di Fabio Papalia
REGGIO CALABRIA Se il ricorso n. 1 è stato quello proposto dal Comune di Riace contro il provvedimento del Ministero dell’Interno di revoca dei benefici dello Sprar, il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, il picco elevatissimo, il più alto degli ultimi 10 anni, si registra in materia di sicurezza pubblica, con 54 su 148 ricorsi contro le ormai sempre più frequenti informative interdittivie antimafia. Nonostante ciò il Tar di Reggio Calabria segna ben due record: con un tempo medio di definizione della fase cautelare di 29 giorni dalla data di deposito del ricorso, la sezione staccata di Reggio Calabria del Tribunale amministrativo regionale della Calabria si attesta al secondo posto dopo il Tar di Trento con 26 giorni. In materia di appalti pubblici, un altro record sui tempi di risposta: in media 19 giorni per la definizione del giudizio cautelare, il più basso anche stavolta dopo la sede di Trento.
Al via oggi l’anno giudiziario al Tar di Reggio Calabria. La cerimonia presieduta da Caterina Criscenti, da quasi tre anni al vertice della sede staccata di Reggio Calabria. L’aumento numerico e la maggiore complessità del contenzioso del Tar di Reggio Calabria non ne ha rallentato l’attività, che ha visto un miglioramento della complessiva efficacia dell’azione giurisdizionale. Si può sintetizzare così la relazione del presidente Criscenti. Nel 2019 sono stati presentati 759 ricorsi, 106 in più rispetto all’anno precedente. Aumentano le istanze cautelari, che rappresentano oltre il 40% dei ricorsi presentati. Il collegio ha adottato 198 ordinanze cautelari. Ad oggi, dei 759 nuovi ricorsi, 226 sono stati già esaminati e definiti. Dunque il 30% circa dei ricorsi proposti lo scorso anno ha avuto immediatamente una risposta cautelare o una definizione nel merito.
Nel 2019 sono state pubblicate 632 sentenze, di cui 93 rese in esito alle udienze straordinarie fissate per lo smaltimento dell’arretrato e 52 nella forma della sentenza breve. Ammonta a 487 il numero dei decreti decisori, con un calo significativo dell’arretrato, ridotto del 19,44% rispetto allo scorso anno. Al 31 dicembre scorso i ricorsi pendenti sono 1430 contro i 1775 del 2018.
In generale i giudizi presentati nel 2019 hanno riguardato le materie più varie, dall’edilizia e urbanistica (110) al pubblico impiego (54), dalle ottemperanze (233) alle controversie su autorizzazioni e concessioni (56).
Non solo interdittive antimafia, numerosi anche i ricorsi in materia di armi, di revoca della patente di guida, di avviso orale, di daspo e anche avverso provvedimenti di ammonimento per stalking. Stabile il numero dei ricorsi in materia di appalti pubblici, 25 nel 2019, uno in più del 2018.
La relazione del presidente si è conclusa con il ricordo della figura di Vittorio Bachelet, di cui ricorre il 40° anniversario della morte. Fu professore di diritto amministrativo e vice presidente del Csm, «esempio di uomo mite e laborioso, dotato di un elevato senso della giustizia e della solidarietà» che «aveva a cuore tanto l’attività delle amministrazioni pubbliche, quanto il prestigio e l’autonomia della magistratura».
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