COSENZA Sono due gli indagati per la morte di Angelo Presta, 54enne originario di Paterno ucciso con 5 colpi di pistola Beretta calibro 9×21, l’8 aprile del 2019 proprio nelle colline della piccola città nella valle del Savuto dove l’uomo era residente. A sparargli, con una pistola che utilizzava per esercitarsi al poligono, suo nipote Salvatore Presta di 35 anni che dopo aver esploso i colpi mortali si è consegnato ai carabinieri confessando l’accaduto. Le indagini svolte dai carabinieri ai comandi del capitano Giuseppe Merola e coordinati da sostituto procuratore Domenico Frascino, si sono concentrate fin dall’inizio sui rapporti tra zio e nipote relativi alla loro attività lavorativa di boscaioli. Proprio il terreno dove Angelo Presta ha trovato la morte, un’impervia collina, spesso era utilizzata dai due per il taglio del legname che poi veniva rivenduto. Nella notifica della chiusura delle indagini preliminari ad Angelo Presta, difeso dal foro Rosanna Cribari, viene imputato il reato di omicidio aggravato dall’essere stato commesso per futili motivi e con premeditazione. L’avviso di chiusura delle indagini preliminari è stato notificato anche a Gennaro Borrelli (difeso dall’avvocato Pasquale Marzocchi) accusato di false informazioni al pubblico ministero. Borrelli: «Nel corso del procedimento a carico di Salvatore Presta, richiesto dal pubblico ministero di fornire informazioni ai fini delle indagini, dichiarando di aver visto Salvatore Presta il venerdì o il sabato precedente all’8 aprile 2019 – è scritto nell’avviso di conclusioni delle indagini preliminari – data dell’omicidio commesso da Salvatore Presta nei riguardi dello zio Angelo Presta e di aver sentito nello stesso giorno il predetto solo telefonicamente, rendeva dichiarazioni false, ed infatti si accertava che nella stessa giornata, subito dopo il fatto omicidiario aveva avuto un incontro con Salvatore Presta». (m.presta@corrierecal.it)
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