CATANZARO «Dimissioni in massa». E’ questa la “minaccia” che oltre 50 sindaci del Catanzarese, tra cui quelli di Catanzaro e Lamezia Terme, stanno lanciando per contestare la delibera con cui i commissari prefettizi straordinari dell’Asp di Catanzaro prospettano la soppressione di 35 delle attuali 60 postazioni di guardia medica sul territorio.
IL DOCUMENTO CONGIUNTO In un documento congiunto, i sindaci lamentando il rischio «dell’annullamento della continuità assistenziale in molti comuni che si trovano, di fatto, distanti anche quasi venti chilometri di strade tortuose, di montagna, e spesso impraticabili dalla postazione più vicina. Tale decisione appare ai più contra legem per alcuni fondati motivi: 1) mancanza di concertazione preventiva con l’assemblea dei sindaci; 2) violazione del Dpgr 94/2012 con esplicito riferimento all’allegato A che in modo inequivocabile assegna all’Asp di Catanzaro 50 postazioni di Guardia Medica a fronte delle 25 decretate attualmente dai vertici dell’Asp; 3) mancanza della contestuale riorganizzazione della rete ospedaliera e alla rete delle patologie complesse per garantire una idonea è opportuna copertura dei territori calabresi; 4) contrasto palese con il combinato disposto della legge “Realacci” e delle politiche governative (es. Strategia delle Aree Interne) che al contrario – sostegno i sindaci del Catanzarese – spingono per la riorganizzazione e l’aumento complessivo dei servizi nei comuni interni al fine di un efficace contrasto allo spopolamento, con l’aggravio di perdita di posti di lavoro per i sanitari che lavorano con abnegazione e tra mille difficoltà».
«MANCATA CONOSCENZA DEL TERRITORIO» Sulla base di queste considerazioni – si legge nel documento – «i sindaci della provincia di Catanzaro esprimono fortissimo dissenso rispetto a tale scelta scellerata chiedendo l’immediata revoca del provvedimento in questione. Al riguardo, pur chiarendo di non essere disposti a trattare sulla immediata revoca della delibera dell’Asp, forniscono fin da ora piena disponibilità per l’avvio di un percorso di collaborazione finalizzato al raggiungimento dei livelli minimi di assistenza previsti per legge. Crediamo – aggiungono – che i responsabili di tale delibera non conoscano minimamente il territorio da essi amministrato, e tutelato da leggi nazionali a difesa dei servizi, la legge Realacci. La decisione di chiudere le sedi di continuità assistenziali, che servono con efficienza i territori dei piccoli comuni, non farà altro che arrecare disagio ai cittadini. Chiediamo infatti ai commissari se abbiano mai percorso le disagiate e tortuose strade di collegamento tra i nostri comuni, in inverno rese impraticabili dalla nebbia e dalle intemperie. La popolazione dei nostri comuni è prettamente anziana che ha bisogno di un’assistenza presente e continua per risolvere le situazioni di emergenza. Secondo i piani dell’Asp questi interventi saranno dirottati a chilometri distanza, ma in realtà tutti gli interventi non faranno altro che affollare il Pronto Soccorso dell’ospedale di Catanzaro, dove già c’è una carenza di medici e infermieri che vanno avanti nel lavoro facendo tanti sacrifici”. Al centro della questione c è il diritto alla salute, garantito dalla Costituzione, e qui trasformato in mero e cinico calcolo contabile». I sindaci concludono: «Qualora questo percorso di smantellamento della sanità dovesse proseguire, non resterà altra scelta che rassegnare le dimissioni».
I SINDACI FIRMATARI DEL DOCUMENTO A firmare il documento sono, in particolare, i sindaci di Catanzaro, Lamezia Terme, Miglierina, Cicala, Serrastretta, Gimigliano, Vallefiorita, Carlopoli, Cardinale, Gizzeria, Jacurso, Taverna, Zagarise, Pentone, Martirano Lombardo, Albi, Magisano, Sorbo San Basile, Fossato Serralta, Sersale, Montepaone, Chiaravalle, Platania, San Mango d’ Aquino, San Pietro Apostolo, Settingiano, Pianopoli, Andali, Girifalco, Motta Santa Lucia, Cenadi, Cerva, Stalettì, Borgia, Tiriolo, Marcedusa, Soveria Mannelli, Sant’Andrea Jonio, San Floro, Palermiti, Amaroni, Torre di Ruggero, Gasperina, Feroleto Antico, Marcellinara, Soveria Simeri, Martirano, Olivadi, Sellia Marina, Caraffa di Catanzaro, Nocera Terinese, Isca, Guardavalle, Cortale.
I PARLAMENTARI M5S: «DELIBERA DA RITIRARE» Anche «I parlamentari del M5S Bianca Laura Granato, Giuseppe d’Ippolito e Paolo Parentela sono intervenuti con atto formale indirizzato alla commissione straordinaria dell’Asp di Catanzaro e ai commissari alla Sanità calabrese contro la riduzione dei servizi di Continuità assistenziale nel Catanzarese». Lo riferisce un comunicato del M5s.
«Chiediamo – affermano Granato, d’Ippolito e Parentela – di ritirare immediatamente la delibera aziendale che ha dimezzato il numero delle postazioni dell’ex Guardia medica e invitiamo la struttura commissariale del governo a convocare subito uno specifico Tavolo con i sindaci dei comuni interessati e i richiedenti parlamentari della Repubblica. Con propria deliberazione, la Commissione straordinaria dell’Asp di Catanzaro ha diminuito a 25 le postazioni di Continuità assistenziale del territorio, sul presupposto dell’asserita incongruenza tra le disposizioni di cui alla deliberazione di giunta regionale n. 580/2006 e le disposizioni di cui al decreto del presidente della Regione Calabria n. 94/2012, che è atto commissariale. Nella deliberazione, che contestiamo senza mezzi termini, si osserva inoltre che ‘non appaiono tangibili le modalità di finanziamento cui riferirsi per poter derogare dal rapporto ottimale fissato’. È pacifico quanto ovvio – sostengono i 5 Stelle – che le disposizioni di cui al decreto presidenziale n. 94/2012 sostituiscono quelle di cui alla deliberazione di giunta regionale n. 580/2006. Pertanto non si pone alcun dubbio interpretativo. In quanto al finanziamento per le postazioni di Continuità assistenziale, è scontato che si debba provvedere con oneri a carico del bilancio assegnato all’Asp di Catanzaro».
«Alla luce di quanto qui precisato – è detto ancora nel comunicato dei parlamentari M5s – la deliberazione aziendale cui ci opponiamo va rivista con immediatezza nel rispetto delle disposizioni di cui al Dpgr (CA) n. 94/2012, il quale, alla luce della complessiva riorganizzazione dell’assistenza territoriale riassunta nella deliberazione medesima, necessita, per eventuale modifica al fine di mantenere i servizi di Continuità assistenziale già da tempo presenti sul territorio e indispensabili per le relative comunità, di un confronto inderogabile con i sindaci dei Comuni interessati, che sono pronti a dimettersi in massa. Ora, chi vuole mandare a elezioni anticipate decine di Comuni, deve assumersene ogni responsabilità».
FURGIUELE: «BASTA ABUSARE DELLA PAZIENZA DELLE PERSONE» «E’ gravissimo quanto denunciato da numerosi sindaci della provincia in merito ad una delibera del 13 febbraio scorso con la quale i Commissari nominati ai vertici dell’Asp di Catanzaro andrebbero a sopprimere i due terzi delle postazioni di Guardia medica ricadenti nel territorio degli 80 comuni su cui l’azienda sanitaria ha competenza. Gravissimo e irriguardoso per le nostre popolazioni». E’ quanto sostiene, in una nota, il deputato della Lega Domenico Furgiuele.
«L’eventuale soppressione di oltre 30 postazioni di guardia medica distribuite nella provincia – continua – sarebbe un gesto di inaudita violenza burocratica perpetrata ai danni di un
territorio già fortemente provato da un’organizzazione sanitaria tutt’altro che efficiente. Se questo intento vergognoso, e sottolineo l’aggettivo vergognoso, non sarà immediatamente
ritirato, sarà mio dovere renderlo oggetto di una serie di atti parlamentari volti a sensibilizzare il Governo, il Ministro della Salute e le istituzioni competenti su quella che sembra
una provocazione inaccettabile».
Nella nota, il deputato del Carroccio lancia un appello ai commissari ed al commissario ad acta per il rientro dal debito sanitario calabrese, Saverio Cotticelli: «Deludente nel modo di trattare le emergenze afferenti al diritto sacrosanto alla salute e non servirà giustificare da parte loro l’intendimento di volere sopprimere presidi sanitari preziosi per il territorio, come le guardie mediche, con atteggiamenti dalegulei e burocrati senza sensibilità, ma soprattutto senza nessuna aderenza ai bisogni del territorio».
«Adesso, basta scherzare con la pazienza delle persone – chiosa Furgiuele – altrimenti sarà ribellione democratica».
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