Riceviamo e pubblichiamo:
Egregio direttore,
mio malgrado sono costretto a infrangere il silenzio stampa, che mi sono imposto dalla data del 19 dicembre dello scorso anno, perché costretto a replicare alle affermazioni del signor Filippo Callipo, di cui si è data notizia nell’articolo pubblicato dalla vostra testata dal titolo “Salvini mi preoccupa. È su di giri e condiziona le scelte”.
Nel corpo di questo articolo è scritto che «l’imprenditore di Maierato per sua scelta non ha mai avuto contatti con (…) Nicola Adamo».
A tal proposito, aldilà di ogni giudizio di merito, mi preme precisare, senza tema di smentita, che la falsità di tale asserzione è dimostrata da fatti, occasioni e incontri a livello privato ma anche di carattere pubblico. Occuperei troppo spazio per raccontare una molteplicità di episodi, mi limito solo ad alcuni frammenti che possono, oltretutto, richiamare la memoria collettiva a prova di indubbia testimonianza.
Il signor Filippo Callipo ha rivestito il ruolo di presidente regionale di confindustria Calabria nel periodo, 2001-2006, in cui io svolgevo il ruolo di segretario regionale del partito Democratico e di Sinistra. I tanti protagonisti della vicenda relativa alla fase preparatoria delle elezioni regionali del 2005 ricorderanno le intense interlocuzioni che ci furono tra il Callipo ed il sottoscritto. Numerose testimonianze potrebbero confermare l’attivismo di Callipo per poter essere scelto già allora come candidato presidente della Giunta regionale. È pletorico intrattenermi sulla intensità del pressing che il Callipo esercitava, attraverso varie forme, soprattutto su di me, se non altro perché ero il responsabile protempore di un partito che, in quella fase, era uno dei soggetti determinanti la selezione del candidato presidente.
Successivamente, in occasione della formazione della giunta regionale, immediatamente dopo la elezione di Agazio Loiero, il Callipo torna alla carica nei miei confronti affinché, nella mia duplice veste di segretario dei Ds e di designato vice presidente della giunta regionale, potessi intercedere nei confronti di Agazio Loiero per la sua nomina ad assessore regionale. In sostanza non solo non disdegnava di sedersi insieme nell’esecutivo regionale ma pensò di affidarsi a me per il soddisfacimento della sua ambizione.
Callipo, infatti, pretendeva non solo di essere nominato assessore, ma voleva che gli si attribuisse la delega alle attività produttive. Ma non se ne fece nulla, perché il presidente Loiero, pur se disponibile a nominarlo assessore, sollevò la sussistenza di un fondato conflitto di interessi che in quella funzione Callipo avrebbe espresso come imprenditore-soggetto beneficiario di incentivi ed investimenti pubblici regionali.
Callipo, dunque, non accetta la proposta di nomina ad assessore sol perché il suo impegno era fortemente ed unicamente condizionato dalla sua volontà di governare le politiche industriali nonchè la programmazione e gestione delle risorse finanziarie destinate a quel settore.
Per quanto mi riguarda, così come all’epoca della formazione della giunta, ho provato a dissuadere il Callipo a non insistere sul volere a tutti costi quella delega assessorile, accettando la nomina ad un altro assessorato, dovetti poi successivamente proprio io, nella mia qualità di capogruppo del Pd, intentare una esplicita polemica pubblica (di cui c’è traccia sulla stampa) sul modo con il quale l’imprenditore di Maierato si era avvalso per le sue aziende di cospicue e milionarie quote di finanziamenti pubblici.
In questa occasione, Callipo annunciò nei miei confronti querela che, però, non ha mai inoltrato.
Per quanto vale tanto dovevo, per ristabilire un minimo di verità, pur sapendo che nei tempi odierni è premiata la capacità di apparire e non quella di valutare l’effettivo essere di ognuno di noi. È noto che su questo terreno Filippo Callipo sia stato un vero campione ad apparire esattamente l’opposto di ciò che effettivamente è, sia come politico che come imprenditore.
*ex vicepresidente della giunta regionale
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