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Gli interrogatori dell’imprenditore Berna: «La cosca Libri voleva i soldi o i lavori»

Sentito dai pm di Reggio Calabria, l’ex presidente regionale Ance ricorda le imposizioni del boss Filippo Chirico: «Lui è venuto da me per il complesso “Antares” in via Possidonea, mi ha imposto un…

Pubblicato il: 19/02/2020 – 22:05
Gli interrogatori dell’imprenditore Berna: «La cosca Libri voleva i soldi o i lavori»

di Fabio Papalia
REGGIO CALABRIA
I soldi o i lavori. È il 9 agosto 2019 quando l’imprenditore Francesco Berna, coinvolto da poco con l’accusa di associazione mafiosa nell’operazione “Libro Nero”contro la cosca Libri, viene interrogato dai sostituti procuratori antimafia Stefano Musolino e Walter Ignazitto e spiega il meccanismo della cosca di cui è stato vittima nel settore delle estorsioni.
Lo si apprende da tre interrogatori (del 9 agosto, 24 settembre e 8 ottobre dello scorso anno) depositati dalla Procura nell’ambito del processo Theorema-Roccaforte, nato da un’operazione scattata l’estate del 2018 sempre contro la cosca Libri.

«LA COSCA VOLEVA I SOLDI» «La cosca – spiega Berna – voleva i soldi, cioè la cosca quando venivano a trovarmi volevano i soldi, cioè che vi posso dire la cosca Libri i soldi voleva da me, cioè voleva spremere». Altre volte la cosca non si accontenta solo dei soldi, è lo stesso Berna che svela: «Come ha funzionato sempre in pratica: nel momento in cui vengono a chiedere il pizzo, vengono a chiedere il pizzo ed alcune volte vengono a chiedere i lavori, c’è anche il discorso dei lavori, cioè in pratica ti dicono: “Tu devi farci fare anche questi lavori”, altre volte in pratica no».
Filo conduttore dei tre interrogatori, al netto dei molti omissis, è il legame di Berna con Domenico Sartiano, elettricista oggi di 48 anni, arrestato nell’ambito dell’operazione Theorema-Roccaforte, amico di infanzia dell’imprenditore.
Berna riferisce di aver saputo che «Sartiano era vicino a Filippo Chirico», quest’ultimo indicato dall’imprenditore come «il boss in questo momento dei Libri», e racconta di avere suggerito all’amico di tornare sui suoi passi, l’unica strada di uscita però è quella che conduce al cimitero: «Gliel’ho detto decine di volte: “Domenico allontanati da Chirico, allontanati da Chirico perché prima o poi ci vai nei guai pure tu, allontanati da Chirico che ci vai nei guai pure tu”» ricevendo come risposta «che non riusciva, che non riusciva più perché era troppo… sarebbe andato al cimitero, così mi ha detto» e ancora «che non si poteva più tornare indietro, che non si sarebbe più potuto tirare indietro, a gambe in avanti ha detto che poteva uscire…».
PASQUALE LIBRI LO “SPONSOR” DI SARTIANO Il primo a “sponsorizzare” Sartiano presso i Berna – racconta ancora l’ex presidente di Ance Calabria – sarebbe stato Pasquale Libri, nel 2007 per il complesso “Le Terrazze”, poi nel “Complesso Aurea”, sempre imposto da Pasquale Libri, successivamente nel “Complesso Antares” in via Possidonea ma stavolta sarebbe stato imposto da Filippo Chirico, e ancora per un lavoro a Valanidi. Di Chirico, Berna ricorda: «Lui è venuto da me per il complesso “Antares” in via Possidonea, mi ha imposto una mazzetta di 100 mila euro da pagare sul complesso in via Possidonea, ed insieme alla mazzetta mi ha imposto di fargli fare le forniture al “Centro Ceramiche”, mi ha detto di fargli fare l’impianto elettrico a Sartiano Domenico, mi ha detto di fargli fare ad “Innova Impianti” la parte dell’impianto di riscaldamento».
Eppure lui da imprenditore avrebbe scelto comunque di far realizzare gli impianti all’amico di infanzia conosciuto a 5 anni, che già a 14 anni aveva iniziato a fare l’elettricista e a 18 anni a fare i primi lavoretti in proprio. Berna spiega ai magistrati che è grazie al suo aiuto se l’amico ha conseguito la licenza media e che gli avrebbe affidato i lavori anche senza “sponsorizzazione” non solo per il legame d’infanzia ma soprattutto per la sua bravura nel lavoro. Così nel 2007, dopo avere subito la prima imposizione, Berna si rivolge a Sartiano per suggerirgli di lasciare perdere certa gente ed è a quel punto che l’elettricista gli avrebbe spiegato il meccanismo: «Quando quelli gli portano un lavoro e gli dicono: “io ti ho portato questo lavoro”, lui gli deve riconoscere in pratica una provvigione, cioè in pratica questi qua fanno la… quando gli impongono un lavoro quindi a un suo… ti portano un subappaltatore loro in pratica, loro su questi ci guadagnano, su questo subappaltatore, nel 99% dei casi, poi può capitare che qualcuno non gli dà niente ma nel 99% dei casi questi subappaltatori gli riconoscono in pratica… gli devono… se sono imposti, gli devono riconoscere…».
«Quando invece – prosegue l’esposizione di Berna – non viene imposto da nessuno, in pratica, questi non gli danno…», quindi se manca la “sponsorizzazione” della cosca viene meno la percentuale: «nei lavori che lui faceva per i fatti suoi, non gli dava mai niente».
Una “sponsorizzazione” che, nel caso di Sartiano, non sarebbe stata affatto necessaria, perché come ribadisce lo stesso imprenditore «il personale che aveva Sartiano è un personale tutto di altissima qualità» tanto che anche quando la ditta è stata sequestrata i Berna hanno stipulato il contratto con i curatori, perché il grado di soddisfazione era talmente alto che «nei cantieri che abbiamo fatto quando c’era Sartiano, per dire problemi di manutenzione non ne abbiamo mai avuti». (redazione@corrierecal.it)

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