La geografia del potere della finanza italiana sta cambiando. Con Intesa Sanpaolo che punta a conquistare Ubi Banca (qui i dettagli della proposta), i rapporti di forza sono destinati a mutare profondamente. Dietro questa mutazione c’è (anche) il lavoro di un banchiere calabrese. Giovane e molto stimato, Francesco Canzonieri è uno dei manager chiave nell’accordo che ha causato un terremoto nel mondo della finanza italiana. Nato 41 anni fa, Canzonieri lavora per Mediobanca, partner di Intesa nel tentativo di scalata. E proprio da Carlo Messina, leader del gruppo che tenta l’acquisizione, Canzonieri è stato ringraziato pubblicamente nei giorni scorsi.
«Negli ultimi anni – racconta Milano Finanza – la rivalità del passato (tra Intesa e Mediobanca, ndr) si è trasformata in una fruttuosa collaborazione, complice l’avvicinamento dei rispettivi ceo». Il legame è incarnato proprio da Francesco Canzonieri, che ha lavorato a quasi tutte le operazioni straordinarie di Intesa Sanpaolo. Il banker di origini reggine si è laureato in Economia e Finanza alla Bocconi di Milano per poi iniziare la carriera a Londra. Tre anni in Goldman Sachs, poi dieci anni a Barclays. Mediobanca lo ha assunto nel 2014. In Piazzetta Cuccia il banker ha bruciato le tappe fino a diventare global co-head of Cib e country head per l’Italia. «Dalla sua scrivania – è sempre il profilo che ne traccia il quotidiano economico – sono passate alcune delle operazioni principali a cui Mediobanca ha lavorato in questi ultimi anni, a partire proprio dai deal con Intesa Sanpaolo». Ultima arrivata l’ops su Ubi Banca. Proprio martedì 18 Messina ha voluto ringraziarlo per il ruolo giocato nel deal con Ubi: «Se mi chiedete se è meglio Banca Imi di Mediobanca non ho dubbi, meglio Imi, ma ho stima della persona Canzonieri», ha tagliato corto il ceo di Intesa. I quotidiani economici lo descrivono come un manager dal temperamento “focoso” (il Sole 24 Ore avanza un paragone con Rino Gattuso), poco avvezzo alle trattative “cardinalizia” che caratterizzano i big del settore: «Modi spicci, poco spazio alle formalità e alla diplomazia, orari di lavoro imprevedibili».
I NUMERI DELL’ACCORDO Per tornare alla scalata, il Sole 24 Ore, spiega che Intesa Sanpaolo offrirà 17 azioni del nuovo gruppo ogni 10 azioni di Ubi, valorizzando quest’ultima 4,9 miliardi: la cifra corrisponde a un premio del 28% sui valori di venerdì 14 febbraio, prima del balzo con cui Piazza Affari ha salutato il piano di Victor Massiah. Secondo quanto si è appreso, la scelta di Messina e del cda di Intesa è caduta su Ubi, una delle banche più prossime al colosso milanese, non solo per l’affinità identitaria ma anche per la qualità della gestione e l’attenzione per i temi della sostenibilità.
IL SETTIMO GRUPPO D’EUROPA L’operazione, nei piani, dovrebbe consentire di creare il settimo gruppo bancario in Europa per attivi, in grado di realizzare utili consolidati stimati a oltre 6 miliardi nel 2022. Previste sinergie derivanti dall’aggregazione e stimate a regime in circa 730 milioni ante imposte per anno, con costi di integrazione una tantum stimati complessivamente in 1,27 miliardi.
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