CATANZARO Il Tribunale del Riesame di Salerno, presieduto da Elisabetta Boccassini, ha annullato l’aggravante mafiosa per due capi di imputazione contestati a Emilio Santoro detto “Mario”, ex dirigente dell’Asp di Cosenza arrestato lo scorso 15 maggio con l’accusa di corruzione in atti giudiziari in concorso con il giudice della Corte d’Appello, Marco Petrini, l’ex consigliere regionale Giuseppe Tursi Prato, il commercialista cosentino Claudio Schiavone, l’avvocato Francesco Saraco e suo padre Antonio Saraco, Vincenzo Arcuri e Vincenzo Falzetta.
L’accusa è quella di avere avvicinato il giudice per ottenere una sentenza d’appello di assoluzione nei confronti di Antonio Saraco, imputato per estorsione aggravata nel processo di mafia contro la locale di Guardavalle, “Itaca Free Boat”, e le ingerenze sul porto di Badolato.
In primo grado l’imputato era stato condannato a 10 anni, e con regali in denaro e beni alimentari, ben accetti dal togato, si tentava di “aggiustare” la sentenza. In appello la condanna era stata confermata ma Petrini aveva assicurato che il processo sarebbe stato annullato con rinvio dalla Cassazione e allora lo avrebbe giudicato lui. Lo scorso sei febbraio si è tenuto il Riesame. Prima di quella data, il 20 gennaio, Santoro si era sottoposto a un lungo interrogatorio col pm Luca Masini, vicario della Procura di Salerno, vuotando il sacco su tutto quanto a sua conoscenza. Ne è scaturito un verbale di 266 pagine nel quale gli omissis oscurano gran parte delle rivelazioni anche se tra le righe si leggono nomi di magistrati, avvocati e politici sulle cui posizioni la Procura mantiene il riserbo destinato alle questioni da approfondire. Nel corso del Riesame sono state accolte le istanze presentate dall’avvocato di Santoro, Michele Gigliotti. L’indagato è passato dal carcere ai domiciliari con annullamento dell’aggravante mafiosa sulle accuse contestate. (ale.tru.)
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