CATANZARO Nelle carceri “c’è lo spazio per un’umanità”. Lo ha affermato il presidente della Corte costituzionale, Marta Cartabia, intervenendo a Catanzaro alla proiezione del docu-film “Viaggio in Italia: La Corte costituzionale nelle carceri” organizzata dall’Anm. Un docu-film di forte impatto, che ha ripercorso l’esito della visita che sette giudici della Consulta, tra cui la stessa Cartabia e Giuliano Amato, hanno effettuato in alcuni penitenziari del Paese toccando con mano la disperazione ma anche la voglia di riscatto dei detenuti, ai quali hanno anche raccolto un grido di aiuto. Alla proiezione hanno partecipato anche molti studenti e a loro si è rivolta la Cartabia invitandoli a soffermarsi sulle immagini dell’opera: «Se c’è qualcosa che vi parla di umanità della pena, non lasciatelo scappare via, cercate di dare un nome a questi piccoli frammenti di umanità perché – ha aggiunto la presidente della Corte costituzionale – possiamo tutti contribuire, tutti, ciascuno nel suo modo, con il suo compito, a una pena che rispetti quello c’è scritto nella Costituzione». «Io non mi sono inventato questa storia dell’umanità della pena: è la Costituzione – ha osservato il presidente della Consulta – che lo chiede e che tutti siamo chiamati ad attuare».
IL VIAGGIO NELLE CARCERI La Cartabia ha poi raccontato altri aspetti dell’esperienza negli istituti. «Ogni volta che qualcuno di noi è entrato nel carcere non sapeva bene cosa ci avrebbe aspettato, eppure la potenza del guardarsi in faccia, del fare un gesto per uscire dal nostro recinto ci ha fatto capire che basta fare un passo e tante volte il resto viene da sé. Lo dico alle istituzioni, che hanno una responsabilità più grande, ma – ha proseguito la presidente della Corte costituzionale – anche ai ragazzi: in quanti muri ci rinchiudiamo, quante porte si chiudono nei momenti di tristezza, di buio, di difficoltà, di solitudine, di disperazione, di fatica? Quante porte chiudiamo inutilmente, perché sicuramente da una porta chiusa non può entrare nulla di buono. Allora, al di là e oltre quello che può significare per la giustizia penale, che è il ma principale al cuore di questo docu-film, guardiamo anche oltre cosa vuol dire per la nostra umanità aprire una porta e fare un passo. Chissà chi incontro di là, chissà si può sprigionare di imprevedibile, di inedito, di sconosciuto. Qui – ha sostenuto la Cartabia – ci sono le generazioni più giovani: quello che si vede nel film si sta riproducendo ora, e questo è un evento importante perché è dai ponti che si possono percorrere che cose nuove possono nascere”. Anche per questo – ha poi spiegato la Cartabia – “la rieducazione in molti casi può avvenire non soltanto privando quanto introducendo qualcosa di diverso, di più ricco, di alternativo, di più attraente dentro la vita che non avrebbe mai immaginato tutto questo. Penso che in questo viaggio nelle carceri abbiamo potuto tutti constatare che il lavoro, il teatro, le attività culturali, questo tipo di ricchezza di vita a mio parere è ciò di cui abbiamo bisogno perché quel tempo – ha concluso il presidente della Corte costituzionale – non sia solo un tempo di privazione e di attesa ma anche un tempo di crescita di ciascuno».
L’INTERVENTO DI PONIZ (ANM) «Abbiamo pensato di scegliere Catanzaro come sede di questo evento come segno di attenzione a un distretto e a un territorio connotati da una straordinaria complessità» ha detto, a sua volta, il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Luca Poniz. «Catanzaro capitale dei diritti – ha aggiunto Poniz – è la felice formula che ha voluto sintetizzare il senso della nostra scelta. Quello che facciamo oggi, idealmente, con il film, è un percorso straordinario: la lunga distanza che coprono, con il loro viaggio, i sette giudici della Corte costituzionale, verso gli istituti che ognuno visita, cancella più che simbolicamente la distanza che storicamente ha separato il giudice delle leggi dalle persone. Ma le persone sono sempre al centro del diritto, è la loro vita che il diritto regola, e talvolta limita». «La Corte – ha spiegato il presidente dell’Anm – ci conduce per mano, a un tempo, oltre le barriere, e dentro le barriere; dialoga con la vita pulsante e dolorosa. Lo fa riportando al centro della riflessione la persona, nella sua più drammatica condizione data dalla detenzione. Ascolta, e dialoga. Lascia il Palazzo custode della legalità costituzionale, ed entra nei luoghi dell’estrema marginalità, dell’esclusione». Secondo Poniz, «ci sono molti messaggi che questo viaggio manda, alla sua conclusione, ai detenuti, alla società civile, a noi giuristi ed operatori del diritto: la legalità costituzionale ha tra i suoi irrinunciabili fondamenti i principi di civiltà espressi nell’articolo 27 della Costituzione». «L’umanità e la finalità rieducativa della pena – ha concluso il presidente dell’Anm – sono elementi irrinunciabili della giustizia penale, e la qualificano proprio nel momento in cui si esplica la sua massima afflittività, come ci ha ricordato Giovanni Bachelet parlando della straordinaria lezione del padre Vittorio, assassinato 40 anni fa per mano terrorista».
PONIZ SUL “CASO CATANZARO” Lo stesso Poniz si è poi soffermato sulla situazione nel distretto giudiziario di Catanzaro, che domani la Giunta esecutiva dell’Anm approfondirà incontrando magistrati e operatori, all’indomani della “missione” della prima Commissione del Csm: «Un segnale di attenzione a un distretto molto complesso, per la particolarità delle condizioni sociali e giudiziarie. Una coincidenza fortunata, perché vuole dire che tanto l’Anm tanto il Csm sono consapevoli delle peculiarità del lavoro a Catanzaro, con magistrati che operano in condizioni difficili». «Su quanto accaduto non ho titolo di intervenire, il Csm – ha proseguito il presidente dell’Anm – ha fatto le sue valutazioni e sono sicuro che le ha fatte per il meglio, in ogni caso le indagini sui magistrati dovrebbero rafforzare la fiducia dei cittadini, perché vuole dire che i magistrati indagano senza limiti e senza ostacoli, e il fatto che si sia indagato in tutte le direzioni vuole dire che la magistratura sa fare benissimo il proprio lavoro e i cittadini possono essere fiduciosi nell’arretramento della verità». (c.ant.)
https://youtu.be/jtQPls0vScE
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