CATANZARO Di certo la proroga avrà un’inattaccabile motivazione burocratica. Nel cambio della guardia ai piani alti della Cittadella, con l’addio al governatore Oliverio e l’insediamento della presidente Santelli, restano comunque passaggi da completare e una continuità amministrativa da garantire.
Un conto è il presidente, un conto il dipartimento Presidenza. E il dipartimento ha (ri)nominato Simone Veronese «quale componente presso la struttura assimilata alla struttura ausiliaria supporto alle funzioni amministrative della Presidenza». I lettori calabresi lo conoscono meglio come “il prof di ginnastica”: ha seguito quasi tutta la parabola amministrativa della vecchia giunta regionale e, stando a un documento apparso questa mattina nei sistemi informatici della Cittadella regionale, vedrà l’alba della nuova era. Chiariamo: non è un inciucio e neppure sarà un’anomalia. Fa un po’ specie però, vedere la nomina di uno dei più stretti collaboratori di Mario Oliverio con la data del 20 febbraio 2020, quasi un mese dopo le elezioni regionali e quando ormai – tra Catanzaro e Roma – Jole Santelli ha annunciato due assessori e iniziato una serie di incontri istituzionali. Paradossi della burocrazia, insomma. Che resteranno in piedi fino alle nomine dei direttori generali, altri tasselli da riempire – previe estenuanti trattative – per la nuova squadra di governo. L’attuale dg Fortunato Varone ha scelto di avvalersi dei servigi del “prof” il 28 gennaio scorso, due giorni dopo le Regionali.
Veronese rimarrà (potenzialmente fino al 31 agosto, data nella quale scade il “comando” del prof di ginnastica dalla propria scuola) nel posto che occupa dal 16 ottobre 2019, quando fu chiamato dal dg del dipartimento Presidenza «per esigenze della propria struttura ausiliaria». Così il collaboratore di Oliverio “sopravvivrà” al proprio sponsor politico.
LA NOMINA DI MORRONE Non è l’unica nomina di oggi: la seconda riguarda il consiglio regionale, dove il dipendente Gerardo Sena ha ottenuto il nulla osta per la proroga «temporanea» nella struttura del presidente della Commissione di vigilanza Ennio Morrone. Giusto una notazione: la Commissione è ferma da tempo (l’ultima riunione è del 10 dicembre) e Morrone (Ennio) non è più consigliere. Certo, il testimone è passato al figlio Luca, eletto in Fratelli d’Italia. Ma questa è politica, la burocrazia è tutta un’altra storia. E, visto che il nuovo consiglio regionale non si è ancora insediato, consente a Morrone di chiedere la proroga del comando del dipendente regionale il 31 gennaio 2020, cinque giorni dopo le elezioni alle quali non si è candidato (tra l’altro con decorrenza dal 15 gennaio, «per un mero disguido»). Per quanto tempo? Dodici mesi, «salvo revoca anticipata della nomina o cessazione per qualsiasi causa della carica di Presidente della Commissione vigilanza o di consigliere di Giuseppe Morrone». Nei fatti, Morrone non è più consigliere dal 26 gennaio e la commissione non si riunisce dal 10 dicembre 2019. Formalmente, però, può ancora scegliere personale per curare gli affari di un organismo sospeso. Che attende di essere riformato dal nuovo consiglio. Sono i super poteri della burocrazia. (ppp)
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