di Alessia Truzzolillo
CATANZARO Una riunione con i magistrati del distretto di Catanzaro per ascoltarli e portare i problemi che ogni giorno si trovano a dover affrontare all’attenzione delle istituzioni. Questo lo scopo dell’incontro che l’Associazione nazionale magistrati ha organizzato mercoledì pomeriggio in un’aula della Corte d’Appello di Catanzaro. Emerge, tra gli altri, il caso Lamezia. «Ho parlato con dei giovani colleghi di Lamezia Terme – racconta Luca Poniz presidente nazionale dell’Anm – e mi sono state rappresentate le scoperture di organico in Procura, l’inadeguatezza del numero dei giudici per le indagini preliminari, la poca capacità del Tribunale di far fronte ai numeri che arrivano e conseguentemente i molteplici rinvii. Questa è un’emergenza, un’emergenza che non può essere superata solo con la supplenza che pacificamente fanno magistrati giovani e motivati. Ho avuto un magistrato in tirocinio a Milano che adesso è qui e i suoi racconti sono obiettivamente sbalorditivi sul numero di ore di lavoro e l’impegno che è richiesto soggettivamente. Credo che sia anche ingiusto».
«Quando avremo occasione di parlare con il ministro della Giustizia – perché il ministro deve essere informato e assumersi poi le responsabilità che gli competono – dobbiamo parlare di numeri, dobbiamo parlare di dotazioni e di mezzi», prosegue Poniz. La situazione riscontrata in Calabria, secondo il presidente dell’Anm «sconcerta ancora di più perché nella proposta di riforma del processo penale, il ministro ha ritenuto di aggiungere anche un pezzo per noi irricevibile di previsione di responsabilità dei magistrati per il mancato rispetto dei tempi processuali. Questa è una norma già in astratto irricevibile ma quando viene confrontata con realtà come quella calabrese diventa addirittura insultante. Noi inviteremo, per esempio, il ministro ad andare a sorpresa, in uno degli uffici dove i magistrati negli uffici di tutta la regione operano, per verificare in quali condizioni lavorano i magistrati e chiedersi se si tratti di aggiungere un pezzo di responsabilità disciplinare a quelle che già ci sono e presentare la responsabilità dei magistrati come una delle cause del mal funzionamento del sistema».
«Io credo – ha aggiunto Poniz – che essere qui ad ascoltare quello che i colleghi ci diranno sia per loro un segnale di attenzione che meritava di essere portato. A me piacerebbe andare ogni giorno ad ascoltare i colleghi sul territorio dello Stato perché questo non è l’unico sofferente. Sono stato di recente a Foggia e ci sono tante altre situazioni molto delicate. Sappiano che l’Associazione nazionale magistrati è con loro e cercheremo di farci carico di portare nelle sedi istituzionali dei segnali che non sono genericamente di protesta ma sono di responsabilità e consapevolezza delle difficoltà in cui si opera».
«Il risultato dell’azione dell’Anm – ha sostenuto il presidente nazionale – è mirato non solo alla salvaguardia del lavoro dei magistrati, ma anche dei cittadini, perché questo non è solo un problema dei magistrati, la nostra preoccupazione è che il problema si rifletta sulla vita dei cittadini che giudichiamo. Questa è la nostra angoscia. Non è una preoccupazione di autotutela, ma di funzionamento della giurisdizione e, quindi, di presidio dei diritti della legalità. Se non è chiaro questo, non c’è alcun discorso di ragionevolezza che può essere portato avanti».
(a.truzzolillo@corrierecal.it)
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