ROMA Il pg della Cassazione Alfredo Viola ha chiesto la conferma della condanna all’ergastolo per Rocco Schirripa, il panettiere accusato di aver ucciso il procuratore di Torino Bruno Caccia il 26 giugno 1983. Gli “ermellini” decideranno in serata. Per questo omicidio è stato già condannato in via definitiva al carcere a vita il boss della ‘ndrangheta Domenico Belfiore, considerato il mandante.
Secondo l’accusa, Caccia era un “ostacolo” alle attività criminali della malavita organizzata nel capoluogo piemontese.
LA REQUISITORIA: «UCCISO PERCHÉ LASCIATO SOLO» «Il procuratore di Torino Bruno Caccia, ucciso in un agguato della ‘ndrangheta il 26 giugno 1983, è stato la prima vittima di mafia al nord. È stato un servitore dello Stato e la sua condotta si colloca fuori dall’ordinario, non per i passi in avanti che ha fatto in prima persona, ma per i passi indietro che hanno compiuto altri. E voglio ricordare le parole di Falcone che ha detto che “si muore perché spesso si è privi delle necessarie alleanze”». Lo ha sottolineato il pg della Cassazione Alfredo Viola nella sua requisitoria all’udienza per l’omicidio di Caccia, aggiungendo che si tratta di una vicenda dalle «trame ampie e complesse» e che ancora non sono stati identificati tutti i componenti del gruppo di fuoco che spararono a Caccia appena uscito di casa.
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