CATANZARO Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota: «È stata una nota stonata quella dell’Alb, l’associazione liutaria bisignanese sullo scandalo della sede pagata dalla Regione per oltre 63 mila euro all’anno. Innanzitutto, il sindacato CSA-Cisal, non avendone il minimo interesse, non ha mai espresso valutazioni sulla qualità dell’associazione musicale. Piuttosto, come dimostrato da anni di attività e dai recenti interventi sugli ex Centri regionali di Formazione Professionale (non solo Bisignano, ma anche Longobucco), si è sempre occupato delle attività dell’Ente regionale perseguendo l’interesse collettivo. Rinviamo al mittente le frasi offensive rivolte al sindacato che invece aveva citato l’associazione soltanto indirettamente perché il soggetto principale era un altro. Precisato questo, il presidente dell’associazione non ha fatto altro, con le sue affermazioni, che confermare i timori denunciati dal sindacato CSA-Cisal. Il presidente dell’Alb ha detto testualmente: “Del tutto legittima pertanto, sia sotto il profilo formale che nel merito, per l’attività svolta e la indiscussa competenza dei propri membri, è stata la richiesta di usufruire a titolo gratuito di soli due locali ubicati all’interno dell’immobile di proprietà della Curia, di cui la Regione era già da lungo tempo conduttrice”. Ecco, con questa frase l’associazione e “maldestri suggeritori” confessano l’incredibile noncuranza con cui si pensa di gestire i beni pubblici. L’associazione dei liuti pretende di mettere il bollino di legittimità ad una pratica amministrativa che non lo è mai stata volendo far passare il principio che ognuno si sente il migliore e quindi prende le cose pubbliche. Ci dispiace, ma non funziona così. Per assurdo domani chiunque può alzarsi e pretendere di avere in uso un bene pubblico, senza gare o procedure ad evidenza pubblica. È ovvio che non ci si può dimenticare che esistono procedure di legge da seguire, non si è a casa propria. La “legittimità” dell’associazione decade proprio perché l’immobile di Bisignano era già oggetto di locazione da parte della Regione, quindi non se ne poteva concedere l’utilizzo. Attenzione con gli equilibrismi sulle pratiche amministrative perché l’associazione stona di nuovo. Il decreto del direttore generale del dipartimento “Lavoro, Formazione e Politiche Sociali” n. 11092 del 10.10.2018, citato dall’associazione, non dava diritto ad alcun locale pagato dalla Regione all’Alb, né tanto meno alcuna prelazione futura. Ribadiamo che l’autorizzazione all’uso è arrivata con una nota interna dell’ex direttore generale del dipartimento “Lavoro, Formazione e Politiche Sociali” del 25 febbraio 2019. Una noticina interna come se la sede di Bisignano fosse di sua proprietà.
Poi lo stesso presidente cita di nuovo l’esistenza del “comodato d’uso”. Lo invitiamo, assieme all’ex direttore generale dell’epoca, a fornire questi documenti se ce l’hanno perché sono diventati un mistero. Così come, altro “buco lirico” è quello di richiamare la “determinazione della Giunta Regionale del 21 gennaio 2020”. Punto numero 1: la Giunta adotta deliberazioni, non determinazioni. Punto numero 2: la deliberazione del 2020 come giustifica la consegna dei locali avvenuta circa un anno prima? Qualcuno ci spieghi questa logica perché anche in questo caso siamo di fronte ad un mistero.
Ricordiamo che per fortuna il settore Economato ha rimesso ordine alla faccenda chiedendo la restituzione delle chiavi delle stanze della sede di Bisignano entro il 21 febbraio. Verificheremo che ciò avvenga senza ritardi. Il sindacato CSA-Cisal ha fatto risparmiare alla Calabria 63 mila euro all’anno per Bisignano ed oltre 30 mila per Longobucco di affitti inutili. Centomila euro che saranno messi a disposizione della collettività. Dopo che il giocattolino è stato “smascherato”, la cosa più sensata che avrebbe dovuto fare l’Alb sarebbe stato il religioso silenzio. Noi abbiamo aiutato la Regione Calabria a sventare lo spreco di soldi pubblici, mentre loro? Infine, il presidente dell’associazione ha ipotizzato che la soluzione prospettata dal sindacato fosse quella di “buttare il bambino con l’acqua sporca”. Ci dispiace, a noi piace l’acqua pulita e cristallina. Cosa ben diversa».
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