VILLA SAN GIOVANNI Questa mattina si è insediata la Commissione d’accesso ai sensi dell’articolo 143 del Tuel che verificherà l’eventuale presenza di infiltrazioni mafiose o condizionamenti sul comune del Reggino.
Così ha disposto il Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese sulla base degli atti d’indagine relativi all’operazione “Cenide” dello scorso dicembre (ve ne avevamo parlato qui) che hanno interessato anche l’amministrazione di Villa San Giovanni. Al centro delle indagini, Francesco Morabito, che – nelle parole degli inquirenti «faceva il bello e il cattivo tempo all’interno dell’ufficio tecnico del Comune».
E così, la palla passa ora al prefetto di Reggio, Massimo Mariani, che proprio su delega del Viminale è chiamato a verificare gli atti dell’amministrazione. Suo malgrado, il Comune non è nuovo a questo tipo di attività. Già nel 2018 era stato interessato da un altro accertamento che però aveva dato esito negativo circa l’eventuale presenza di condizionamenti mafiosi sulle attività amministrative.
Tuttavia, l’operazione citata ha coinvolto direttamente anche il sindaco di Villa San Giovanni, Giovanni Siclari, oggi sospeso e raggiunto dalla misura cautelare – per come riformata – del divieto di dimora nel “suo” Comune.
La commissione è composta da: Dott. Emilio Saverio Buda (Dirigente Area 1, dir. seconda fascia presso la Prefettura di Reggio Calabria ), Rag. Francesco Picone, Funzionario Informatico presso la Prefettura di Reggio Calabria), Magg. Marco Vatore, Comandante del Nucleo investigativo Reparto operativo dei Carabinieri di Reggio Calabria.
RICHIHI: «SIAMO SERENI» offriremo alla commissione d’accesso tutta la collaborazione ed il supporto possibile per il completamento dell’accesso ispettivo. Adesso, come prima, dobbiamo continuare a dimostrare trasparenza, buon senso e volontà di operare nell’esclusivo interesse della città». Lo afferma, in una nota, il Sindaco facente funzioni di Villa San Giovanni, Maria Grazia Richichi, dopo l’insediamento della commissione prefettizia che dovrà valutare la presenza di infiltrazioni mafiose nell’attività dell’ente. «Confidiamo – dice – nel lavoro della commissione d’indagine, come peraltro già avvenuto nella precedente occasione».
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