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Le mani del clan Alvaro nelle Marche, arrestati tre imprenditori e un broker

Tre persone sono finite in manette sugli sviluppi di una operazione dei Ros. Uno degli arrestati è un presunto elemento della cosca di Sinopoli. Sequestrati dai carabinieri beni per 1,5 milioni di …

Pubblicato il: 25/02/2020 – 7:34
Le mani del clan Alvaro nelle Marche, arrestati tre imprenditori e un broker

ANCONA Nelle prime ore di questa mattina, i Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale, coadiuvati da quelli dei Comandi provinciali di Ancona, Perugia e Reggio Calabria, hanno dato esecuzione a un fermo di indiziato di delitto, disposto dalla Procura Distrettuale Antimafia di Ancona, nei confronti di tre professionisti marchigiani (due imprenditori e un broker finanziario) e di un imprenditore calabrese ritenuto elemento di spicco della cosca ‘ndranghestista degli Alvaro di Sinopoli (Reggio Calabria), per riciclaggio e autoriciclaggio commessi con l’aggravante mafiosa.
Contestualmente alla misura precautelare, è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo di alcuni beni immobili in territorio marchigiano per un valore complessivo di 1,5 milioni di euro. Eseguite anche numerose perquisizioni nei confronti di altri tre indagati, nonché di soggetti e società dislocati in altre regioni del territorio nazionale e all’estero, emersi nel corso delle attività d’indagine. L’intervento odierno scaturisce dagli esiti dell’indagine “Open Fiber”, avviata dal Ros dei Carabinieri nel gennaio 2018 a seguito di alcune segnalazioni per operazioni sospette, pervenute dall’Uif della Banca d’Italia. Operazioni per le quali sono stati accertati stabili rapporti economici tra l’imprenditore calabrese e i professionisti marchigiani destinatari del provvedimento di fermo di indiziato di delitto. Le indagini hanno documentato un complesso meccanismo di triangolazioni finanziarie tra Italia, Inghilterra e Svizzera, che ha coinvolto altri professionisti indagati ma non destinatari del provvedimento di fermo -, mediante il quale cospicue somme di denaro riconducibili all’organizzazione criminale sono state riciclate, tramite l’imprenditore calabrese, attraverso l’acquisto dei beni immobili sottoposti a sequestro preventivo. Nel contesto delle indagini, vi è stato un costante e puntuale coordinamento della Procura Nazionale Antimafia, dato che lo stesso imprenditore calabrese risultava coinvolto in un’inchiesta sulla medesima cosca degli Alvaro, condotta dalla Procura Distrettuale di Reggio Calabria.
OPEN FIBER: «ESTRANEI ALLA VICENDA» La società di telecomunicazioni “Open Fiber”, come precisato dagli organi inquirenti nel corso della conferenza stampa tenutasi questa mattina presso la Procura di Ancona, è totalmente estranea all’indagine denominata proprio “Open Fiber” condotta dalla Direzione distrettuale Antimafia della città marchigiana”. Lo scrive in una nota l’azienda a proposito dell’operazione dei carabinieri del Ros, coadiuvati da quelli dei Comandi provinciali di Ancona, Perugia e Reggio Calabria, che hanno eseguito quattro fermi di indiziato di delitto nei confronti di tre professionisti marchigiani (due imprenditori e un broker finanziario) e di un imprenditore calabrese ritenuto elemento di spicco della cosca ‘ndranghetista degli Alvaro di Sinopoli (Reggio Calabria), per riciclaggio e autoriciclaggio commessi con l’aggravante mafiosa.
«La stessa inchiesta culminata nell’emissione di alcune misure cautelari – prosegue l’azienda – è del resto, sempre secondo quanto diramato dagli investigatori, su fattispecie di reato non correlate alla realizzazione di infrastrutture in fibra ottica».

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