diretto dalla dottoressa Amalia Bruni, una scienziata che grazie al suo impegno e alla sua perseveranza è riuscita a realizzare una struttura che dà lustro alla Calabria.
Il Centro rischia di chiudere e la causa è ascrivibile per intero alla disattenzione della classe politica finora distratta dalle scadenze elettorali; ma considerato che sono finite, è augurabile che si impegni per risolvere il caso.
Sono anni che la dottoressa Bruni e il suo staff lottano per avere garanzie per il mantenimento sul territorio della “loro creatura”. Insistono nel mettere in risalto il ruolo insostituibile che la neuro genetica ha in medicina per la cura di talune patologie; ma aspettano ancora la soluzione, che poi dovrebbe essere la stessa di quella dei calabresi: salvare quel Centro specialistico. Un risultato che è possibile conseguire a condizione che la Regione dimostri di voler mantenere l’impegno assunto, dimenticando che non è più tempo delle parole ma che urgono i fatti per salvare una struttura nella quale si lavora su progetti di ricerca i cui risultati sono sicuramente di interesse nazionale e, forse, anche europei.
Di cosa ha urgente bisogno il Centro di neurogenetica di Lamezia Terme? Di garanzie che la struttura sanitaria possa continuare a lavorare a Lamezia Terme e assicurare i servizi che eroga. Per farlo la Regione deve sbloccare lo stanziamento di cinquecentomila euro previsto da una legge regionale già approvata a fronte di un rimborso spese contenuto in una convenzione sottoscritta con l’Asp (Azienda sanitaria provinciale). Un budget che consentiva al Centro di soddisfare anche le spese per gli stipendi del personale e dei ricercatori. Null’altro! Senza quei fondi, però, non ci potrà essere futuro per il Centro di Neuro genetica; anzi il suo destino appare già segnato. Sarebbe la fine di una struttura prestigiosa, una delle poche realtà che danno lustro alla Calabria.
Chiudere sarebbe una grande delusione per i tanti pazienti che in tutti questi anni hanno ricevuto assistenza; ma segnerebbe la fine di una struttura eccellente, una delle poche che in Calabria può considerarsi tale.
C’è da chiedersi cosa sarebbe accaduto se il Centro di neurogenetica piuttosto che in Calabria si fosse trovato in una regione del Nord, specialmente tra Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Non soltanto non avrebbe mai subito l’onta di una crisi finanziaria da fargli rischiare la chiusura, ma sarebbe stato motivo di sollevamento popolare per fare pressione sulle istituzioni. E’ certo che Il finanziamento regionale, da quelle parti, non sarebbe mai venuto meno, perché la popolazione si sarebbe sollevata in difesa della struttura, simbolo di efficienza e di professionalità, che il mondo scientifico apprezza e, forse, anche ci invidia.
Il nuovo Governo della Calabria assuma il dovere di intervenire nel più breve tempo possibile. La governatrice Jole Santelli ha l’occasione di dimostrare quel cambiamento che ha promesso di perseguire «per invertire la rotta rispetto al passato», risolva, dunque, sin dalla prima riunione dell’esecutivo, la querelle relativa all’intervento per salvare il Centro e dia così una risposta concreta a questa Terra, ai calabresi, al Centro regionale di neurogenetica, alla scienziata Amalia Bruni che lo dirige e ai dieci dipendenti (biologi, psicologi, assistenti sociali, infermieri e amministrativi) che hanno ricevuto la famigerata lettera di preavviso al licenziamento. Un risultato possibile se il finanziamento della Regione, approvato nel 2007, sarà elargito subito. Una presa di coscienza da parte del nuovo Governo regionale sarebbe dirompente rispetto alle “deprecate decisioni del passato”. Tanto più che la campagna elettorale è terminata e non ci sono più casacche, correnti o partiti cui dare conto, ma rimane, su tutto, il dovere di agire per far crescere il territorio. Evitare che la regione perda una struttura d’eccellenza sarebbe un risultato che andrebbe ben oltre la soluzione del problema. Dimostrerebbe che in Calabria ci può essere ancora speranza!
*giornalista

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