CAULONIA “U sapivi?”. Comincerete a sentire spesso questa domanda, sia su l’altroCorriere Tv (canale 211 del digitale terrestre) che sul Corriere della Calabria. “U sapivi?” è il nostro nuovo format: in tv, ogni giovedì alle 20,50 Michele Macrì, supportato dal tecnico Cosimo Siciliano, ci racconterà una storia. Le video inchieste saranno pubblicate sul portale del Corriere e andranno in onda sul nostro canale.
Oggi tocca al mistero di una bara che non trova sepoltura da circa un anno. Depositata al cimitero di Caulonia dal 28 febbraio 2019, la salma del “Siciliano” – così era conosciuto nella frazione di Focà Salvatore Fragapane – è rimasta lì. Colpa di un rimpallo di responsabilità tra il Comune, l’amministratore di sostegno e il giudice tutelare.
Michele Macrì ha ricostruito la storia, messo a confronto i protagonisti, cercato di comprendere come la burocrazia sia riuscita a mettere in un angolo l’umanità. Ha sentito gli amministratori di sostegno Daniele Zerbi e Cristina De Vito («ci hanno detto che dobbiamo pagare tutto noi, ma non è così. Anzi, se non fosse stato per noi, lui sarebbe ancora nel letto dove è deceduto») e poi il sindaco.
Caterina Belcastro ha negato finanche l’esistenza della questione. La bara è ferma da un anno, ma davanti alle telecamere il primo cittadino ha spiegato che, «ottenuta l’autorizzazione della Procura della Repubblica, noi abbiamo provveduto. Non è una questione economica ma solo un problema di autorizzazione». Per capire meglio, abbiamo chiesto un parere al legale Rocco Femia. Che ci ha confermato che «esiste una norma del nostro ordinamento che prevede che il Comune si faccia carico delle spese per seppellire questo signore. L’amministratore di sostegno, in effetti, cessa le proprie funzioni nel momento in cui cessa la vita dell’amministrato».
Il sindaco, tra l’altro, sostiene che la bara è custodita nella chiesetta chiusa all’interno del cimitero. Non è così: la prova è nel filmato. La porta è aperta. E forse l’amministrazione avrà provveduto a livello burocratico, ma la salma del povero Fragapane è ancora lì. Da quasi un anno. Perché la burocrazia – a volte, purtroppo – è più forte dell’umanità.
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