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Beni confiscati e caso Petrini, l’imprenditore Mazzei chiede di allontanare il processo da Catanzaro

Risale al 5 febbraio 2018 il provvedimento che ha tolto alla famiglia lametina un patrimonio da 200 milioni di euro. Dopo lo scandalo della corruzione all’interno della Corte d’Appello e le interce…

Pubblicato il: 19/02/2020 – 21:17
Beni confiscati e caso Petrini, l’imprenditore Mazzei chiede di allontanare il processo da Catanzaro

di Alessia Truzzolillo
CATANZARO
L’appello contro la confisca dei beni della famiglia dell’imprenditore lametino Salvatore Mazzei, 64 anni, era affidato a un collegio presieduto da Marco Petrini, il giudice della Corte d’Appello di Catanzaro, ora sospeso, finito agli arresti il 15 gennaio scorso (scarcerato l’11 febbraio) con varie ipotesi d’accusa di corruzione in atti giudiziari. Tra le carte dell’inchiesta figura anche il nome di Mazzei (non indagato in questo procedimento) per il quale la seconda sezione penale del Tribunale per le misure di prevenzione, su richiesta della Dda di Catanzaro, aveva confiscato tutti i beni della famiglia Mazzei per un valore di circa 200 milioni di euro. La confisca è avvenuta il 5 febbraio 2018. Secondo gli inquirenti la confisca rientra nell’ambito di una precisa strategia investigativa, finalizzata alla sottrazione di beni riconducibili a soggetti collegati, o contigui, ad organizzazioni di ‘ndrangheta.
ISTANZA DI REMISSIONE Alla confisca era seguito il ricorso in Appello. Alla luce dei recenti fatti di cronaca che hanno investito il giudice Petrini e alla luce delle intercettazioni nelle quali si menziona l’imprenditore lametino tra le persone che avrebbero cercato di avvicinare il togato offrendo, tramite un faccendiere, grosse somme di denaro, la famiglia Mazzei, nel corso dell’udienza di mercoledì mattina, ha fatto istanza di remissione, ossia ha chiesto che il processo venga spostato in altra sede. Questioni ambientali, sono le motivazioni addotte dai Mazzei (che hanno presentato istanza in prima persona). A questo punto la Corte ha trasmesso gli atti alla Cassazione che valuterà se esistono i presupposti per spostare il processo in altra sede. Il 5 febbraio 2018 i carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Catanzaro, assieme ai militari del comando provinciale e al gruppo di Lamezia Terme hanno confiscato 26 società, 67 fabbricati, 176 appezzamenti di terreno, 13 autocarri, 5 autovetture, 10 macchine operatrici per cantiere e un motociclo. Nella richiesta di confisca firmata dal procuratore capo Nicola Gratteri e dall’aggiunto Giovanni Bombardieri (oggi procuratore capo di Reggio Calabria), i magistrati richiamano un decreto della corte d’Appello di Catanzaro secondo il quale «il Mazzei non abbia fatto altro, nel corso degli anni, che veicolare tali somme inquinate nelle società di famiglia, finanziandole e, di fatto, tenendole in vita; d’altro canto, praticando a loro volta l’evasione fiscale (omessi versamenti Irap e Iva per quasi due milioni di euro) hanno, per così dire, amplificato la natura illecita delle proprie fonti». A difendere Salvatore Mazzei, i propri congiunti e le società interessate nel procedimento contro la confisca dei beni, gli avvocati Francesco Gambardella, Eugenio Battaglia, Tommaso Luppino, Salvatore Cerra. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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