di Pablo Petrasso
REGGIO CALABRIA Antonino Creazzo, fratello di Domenico, primo consigliere regionale non ancora insediato e già arrestato, è uno spin doctor d’eccellenza. Qualche mese prima che si voti per le Regionali sa già quanti voti arriveranno per il suo candidato a Sant’Eufemia d’Aspromonte. Lo spiega al telefono, mentre i magistrati della Dda di Reggio Calabria ascoltano tutto. Crede che arriveranno «circa 700 voti, ma puntava a riscuoterne 800-900». Alla fine i consensi per il sindaco in carica saranno 776. È un trionfo per lui e per Fratelli d’Italia, che nel piccolo centro del Reggino raggiunge un sontuoso 47,48%. Roba di cui vantarsi nei commenti post voto, se non fosse che l’antimafia reggina considera il risultato figlio di un patto inconfessabile con il potente clan Alvaro. Tracce dell’accordo per il quale Creazzo è finito ai domiciliari si trovano anche nelle urne di Sinopoli. La “capitale” degli Alvaro tributa al presunto candidato della cosca 233 preferenze e a Fdi il 37,5%.
Il trasformismo, in questo lembo di Calabria, viene premiato. Nel 2014 Creazzo figurava nella lista Democratici progressisti, in teoria un po’ più a sinistra del Pd; cinque anni e qualche mese dopo ha riscoperto una vena destrorsa. L’elettorato, però, non solo lo segue ma cresce. E lo porta a vincere la sfida con Giuseppe Neri – passato anche lui da Dp a Fdi. Per Creazzo è un trionfo: passa dai 3.692 voti del 2014 agli 8.033 del 2020. Si mette così alle spalle il “collega” di partito, che pure accresce le proprie preferenze (Neri ne totalizza 7.388 lo scorso 26 gennaio, contro le 5mila del 2014).
LA PREVISIONE: «7MILA VOTI» La corsa al voto è dura e mai immune da veleni. Così Antonino Creazzo prova a ricondurre – nelle conversazioni captate dagli inquirenti – i risultati lusinghieri dell’avversario e compagno di partito a patti con i «più importanti casati di ‘ndrangheta» e alla «promessa di ottenere, in cambio del consenso elettorale, sentenze favorevoli».
In realtà, per gli inquirenti, è accertato che quel sostegno sia andato a Creazzo. E un pezzo dei consensi andrebbe ascritto al clan Alvaro. Uno dei suoi esponenti, Domenico, pianifica la strategia elettorale del sindaco di Sant’Eufemia assieme allo “spin doctor” Antonino. E ne mutua le capacità. Davanti alla notizia che Creazzo sarebbe riuscito a sottrarre a Neri molti voti nella zona jonica reggina, Alvaro spiega che «se la situazione si fosse verificata, Domenico Creazzo avrebbe conseguito un totale di 7mila voti». Si sbaglia: ne arriveranno mille in più.
LE INFORMAZIONI RISERVATE SU SCOPELLITI&CO Anche – sostengono gli inquirenti – per il sostegno “offerto” dall’«intero gruppo politico che faceva riferimento all’ex governatore Scopelliti». Un sostegno non esattamente spontaneo, stando a quanto spiega Antonino Creazzo. Secondo il racconto, la ragione dell’aiutino risiederebbe nel fatto «che Domenico Creazzo disponesse di dati e documenti che, ove resi pubblici, avrebbero fortemente danneggiato sotto il profilo giudiziario Scopelliti e i suoi più fidati collaboratori, creando problematiche di natura giudiziaria». Si sarebbe trattato «di informazioni segrete e riservate, il cui mancato “uso” era funzionale ad ottenere il sostegno elettorale». Creazzo avrebbe dunque utilizzato il proprio status di ex militare per convincere la fazione scopellitiana a dargli una mano.
LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO REGIONALE Quello che per gli inquirenti è un «progetto politico-mafioso» partito da lontano, sembra anche avere uno sbocco preordinato. Antonino Creazzo prefigura, nel novembre 2019, lo scenario elettorale che si materializzarà il 26 gennaio 2020. Lo racconta a Cosimo Alvaro, membro del potente clan di Sinopoli. Le liste sono ancora in via di definizione, ma il fratello del futuro consigliere regionale immagina che «Fratelli d’Italia prende più di Forza Italia, assai di più. Fratelli d’Italia ne prende due, noi siamo già consiglieri regionali, noi dobbiamo insistere per arrivare primi. Perché primi…». «Per l’assessorato», risponde Alvaro. «No, perché dobbiamo fare il presidente del Consiglio», risponde Creazzo. La strategia politica è studiata bene, tant’è che il consigliere eletto in Fratelli d’Italia era, fino a martedì mattina, in pole position per lo scranno più alto di Palazzo Campanella. Inevitabile, dopo aver vinto il confronto con Neri e raddoppiato i voti rispetto al 2014. È un attimo: ci si “siede” al tavolo con la ‘ndrangheta e si rischia di finire in cima all’assemblea legislativa regionale. Certi patti col diavolo, però, alla fine si pagano.
FRATELLI (COLTELLI) D’ITALIA Riguardo al rapporto tra i due “sfidanti” per un posto al sole nella lista di Fdi, gli inquirenti lo raccontano attraverso una telefonata intercettata il 2 dicembre 2019. Nel colloqui, Antonino Creazzo spiega che Giuseppe Neri aveva avuto un incontro con suo fratello nel Comune di Sant’Eufemia e «aveva tentato di convincerlo a non presentarsi alle elezioni regionali, ma senza esito». Neri – che non è indagato in questa inchiesta – stando alla sintesi di Antonino, «aveva fatto capire al fratello Domenico (quasi fosse un avvertimento) che conosceva i “posti” dove il suo avversario politico si era portato per chiedere voti, alludendo al sostegno elettorale che gli stava assicurando la famiglia mafiosa Alvaro». Seccata la risposta: Creazzo aveva spiegato che «anche lui sapeva che la fazione avversa e quindi il Neri si era rivolto a Carmelo Vincenzo Laurendi, per ottenere voti a Bagnara Calabra». Il commento dei magistrati della Dda non è tenero. Per loro «entrambi i politici avevano interlocuzioni con differenti famiglie di ‘ndrangheta – di cui erano a conoscenza reciprocamente – con la finalità di reperire voti». (p.petrasso@corrierecal.it)
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