REGGIO CALABRIA La cosca Gallico di Palmi non poteva sopportare che la roccaforte della famiglia, la villa posta nel cuore della città, ospitasse il Commissariato di Polizia. È quanto emerge dall’operazione Eyphemos, condotta dalla Polizia di Stato contro la ‘ndrangheta di Sant’Eufemia, dipendente dalla famiglia Alvaro di Sinopoli. Secondo l’accusa Francesco Romeo e Domenico Restuccia avrebbero chiesto aiuto a Giuseppe Speranza per il reperimento di materiale esplosivo e la realizzazione di un potente ordigno da utilizzare per distruggere, quale atto dimostrativo di forza, la villa simbolo della famiglia mafiosa di Palmi che lo Stato aveva sottoposto a confisca, sottraendone la disponibilità alla ‘ndrangheta.
Nel dar conto dell’attentato l’indagine ha svelato anche i rapporti di alleanza tra la cosca di Sant’Eufemia d’Aspromonte e quella di Palmi. Quest’ultima avrebbe commissionato alla prima la realizzazione di una bomba per distruggere l’immobile in via Concordato, che il 12 settembre 2018 è stata liberata dagli ultimi occupanti, avvisati dello sgombero con 10 giorni di anticipo, per lasciare spazio agli uffici del Commissariato di Pubblica Sicurezza, che fu inaugurato dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini.
L’attentato avrebbe dovuto essere eseguito il 7 settembre 2018. Gli investigatori hanno scoperto che l’esplosivo è stato pagato 2 mila euro e che era stato programmato di usare anche bombole di gas per aumentare gli effetti distruttivi. Speranza, sempre secondo l’ipotesi accusatoria, si sarebbe avvalso di Carmelo Castagnella, detentore di materiale esplodente e costruttore di ordigni esplosivi, per la realizzazione dell’ordigno. Gli inquirenti ignorano, invece, perché poi non sia stato eseguito l’attentato dinamitardo. (fp)
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