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Imprenditore calabrese fa causa a Groupon, le merci vendute non sarebbero mai state pagate

Tra i due era stato sottoscritto un contratto per la fornitura di oltre 6mila pezzi per un valore commerciale di oltre 100mila euro

Pubblicato il: 23/02/2020 – 10:57
Imprenditore calabrese fa causa a Groupon, le merci vendute non sarebbero mai state pagate

COSENZA La firma in calce ad un contratto con la carta intestata del colosso mondiale del commercio online Groupon, la soddisfazione di aver portato a casa una commessa commerciale di quelle importanti, ma che a distanza di qualche mese si è trasformata in una vicenda finita a carte bollate depositate in tribunale. È la storia di un imprenditore cosentino che ha affidato ai suoi legali una vicenda che a somme tirate ha portato più di costi che profitti. L’imprenditore cosentino, infatti, nel mese di ottobre aveva sottoscritto con Groupon una commessa con la quale forniva una cospicua quantità di pezzi per la vendita web, salvo comunicazione preventiva di chiusura per esaurimento merci, dal valore commerciale 140.000, 00 euro. Una foto con la descrizione del prodotto, il costo di fianco al tasto acquista completavano il resto e dava inizio alle vendite. «Il prodotto rimaneva effettivamente in vendita fino al 2 dicembre, data in cui si comunicava a Groupon l’esaurimento scorte – scrive nelle more difensive l’imprenditore –. Non avendo ricevuto alcuna comunicazione da Groupon, nel mese di gennaio 2020 chiedevo alla società il saldo dei pezzi effettivamente venduti e consegnato ai clienti finali». E qui sarebbero cominciati i problemi. Il colosso dell’e-commerce non avrebbe fornito nessuna risposta e solo nel mese di gennaio, dopo diverse sollecitazioni si sarebbe palesata spiegando che:«Non era possibile procedere al pagamento del corrispettivo in quanto i clienti finali erano stati rimborsati – ricorda l’imprenditore –. Tale rimborso, effettuato per come asserisce Groupon ad una totalità indistinta 6142 clienti circa, sarebbe dovuto al fatto che la società avrebbe ricevuto numerose richieste di rimborso a causa della non conformità – casistica denominata “poor quality” del prodotto rispetto all’offerta pubblicata on-line».
Groupon dunque dice di non aver incassato, ma nel frattempo dei difetti di qualità delle merci messi in vendita per tramite dell’imprenditore calabrese non ne fa nessuna menzione finché è lo stesso che batte cassa. «Mi preme precisare – aggiunge – che nel mese in cui il prodotto è stato venduto, il prodotto è andato online – dunque abilitando le vendite – sul sito di Groupon ad inizio novembre dello scorso anno senza che Groupon chiedesse l’invio di un campione che, al contrario, veniva richiesto solo nei giorni immediatamente successivi. Groupon riceveva il campione di merce e non esprimeva alcuna rimostranza relativa ad eventuali divergenze tra il prodotto pubblicizzato e quello effettivo. Lo stesso giorno Groupon si limitava a chiedere solo una foto di presentazione del prodotto che effettivamente riceveva. Tuttavia del prodotto online, anche a seguito del ricevimento del campione e della foto, Groupon non ritirava mai il prodotto dalla vendita ne tanto meno riteneva di dovere modificare la foto di presentazione online che rimaneva quella originaria». Dalla ricostruzione dei fatti depositata in tribunale, evincerebbe come soltanto il 27 di novembre Groupon si sarebbe lamentata di 79 prodotti per scarsa qualità, ma tutto questo non avrebbe impedito la vendita dei pezzi di cui si chiese anche un aumento dei costi, cosa che non si concretizza perché il 2 di dicembre le scorte disponibili al calabrese sono esaurite.
I PAGAMENTI Groupon assume di avere rimborsato la totalità dei clienti. Per quanto ad oggi conosciuto, di 329 ordini segnalati di cui solo 79 sono le segnalazioni per  scarsa qualità. 79 reclami su oltre 6mila ordini effettuati. «Nonostante numerosi solleciti, Groupon non ha mai inteso dare evidenza e riscontro dei rimborsi effettuati ai clienti, limitandosi esclusivamente a dire che, atteso l’avvenuto rimborso dei clienti, la società Groupon non dovrebbe corrispondere alcunché all’azienda del sottoscritto» spiega il fornitore. Nelle more del contratto, l’imprenditore calabrese, asserisce che non fosse prevista nessuna possibilità di rimborsare i clienti in modo arbitrario da parte di Groupon se non in tre casi e cioè: un danneggiamento durante il trasporto, una merce sbagliata o se risultassero mancanti alcune parti. «In considerazione di ciò, è palese che Groupon avrebbe dovuto esclusivamente comunicarmi la problematica – dice il venditore calabrese – chiedendo di essere “manlevata, tenuta indenne da tali problematiche”. Invece Groupon asserisce di avere unilateralmente rimborsato tutti i clienti (si badi bene anche quelli che evidentemente non hanno fatto alcun reclamo) e trattiene il prezzo della merce acquistata senza fornire né evidenza dei rimborsi né della restituzione della merce. In considerazione di ciò attualmente la mia società si ritrova senza la merce, presumibilmente venduta o comunque mai ritirata dai Clienti finali e senza il pagamento della merce, trattenuto da Groupon per come ammesso dalle loro stesse comunicazioni per un importo di euro 112.000,00 euro circa. Groupon ha, ad oggi, bloccato ogni pagamento dovuto alla mia società, anche in relazione a merce già venduta, fatturata e mai contestata da Groupon. Dalle comunicazioni intercorse, la mia società diffidava la società Groupon al pagamento di euro 257.222, 05. Di questi importi, se si escludono i circa 112.000, 00 euro relativi alla merce che Groupon asserisce di avere rimborsato, vi sono circa 20.000, 00 euro di merce fatturata prima del periodo relativo alla problematica, e ben altri 103.000, 00 euro circa di merce diversa e venduta nello stesso periodo di ottobre 2019 e gennaio 2020». Una vicenda ingarbugliata sia sotto il profilo contrattuale che processuale in quanto per avere il riconoscimento giudiziale della somma, di adire un Tribunale Svizzero, con costi assolutamente insostenibili per aziende italiane. (mi.pr.)

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