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A Reggio Calabria il convegno dell'Aissa, accademici a confronto sui temi di intensificazione e sostenibilità

Accademici, ricercatori e rappresentanti del mondo agricolo si sono confrontati per due giorni

Pubblicato il: 19/02/2020 – 16:22
A Reggio Calabria il convegno dell'Aissa, accademici a confronto sui temi di intensificazione e sostenibilità

REGIONE CALABRIA Intensificazione e sostenibilità, è attorno a questi due sostantivi che a Reggio Calabria esponenti del mondo accademico, ricercatori, rappresentanti del mondo agricolo e dirigenti delle organizzazioni di rappresentanza hanno sviluppato un confronto approfondito nei contenuti,  rigoroso nelle analisi, franco nelle prospettive. L’occasione è stata data dalla celebrazione del XVII convegno dell’Aissa, l’Associazione Italiana delle Società Scientifiche Agrarie, organizzato dal Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, guidato da Giuseppe Zimbalatti, con la partecipazione della Conferenza nazionale per la Didattica di Agraria. Due giorni nei quali, di fatto, grazie ad un approfondito documento dato alle stampe da Aissa, si è disegnata quella che dovrebbe essere l’agricoltura del futuro in un contesto produttivo la cui scala è ormai globale; lavori iniziati prima con l’approfondimento relativo alle filiere di interesse per l’ambiente mediterraneo e proseguiti poi con le buone pratiche di intensificazione sostenibile intese come strumenti per lo sviluppo del sistema agroalimentare italiano.L’intensificazione, cosi come declinata a Reggio Calabria, è tesa da un lato ad incrementare la competitività delle imprese , dall’altro è coniugata con la sostenibilità e dunque orientata a salvaguardare l’ambiente. La seconda giornata è stata aperta da Giuseppe Zimbalatti, direttore del Dipartimento di Agraria di Reggio Calabria e vicepresidente della Conferenza nazionale di Agraria, e da un intervento particolarmente apprezzato di Daniele Castrizio, ordinario di Storia economica all’Università di Messina, che ha ripercorso lo sviluppo delle colture dello Stretto dall’antichità al Medioevo attraverso l’analisi di tutti quegli elementi che, un tempo, rendevano la Calabria avamposto nelle rotte commerciali del mondo antico. Dopo i saluti istituzionali affidati a Marcello Zimbone, Rettore dell’Università Mediterranea, Anna Nucera, in rappresentanza del Sindaco di Reggio Calabria, Stefano Colazza, Presidente della Conferenza di Agraria e Bruno Maiolo, direttore Generale Arsac, l’intervento introduttivo è stato affidato a Marco Marchetti, Presidente uscente di Aissa (il nuovo presidente eletto nella due giorni reggina è Massimo Tagliavini). Marchetti ha indicato le prospettive per l’intensificazione sostenibile nell’agricoltura italiana, se «più conoscenza per ettaro» è il primo dei parametri elaborati da Aissa, l’altro è riassunto dall’espressione «produrre di più con meno». Per Marchetti «c’è oggi la necessita di una visione che sia coraggiosa ed audace, bisogna aprirsi alla possibilità di nuove filiere produttive ed intervenire su quelle storiche e tradizionali sapendo che la coltivazione intensiva è un’opportunità ma che può non valere per tutti i contesti e per tutte le produzioni. In alcuni casi, ad esempio, la miglior forma è la coltura estensiva ma la scelta dipende sempre da una approfondita conoscenza del territorio e delle produzioni». Forte il richiamo dell’ex Presidente di Aissa alla necessità di avere una strategia nazionale di intervento, sostegno e sviluppo dell’agricoltura «in pratica – ha sottolineato Marchetti – da moltissimi anni in Italia non abbiamo una politica agricola e gli interventi sono apparsi spesso come la semplice rincorsa verso l’ottenimento di fondi». Di agricoltori «coltivatori del paesaggio» ha invece parlato Dino Scanavino, Presidente nazionale della Cia, sottolineando come in Italia sia sempre più forte una dannosa tendenza «mentre si consuma e si urbanizza suolo che sarebbe utile alla produzione agricola vengono anche abbandonate  le aree meno fertili, la gestione responsabile del territorio è – da questo punto di vista – una priorità». Per il presidente dell’organizzazione agricola poi «la relazione con il mondo scientifico è essenziale, la ricerca e le sue applicazioni concrete obiettivi irrinunciabili». Nicola Cilento, Vicepresidente nazionale di Confagricoltura, nel concordare sulla necessità di un Piano Agricolo nazionale ha evidenziato il ruolo delle aziende «condividiamo gli obiettivi della sostenibilità, contribuiamo alla gestione del territorio ed in molte aree del paese gli agricoltori con il loro lavoro sono un insostituibile presidio di difesa contro il dissesto idrogeologico. Le imprese – ha aggiunto Cilento – provano a far tutto ma quando parliamo di sostenibilità dobbiamo anche pensare a quella economica, i conti non sono nella vita delle aziende un dettaglio trascurabile e dunque abbiamo l’obbligo di ricercare punti di equilibrio». Alla discussione hanno partecipato anche Sabrina Diamanti, Presidente del Consiglio nazionale dei dottori agronomi e forestali, Aldo Todaro, in rappresentanza del consiglio nazionale dei tecnologi alimentari, Roberto Henke, direttore del centro Politiche e Bioeconomia, Damiano Di Simine, in rappresentanza di Legambiente. Le conclusioni sono state invece affidate ad Alessandra Stefani, Direttore generale Diforr del Ministero delle Politiche Agricole, che ha sottolineato come il nostro Paese si è già dato delle linee guida essendo stato il primo e l’unico – a livello europeo – a definire ad esempio il concetto di foreste vetuste «in alcune aree non dobbiamo proprio intervenire e rispettare l’evoluzione naturale. La nostra biodiversità – ha evidenziato la Stefani – è una indiscutibile ricchezza, ogni intervento va calibrato facendo attenzione a ciò che è possibile fare nel pieno rispetto di un equilibrio naturale che va valorizzato, tutelato e difeso. Su alcuni temi ed in ordine a precise prospettive – ha aggiunto la Stefani – dobbiamo avere la forza di definire un progetto condiviso, è chiaro che ci saranno sacrifici compensati ovviamente da contrappesi ma se la governance di sistemi è partecipata allora è possibile ottenere risultati».

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